Vita Chiesa
Cattolici e russo-ortodossi: una commissione per guarire le ferite del passato
La creazione di una Commissione ad hoc per guarire le ferite del passato, permettere la purificazione della memoria e immaginare un futuro comune. È quanto ha proposto ieri il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, di fronte alla questione ucraina e della Chiesa greco-cattolica sollevata dal metropolita Hilarion del patriarcato di Mosca alla conferenza promossa ieri a Friburgo a un anno dall’incontro di Papa Francesco e il Patriarca Kirill. Il card. Koch e il metropolita Hilarion sono state le uniche due persone ammesse all’incontro privato tra i leader delle due Chiese e hanno cercato nei loro interventi di stilare un bilancio delle relazioni bilaterali.
In una nota scritta diffusa oggi dall’Istituto di studi ecumenici dell’Università di Friburgo, aggiunta al discorso ufficiale, il cardinale Koch precisa: «Per quanto riguarda la situazione dolorosa in Ucraina, in particolare le relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa greco-cattolica ucraina, mi sembra che uno dei frutti dell’incontro all’Avana potrebbe e dovrebbe essere il ripristino del dialogo, un dialogo a più livelli. A livello storico mi sembra indispensabile, nel quadro di una Commissione ad hoc, un lavoro comune, che sarà senza dubbio arduo e lungo, sulle ferite subite nel passato dagli uni e dagli altri, per consentire ‘una purificazione della memoria’. Senza la guarigione della memoria è difficile immaginare un futuro comune. Allo stesso tempo, come ha detto di recente Papa Francesco: ‘Guardare indietro è d’aiuto e quanto mai necessario per purificare la memoria, ma fissarsi sul passato, attardandosi a ricordare i torti subiti e fatti e giudicando con parametri solo umani, può paralizzare e impedire di vivere il presente’ (Omelia 25 gennaio 2017)». «È per questo – osserva il cardinale – che dobbiamo anche guardare al futuro e stabilire un dialogo sulle difficoltà attuali, che mi sembrano non di natura teologica, ma di ordine nazionale e politico, al fine di trovare forme reciprocamente accettabili di convivenza, come si propone nella Dichiarazione congiunta. Spero con tutto il cuore che, al di là delle difficoltà attuali, l’istituzione di un tale dialogo sia possibile».
Metropolita Hilarion: «Agire come fratelli». «Le condizioni storiche nelle quali vivono oggi i cristiani così come le sfide che l’umanità sta affrontando, ci obbligano a imparare a vivere e ad agire in questo mondo non come concorrenti ma come fratelli, prima ancora della restaurazione della piena comunione, per difendere insieme i valori che abbiamo in comune», ha detto ieri il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, che non ha esitato di definire «storico» l’incontro di Cuba, parlando delle «nuove prospettive» che si sono aperte nell’ultimo anno. Ha fatto riferimento al «documento importante» che è stato adottato a settembre a Chieti nel corso dell’ultima sessione plenaria della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa sulla sinodalità e il primato. Un testo – ha detto – che «permetterà alle due antiche tradizioni cristiane di progredire nel dialogo. Spero che in un futuro vicino potremo passare all’esame di ciò che è al cuore della nostra divisione, e cioè la sinodalità e il primato nelle Chiese d’Oriente e di Occidente nel secondo millennio». Altro punto di impegno comune emerso all’incontro di Cuba è la «tragedia del genocidio dei cristiani in Medio Oriente e nei Paesi dell’Africa del Nord e centrale».
A questo proposito il metropolita ha ricordato la visita fatta in Siria lo scorso anno, ad aprile, di una delegazione delle Chiese ortodossa russa e cattolica romana che ha portato all’avvio di progetti a sostegno delle popolazioni locali. Nella sua relazione, il metropolita Hilarion ha anche citato il V Forum ortodosso cattolico europeo che si è svolto a Parigi sul tema del terrorismo, i numerosi pellegrinaggi di fedeli cattolici in Russia e ai santuari venerati da entrambe le Chiese come alle reliquie di San Nicola a Bari, lo scambio di giovani studenti cattolici e ortodossi . Sono tutte iniziative – ha detto Hilarion – che «permettono non solo di arricchirsi spiritualmente, ma anche di allagare il proprio orizzonte culturale e superare vecchi pregiudizi e rappresentazioni erronee».
Superare l’inimicizia storica. Le Chiese, ha detto ancora il numero due del Patriarcato di Mosca, «sono chiamate ad agire insieme in nome della pace. Ma non si potrà raggiungere questo scopo senza che gli ortodossi e i greco-cattolici si sforzino di superare l’inimicizia storica». «Spero – ha detto Hilarion – che l’appello dei due Primati a porre fine al bagno di sangue in Ucraina sia finalmente ascoltato dalle parti implicate nel conflitto e che una pace stabile sia concordata nel Paese in cui ortodossi e cattolici vivono gli uni al fianco degli altri. Questo appello diventa particolarmente attuale di fronte alla ripesa alla tensione in Ucraina, dove le operazioni militari sono recentemente riprese e i civili hanno cominciato di nuovo a essere vittime della guerra». Ma per il Patriarcato di Mosca, la questione Ucraina è soprattutto legata al «nodo» dei greco-cattolici. E ieri a Friburgo il metropolita Hilarion ha detto: «Per gli ortodossi, la dichiarazione fatta per la prima volta all’Avana al più alto livello, secondo la quale l’uniatismo non è un metodo per raggiungere l’unità tra le Chiese e che il proselitismo sotto ogni forma è inaccettabile nelle relazioni ortodosse-cattoliche, è stata un passo importante per ripristinare la fiducia». «Tuttavia – ha aggiunto -, sappiamo quanto l’incontro di Papa Francesco con il patriarca Kirill sia stato accolto in modo irritante dalla Chiesa greco-cattolica ucraina». E conclude: «Ancora una volta, nonostante gli accordi che abbiamo raggiunto attraverso grandi sforzi al più alto livello tra le Chiese ortodosse e cattolica, l’uniatismo si dimostra una forza che semina odio e inimicizia, impedendo sistematicamente e deliberatamente la riconciliazione tra l’Oriente e l’Occidente. È per questo che riteniamo necessario continuare la discussione sull’uniatismo, già iniziato nel dialogo teologico tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa, ma non completato, in modo da portarlo alla sua logica conclusione».