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Ucraina, il Nunzio a Kiev: «Con la Toscana tanti legami di amicizia»
Mons. Visvaldas Kulbokas, Nunzio apostolico a Kiev è originario della Lituania. Il collegamento con la nostra regione risale al tempo dei suoi studi alla Pontificia università della Santa Croce a Roma: durante quegli anni ha prestato servizio nella parrocchia di Sesto Fiorentino. Quando lo abbiamo contattato stava andando a Mariupol
«Sono pronto ad andare nella città che porta il nome di Maria, Mariupol. So bene che pur andandovi a nome di Papa Francesco, ci sono tanti rischi. Ma in fin dei conti la vocazione di ciascuno è fare la nostra parte». A parlare è il nunzio apostolico in Ucraina mons. Visvaldas Kulbokas. Quando lo abbiamo contattato, lunedì scorso, stava proprio per spostarsi dalla capitale verso uno dei fronti più esposti ai bambardamenti dell’esercito di Putin. Ma in questo momento anche la nunziatura a Kiev si trova sotto il rischio delle bombe: la città è infatti tra le città più bersagliate dagli attacchi russi.
Mons. Kulbokas è però rimasto lì, vicino alla popolazione che soffre. «Anche se in mezzo a tante difficoltà, tecniche e altre, che vivo in questo periodo nella capitale ucraina mi sento spiritualmente “privilegiato” – ha aggiunto il Nunzio -. Quale cosa più forte mi (ci) potrebbe spingere di più a un totale (o quasi) abbandono nelle mani di Dio (e degli uomini)?».
E poi ci racconta una curiosità. «Con Firenze e con la Toscana mi legano tanti bei legami di amicizia», sottolinea. Il collegamento con la nostra regione risale al tempo dei suoi studi alla Pontificia università della Santa Croce a Roma: «In quel periodo, tra il 1998 e il 2004, ho collaborato con la parrocchia dell’Immacolata Concezione a Sesto Fiorentino», aggiunge mons. Kulbokas che è di origine lituana. Poi è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede. Tra i suoi incarichi, nel 2009-2012, anche un periodo alla Nunziatura della Federazione Russa. Infine, neanche un anno fa – il 15 giugno 2021 -, è arrivata la nomina a Nunzio apostolico in Ucraina. Neanche lui si aspettava che così in breve tempo si sarebbe trovato ad affrontare una crisi così drammatica.
Il pensiero di mons. Kulbokas corre poi al gesto potente di papa Francesco che, venerdi 25 marzo, in unione con tutti i vescovi cattolici del mondo, ha consacrato la Russia e l’Ucraina proprio al Cuore Immacolato di Maria. «A prima vista – sottolinea -, potrebbe sembrare un “ordinario” atto di devozione. E invece, proprio il Cuore Immacolato è per noi insieme il Dolore e la Salvezza. Dolore per le tante morti subite durante questa guerra e tutte le guerre. Salvezza, per l’intercessione della Madre celeste che noi invochiamo: non penso che possiamo considerarci “degni” di ricevere in dono la pace, e allora affidiamo questa richiesta a Lei, nostra Madre».
Ma il Nunzio non può dimenticare le «persone che muoiono e sono ferite, compresi bambini, le persone che muoiono per fame, freddo e anche di sete». «La loro preghiera – aggiunge – è ancora più grande e più importante che la nostra. Il nostro ruolo di pastori è allora quello di unire spiritualmente tutta la sofferenza dell’umanità, rappresentata in primo luogo dai bambini e dai più deboli, e offrirla molto umilmente al Cuore Immacolato di Maria».
Infine un saluto che è molto significativo e che ci ricorda come da un evento così drammatico possa scaturire comunque qualcosa di buono: «Abbraccio di cuore chi si sente rafforzato come “fratello” e “sorella” con tutti gli altri, proprio come “risultato” di questa guerra».
*ha collaborato Riccardo Bigi