Vita Chiesa

La missione dell’esorcista: chi sono in Toscana i sacerdoti che combattono il Male

Quando la gente mi chiede «E lei, padre, che missione svolge?» rimango sempre un po’ in imbarazzo; che faccio? Gli dico che sono esorcista? E poi, come reagirà…? Sì, perché attorno alla figura dell’esorcista ci sono leggende e pregiudizi, da chi vede nell’esorcista un personaggio arcano in contatto col misterioso mondo del male per debellarlo, come fosse un cavaliere senza macchia e senza paura uscito da chissà quale antica leggenda, a quelli che lo ritengono un povero imbecille perché sta a perdere tempo con persone che andrebbero indirizzate alle cure psichiatriche, un po’ matto pure lui!

Ma chi è realmente l’esorcista e in cosa consiste il suo ministero? Partiamo dalla fonte, cioè da Gesù stesso; è Lui infatti che, inviando i suoi Apostoli in missione conferisce ad essi – tra gli altri – il potere di scacciare i demoni: «Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni.» (Mc 3, 14-15) e ancora «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni.» (Mt 10,8a). Possiamo allora dire che il ministero dell’esorcistato è uno dei più antichi ministeri nella Chiesa e che addirittura risale ad un mandato esplicito di Gesù stesso; dunque il ministero di scacciare i demoni fa parte dell’opera della salvezza in maniera eminente, visto che nasce dalla volontà di Gesù stesso. Eppure una certa deriva positivista, che influenza pesantemente la nostra mentalità moderna, ha fatto per diverso tempo cadere quasi del tutto nell’oblio questo ministero, da sempre esercitato nella Chiesa.

La riscoperta del ministero di esorcista in tempi recenti la si deve in modo particolare all’impegno tenace di don Gabriele Amorth – recentemente scomparso – che, assieme ad alcuni altri fondò l’Aie –  Associazione internazionale Esorcisti – e condusse una strenua battaglia per la sensibilizzazione nei confronti del ministero dell’esorcistato, avvalendosi – da buon figlio del Beato Giacomo Alberione – dei tanti mezzi di comunicazione di cui dispone oggi la nostra società.

Grazie alle battaglie di don Amorth e di altri illustri esorcisti, oggi il ministero dell’esorcistato non è più così tabù, anche se bisogna fare ancora molta strada. Dunque chi è e cosa fa l’esorcista? L’esorcista è un sacerdote – sia ben chiaro, che solo un sacerdote può svolgere il ministero dell’esorcistato! – che ha ricevuto mandato esplicito dal Vescovo della Diocesi in cui è chiamato a svolgere questo ministero. E’ necessario precisare questi due aspetti fondamentali: l’esorcista è un sacerdote che ha il mandato esplicito del Vescovo diocesano. Infatti, purtroppo, ci sono preti e laici che spesso si improvvisano esorcisti, senza avere il mandato del Vescovo – e, per i laici, senza essere sacerdoti –  e che il più delle volte invece di liberare dal demoni finiscono per fare pasticci, approfittando – loro sì – della buona fede di tante persone sofferenti.

 

Sì, perché il ministero dell’esorcistato può essere definito un ministero di consolazione degli afflitti; che si tratti di persone realmente tormentate dal demonio o no, sempre si tratta di persone in stato di disagio e di sofferenza. La prima cosa che deve fare un esorcista – direttamente o , se può permetterselo, attraverso collaboratori competenti e sensibili – è quella di cercare di capire il motivo del disagio, della sofferenza accusata dalla persona che gli si presenta davanti. Non è sempre facile. A volte il demonio si camuffa così bene – non è nel suo interesse venire scoperto e «disturbato»! – che solo una certa esperienza e – perché no – la Grazia dello Spirito Santo possono portare ad intuire che sotto le apparenze di un semplice disturbo psichico o di un disagio esistenziale si cela la presenza e l’opera straordinaria del Maligno. Altre volte ci si può lasciar portare dalla compassione o dall’impressione del primo momento e mettersi a tenere esorcismi laddove si tratta solo di disagi dovuti a varie vicissitudini e situazioni di vita problematiche o – non di rado – ad immaturità della persona, incapace di gestire le problematiche dell’esistenza (è «comodo» – anche se tante volte  in buona fede – scaricare sul demonio quelle problematiche che invece nascono dalla propria responsabilità!) o addirittura di vere e proprie malattie psichiche.

Insomma, non è sempre semplice muoversi in questo ambito e azzeccare subito la diagnosi corretta; non è raro assistere al caso di una persona congedata da un esorcista perché ritenuta non posseduta, mentre un altro vi scopre effettivamente la presenza demoniaca, o viceversa… Quando iniziai il mio ministero, l’anziano – ma ancora in gamba! – esorcista della nostra Diocesi a cui mi affiancai come collaboratore mi disse: «Ricordati che abbiamo a che fare col mistero e non è sempre facile decifrare se il demonio c’è davvero e come agisce»; e un altro «collega» con parecchi anni di ministero una volta mi confidò: «Sai, più vado avanti e meno ci capisco…»

Sì, non è facile gestire situazioni e problematiche che affondano le loro radici nell’oscuro mondo del Male o – quando il diavolo non c’è – nelle intricate problematiche umane. E tuttavia l’esorcista ha accanto a sé un validissimo collaboratore da cui è sostenuto, guidato, illuminato – ne ho la prova! – che è lo Spirito Santo; ecco perché l’esorcista deve essere innanzitutto un uomo di preghiera e di vita spirituale! Ma questo è quello che, troppo spesso, la gente non capisce; prese – comprensibilmente – dalla smania di porre fine ai loro disagi, demoniaci o semplicemente psichici che siano, le persone vorrebbero avere l’esorcista pronto in un cassetto, come un ansiolitico o un antidolorifico, e così non di rado lo importunano oltremodo, togliendogli tante volte quel tempo prezioso che potrebbe e dovrebbe dedicare alla propria vita spirituale, per essere poi più valida guida nel processo di liberazione.

