Vita Chiesa

L’annuncio del card. Betori: la Chiesa fiorentina avvia un cammino sinodale

L’avvio di questo «cammino sinodale», ha sottolineato Betori, «fa parte quest’anno del nostro impegno quaresimale»: per questo, ha aggiunto, «esorto tutti a raccogliere questo invito e a offrire la propria partecipazione nelle forme che gli saranno richieste».

L’arcivescovo di Firenze ha ricordato anche l’impegno della Chiesa fiorentina legato «alla consueta campagna di carità promossa dalla nostra Caritas diocesana, che ha come specifica finalità il sostegno a famiglie in difficoltà economiche segnalate dalle parrocchie».

La Quaresima, ha affermato Betori durante l’omelia, «apre davanti a noi percorsi assai impegnativi». 

«Se l’elemosina  ha proseguito – non vuole ridursi all’elargizione di qualche spicciolo che abbiamo d’avanzo, dobbiamo pensare a lasciarci coinvolgere in progetti non di semplice donazione del superfluo al bisognoso, ma di vicinanza, di accoglienza, di condivisione della sua sofferenza, fino a prospettare un impegno che giunga combattere i meccanismi sociali ingiusti che generano le povertà, perché,privilegiando il profitto, dimenticano di porre l’uomo al centro delle scelte economiche e politiche». Betori ha parlato anche della preghiera, che «se non vuole confinarsi nella recita di qualche formula e in qualche pratica devozionale, dobbiamo aprirci a un vero dialogo con Dio che parte dall’ascolto della sua parola, quella che egli ci ha affidato mediante la Chiesa nelle Sacre Scritture, ma anche quella che continua a rivolgerci attraverso la storia, in quanto accade attorno a noi e nella testimonianza, di attese e di sollecitazioni, che ci offrono gli altri, soprattutto i più poveri. Un ascolto che generi poi la nostra risposta, fatta certamente di parole, ma ancor più di fatti di vita, di esperienze di gratuito amore e di generoso perdono».

Il digiuno, infine, che deve essere «gesto con cui si esprime la nostra libertà di fronte a qualsiasi bisogno materiale che voglia imporsi come ciò che dà pienezza alla nostra esistenza. A colmare la nostra vita deve essere infatti soltanto Dio, e a lui dobbiamo consegnarci in assoluta disponibilità, senza che si possa mettere in dubbio che solo lui è in grado di spegnere la nostra sete e solo in lui riconosciamo il cibo che sazia la nostra esistenza. Un richiamo forte all’essenzialità e alla centralità della fede nella vita del credente».