Vita Chiesa

Papa Francesco: a Pie Discepole del Divin Maestro, no a «divisioni, invidie e pettegolezzi»

«Coltivando l’attenzione e l’accoglienza reciproca; praticando la correzione fraterna e il rispetto per le sorelle più deboli; crescendo nello spirito del vivere insieme; bandendo dalle comunità le divisioni, le invidie, i pettegolezzi; dicendosi le cose con franchezza e con carità», la risposta di Francesco, che ha esortato le religiose ad essere in «comunione con i fratelli e le sorelle della Famiglia Paolina». «Avete in comune il padre e fondatore, don Giacomo Alberione, e anche la missione», ha ricordato il Papa: «Portare agli uomini e alle donne del nostro tempo il Vangelo, particolarmente, nel vostro caso, mediante il servizio liturgico e il prendersi cura dei sacerdoti». Per Francesco, inoltre, «è il momento della sinergia di tutti i consacrati, per accogliere le ricchezze degli altri carismi e metterle tutte al servizio dell’evangelizzazione, rimanendo fedeli alla propria identità». «Nessuno costruisce il futuro isolandosi, né solo con le proprie forze», ha ammonito il Papa, esortando le suore presenti «a coltivare il dialogo e la comunione con gli altri carismi, e a combattere in ogni modo l’autoreferenzialità». «È brutto quando un consacrato o una consacrata è autoreferenziale, che è sempre davanti allo specchio a guardarsi», ha aggiunto a braccio.

«Ascoltare le sorelle, come pure gli uomini e le donne di oggi, e condividere con loro» – ha proseguito il Papa – sono gli «atteggiamenti necessari per un buon Capitolo e per una sana vita fraterna in comunità, nella cui crescita tutti si sentono coinvolti, tutti danno e tutti ricevono». «Credo che uno degli apostolati più importanti di oggi è l’apostolato dell’orecchio», ha ribadito. «Non stancatevi di esercitarvi continuamente nell’arte dell’ascolto e della condivisione», l’invito alle religiose: «In questo tempo di grandi sfide, che richiedono ai consacrati fedeltà creativa e ricerca appassionata, l’ascolto e la condivisione sono più che mai necessari, se vogliamo che la nostra vita sia pienamente significativa per noi stessi e per le persone che incontriamo». Di qui la necessità di «mantenere un clima di discernimento, per riconoscere ciò che appartiene allo Spirito e ciò che gli è contrario». «Davanti a noi si apre un mondo di possibilità», ha affermato Francesco: «La cultura in cui siamo immersi ce le presenta tutte come valide, tutte come buone, ma se non vogliamo cadere vittime della cultura dello zapping e, a volte, di una cultura di morte, dobbiamo incrementare l’habitus del discernimento, formarci e formare al discernimento. Non stancatevi di domandare personalmente e comunitariamente: ‘Signore, cosa vuoi che io faccia?’, ‘cosa vuoi che noi facciamo?’».

«Essere audaci e umili al tempo stesso, appassionati di Dio e dell’umanità, per farsi portavoce di Dio contro il male e contro ogni peccato». È la definizione di profezia, nelle parole rivolte alle Pie Discepole del Divin Maestro. «Al primo posto – l’invito alle consacrate – c’è la profezia della gioia, quella gioia che nasce dall’incontro con Cristo in una vita di preghiera personale e comunitaria, nell’ascolto quotidiano della Parola, nell’incontro con i fratelli e le sorelle, in una lieta vita fraterna in comunità, inclusiva della fragilità, e nell’abbraccio della carne di Cristo nei poveri». «Ma per fare questo dev’essere una gioia vera, non una gioia truccata. Non truccatevi la gioia», ha aggiunto a braccio. «Una sequela triste è una triste sequela!», ha esclamato Francesco esortando le religiose ad una «gioia autentica, non autoreferenziale o autocompiaciuta», che porta «ad uscire verso le periferie». «Questa gioia allontana da noi il cancro della rassegnazione, frutto dell’accidia che inaridisce l’anima», ha assicurato il Papa. «Non unitevi ai profeti di sventura, che tanto danno fanno alla Chiesa e alla vita consacrata», l’invito finale: «Non cedete alla tentazione dell’assopimento – come gli apostoli nel Getsemani – e della disperazione. Svegliate il mondo, illuminate il futuro!». «Per favore, suore rassegnate mai!», l’altra esclamazione fuori testo. «Grazie, sorelle, per quello che siete, per quello che fate e per come lo fate, anche qui nella Città del Vaticano», il congedo del Papa.