Vita Chiesa
Teologia, in Toscana un unico Issr per un’offerta più omogena
I vescovi toscani lo avevano annunciato lo scorso ottobre, nel comunicato finale dei lavori della Conferenza episcopale toscana: «Si avvia il processo di unificazione degli Istituti superiori di scienze religiose in un unico istituto di livello regionale, che manterrà sedi operative in Firenze, Pisa, Siena e Arezzo. Un processo che giungerà a definizione a ottobre del prossimo anno e che ripropone l’importanza della formazione teologica non solo del clero ma anche di religiosi e religiose, laici e laiche in tutte le Diocesi della Toscana».
In questi mesi il processo di unificazione è andato avanti, e nel comunicato dell’ultima assemblea della Cet si legge che «la Conferenza episcopale toscana si è confrontata sullo statuto del nuovo Istituto superiore di scienze religiose della Toscana, che entrerà in attività dal prossimo ottobre, al termine del processo di unificazione degli Istituti superiori di scienze religiose attualmente presenti in Toscana, mantenendo sedi operative in Firenze, Pisa, Siena e Arezzo. Lo statuto dovrà poi essere sottoposto alla Santa Sede per l’approvazione. I Vescovi hanno richiamato l’importanza della formazione teologica, in particolare dei laici a cui l’Istituto è particolarmente rivolto».
Un grande cambiamento, dunque, che recepisce indicazioni precise arrivate a livello nazionale dopo una verifica voluta dalla Cei sugli 83 Istituti superiori di scienze religiose attivi in Italia. In Toscana, attualmente, gli istituti sono quattro: il «Beato Ippolito Galantini» di Firenze, il «Beato Niccolò Stenone» di Pisa, il «Santa Caterina Dottore della Chiesa» di Siena e il «Beato Gregorio X» di Arezzo. Rispetto alla Facoltà Teologica dell’Italia centrale (alla quale sono comunque tutti collegati) hanno, come specificità, quella di essere rivolti in maniera particolare ai laici (anche se tra chi frequenta le lezioni non mancano sacerdoti, religiosi e religiose) e alla qualificazione professionale degli insegnanti di religione: il titolo accademico (laurea triennale o laurea magistrale) è infatti riconosciuto dallo Stato italiano. Ci sono poi gli studenti che si preparano a diventare diaconi permanenti o a ricevere gli altri ministeri istituiti (accolito, lettore).
Ma non mancano anche le persone che frequentano i corsi (a volte come semplici «uditori») per il semplice obiettivo di approfondire e migliorare la formazione personale, magari in vista di un particolare servizio (educatore, animatore della liturgia, operatore della carità…) da svolgere in parrocchia.
Nell’anno 2015-2016 gli iscritti totali, sommando i quattro istituti, erano tra settecento e ottocento.
«Il cambiamento è grosso, e ancora ci sono molti aspetti da stabilire» spiega don Stefano Grossi, direttore dell’Istituto di Firenze. Al processo in atto ha fatto riferimento anche lo scorso 3 febbraio, durante il «Dies academicus» della Facoltà teologica: «Questo – ha detto – è l’ultimo anno che vede presente a questa giornata l’Issr di Firenze: il prossimo anno, in questa stessa occasione, ci sarà il direttore del nuovo Istituto superiore di scienze religiose della Toscana. Cogliamo questo processo come una occasione notevole per un migliore servizio alla comunità ecclesiale».
Non si tratterà infatti di costituire una «federazione» di istituti, ma neanche di un semplice accorpamento: il nuovo istituto regionale avrà sede a Firenze e un unico consiglio dei docenti, pur mantenendo poli formativi a Arezzo, Siena e Pisa. «Dovrà essere la Facoltà teologica – spiega don Grossi – a stabilire un primo nucleo di docenti stabili». Si tratta quindi di individuare le persone che possano occuparsi a tempo pieno dell’insegnamento, senza essere gravati eccessivamente da altri compiti (ad esempio, nel caso dei sacerdoti, da incarichi pastorali). Poi pian piano saranno riempite tutte le caselle, per offrire un piano di studi completo. In questo senso ci saranno vantaggi per gli studenti, che potranno avere una maggiore uniformità e percorsi di formazione più lineari. Saranno salvaguardate comunque alcune specificità che gli attuali istituti hanno sviluppato: oltre alle due lauree specialistiche previste in tutti gli istituti (quella a indirizzo pedagogico-didattico, rivolta in particolare alla formazione degli insegnanti di religione, e quella catechetico-pastorale rivolta agli operatori pastorali) sono previste attualmente ad Arezzo una specializzazione in arte sacra, a Firenze una sul rapporto tra cristianesimo e altre religioni, a Pisa una di ambito teologico-spirituale.
Un margine di autonomia resterà anche riguardo ai tirocini che gli studenti possono essere chiamati a svolgere, e che continueranno ad essere organizzati a livello locale per non richiedere scomodi spostamenti.
Cosa cambierà, dunque, per gli studenti? «A livello pratico non ci dovrebbero essere particolari disagi; speriamo invece che possano essere apprezzati i vantaggi di un’offerta formativa più omogenea. Dal punto di vista strettamente organizzativo ci sono ancora alcune cose da decidere: stiamo osservando alcune esperienze già fatte in altre regioni italiane, per capire quale può essere il modello a cui rifarsi, che meglio si adatta alla nostra situazione». Oltre alla nomina dei docenti e alla stesura dei piani di studio, ci sarà da lavorare su altri aspetti pratici: i regolamenti, l’unificazione delle segreterie, delle biblioteche… Rimane da stabilire anche un aspetto, quello del nome: «Per ora parliamo semplicemente di Istituto superiore di scienze religiose della Toscana» afferma don Grossi, che aggiunge scherzosamente: «Non abbiamo deciso a quale santo, o beato, votarci dei quattro ai quali sono dedicati i nostri rispettivi istituti».
Quello che è certo comunque, conclude, è l’obiettivo: «Nel nuovo assetto, di cui pian piano verranno precisati i contorni, ci sarà certamente la volontà di offrire strumenti di comprensione critica, di discernimento e di confronto con altre istituzioni culturali».
La scheda