Vita Chiesa

Festa buddista Vesakh: Pontificio Consiglio dialogo interreligioso, «urgente promuovere una cultura di pace e non violenza»

«La religione – si evidenzia nel messaggio – è in prima pagina nel nostro mondo, benché talvolta in modi contrapposti. Mentre molti credenti si impegnano a promuovere la pace, altri sfruttano la religione per giustificare i loro atti di violenza e odio. Vediamo offrire alle vittime della violenza guarigione e riconciliazione, ma anche tentativi di cancellare ogni traccia e memoria dell’‘altro’. Si fa strada la cooperazione religiosa globale, ma si assiste anche alla politicizzazione della religione; c’è una consapevolezza della povertà endemica e della fame nel mondo, eppure continua la deplorevole corsa agli armamenti. Questa situazione esige un appello alla non violenza, un rifiuto della violenza in tutte le sue forme». «Gesù Cristo e il Buddha hanno promosso la non violenza e sono stati costruttori di pace», ma «nonostante questi nobili insegnamenti, molte delle nostre società devono fare i conti con l’impatto delle ferite passate e presenti causate dalla violenza e dai conflitti». Questo fenomeno include «la violenza domestica, nonché la violenza economica, sociale, culturale e psicologica, e la violenza contro l’ambiente, la nostra casa comune. È triste che la violenza generi altri mali sociali», rendendo «la scelta della non violenza come stile di vita» sempre più «un’esigenza di responsabilità a tutti i livelli».

«Pur riconoscendo l’unicità delle nostre due religioni, verso le quali rimaniamo impegnati, concordiamo che la violenza scaturisce dal cuore dell’uomo, e che i mali della persona sfociano in mali strutturali». Partendo da questa osservazione, il card. Jean-Louis Cardinal Tauran e mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot invitano a «un’impresa comune: studiare le cause della violenza; insegnare ai nostri rispettivi seguaci come combattere il male nei loro cuori; liberare dal male sia le vittime sia coloro che commettono la violenza; formare i cuori e le menti di tutti, specialmente dei bambini, ad amare e vivere in pace con tutti e con l’ambiente; insegnare che non c’è pace senza giustizia, né vi è vera giustizia senza perdono; invitare tutti a collaborare alla prevenzione dei conflitti nella ricostruzione delle società frantumate; incoraggiare i mezzi di comunicazione sociale ad evitare e combattere il discorso dell’odio, e i rapporti di parte e provocatori; incoraggiare le riforme dell’educazione per prevenire la distorsione e la cattiva interpretazione della storia e dei testi scritturistici; e pregare per la pace nel mondo percorrendo insieme la via della non violenza». Di qui l’esortazione: «Cari amici, possiamo dedicarci attivamente a promuovere nelle nostre famiglie, e nelle istituzioni sociali, politiche, civili e religiose, un nuovo stile di vita in cui la violenza venga rifiutata e venga rispettata la persona umana. È in questo spirito che vi auguriamo nuovamente una pacifica e gioiosa festa di Vesakh!».