Un processo di liberazione che si attua innanzitutto grazie all’impegno di vita cristiana della persona interessata, e poi – soltanto poi – grazie all’intervento dell’esorcista, il quale non è primariamente un grande mago che con un colpo di bacchetta magica fa sparire il fastidioso demonio, ma è e deve essere prima di tutto padre e guida nella vita spirituale per aiutare la persona a camminare con la propria vita di fede verso quella liberazione che Gesù dona, attraverso l’opera dell’esorcista, il quale a sua volta agisce a nome della Chiesa, Corpo di Cristo.

La vita cristiana della persona è dunque il primo esorcismo, ciò che permette alla persona – certamente sempre per grazia di Dio – di affrancarsi dal dominio del Diavolo. Certo, è poi importante e necessaria anche la preghiera di esorcismo della Chiesa e l’azione dell’esorcista – che, lo ribadisco, agisce non a titolo personale ma come ministro della Chiesa dalla quale riceve il mandato – altrimenti Gesù non si sarebbe premurato di istituire questo ministero ecclesiale. Questo perché appaia chiaro che la liberazione dal potere del Maligno non può mai essere frutto di un processo autonomo, indipendente dal tessuto ecclesiale e frutto di una auto-liberazione, ma è sempre azione della gratuita grazia di Dio che attraverso l’opera della Chiesa viene in soccorso dei suoi figli sofferenti.

Ecco allora le due cose fondamentali in un processo di liberazione dal Maligno: l’impegno della persona ad una seria e autentica conversione di vita in senso cristiano (dove per «conversione di vita» si intende innanzitutto una conversione della mente e del cuore, prima che un dire tante preghiere e pigliare tante Messe, seppur necessarie) e l’azione dell’esorcista, che agisce su mandato della Chiesa, alla quale è stato affidato il potere di scacciare i demoni e di combattere Satana che insidia la salvezza dell’essere umano.

Ma spesso non è facile far capire queste cose. Non è facile, perché tante delle persone che si rivolgono all’esorcista hanno alle spalle un retroterra fatto di frequentazione di maghi e di magia, e non c’è nulla di più difficile del tentativo di cambiare una mentalità magistica in una mentalità libera – la mentalità dei figli di Dio! – capace di affrontare i problemi della propria vita senza ricorrere a facili soluzioni, capace di prendersi le proprie responsabilità, capace di assumersi pazientemente il peso delle conseguenze delle proprie scelte sbagliate, procedendo con forza e buona volontà nel cammino della vita sulla rotta del Vangelo. È più facile ricorrere la mago, che ti aggiusta tutto in pochi rituali, anche se ti piglia un sacco di soldi e, alla fine, t’imbroglia dandoti l’illusione che tutto possa magicamente tornare a posto…

Ci si accorge allora – come esorcisti – che il problema principale non è nemmeno l’azione straordinaria del demonio – la possessione, per intenderci – ma tutto il contesto culturale nel quale viviamo, vero e proprio «brodo di coltura» di un caotico processo di distruzione della dignità dell’uomo, che finisce per lasciare il proprio cervello in gestione ad agenti oscuri, che siano di carne ed ossa o spiriti demoniaci. E poi si ha il coraggio di dire che «queste sono robe da medioevo»!!! Purtroppo sono cose da ventunesimo secolo, altroché medioevo!!!

Alla pletora dei maghi e della magia si aggiunge poi un contesto sociale che sempre più pressantemente spinge lontano da Dio, in vite vissute nel caos valoriale, lontano da quei valori cristiani che indicano all’essere umano il vero bene e la strada di una vita buona dove ogni cosa ha il proprio posto ed il proprio ordine, per donare all’uomo, oltre alla vita eterna, una vita degna di essere vissuta già su questa terra.

Non sembra, così, a primo acchito, ma essere esorcisti non significa soltanto battagliare con i diavoli ma anche entrare in contatto con quel bisogno di eterno che l’uomo si porta dentro e che spesso cerca proprio nei posti sbagliati; significa toccare con mano la fragilità umana (ci crediamo dei padreterni e poi basta un demonietto qualsiasi a mandarci nel pallone e a farci saltare come scimmiette) significa chinarsi sulla sofferenza esistenziale dell’essere umano, che senza Dio è come un bambino perduto in una caotica megalopoli, senza mete verso cui dirigersi… E significa anche toccare con mano la perfidia e la cattiveria delle persone. Non mi riferisco a coloro che sono posseduti ma a quelli che fanno malefici nei confronti di altri. Spesso le persone possedute sono vittime, vittime della cattiveria di chi ha operato il maleficio contro di loro, per i propri interessi, rovinando le loro vite e quelle dei loro famigliari, distruggendo, spesso irrimediabilmente, l’esistenza degli altri. È inutile andare alla ricerca di chi ha fatto il maleficio; si rischia di aizzare le persone e di suscitare o incrementare rancori – e il rancore è un terreno fertilissimo per l’azione demoniaca! – e anche quando, per bocca del posseduto, il demonio da indicazioni è meglio non dargli retta, visto che è un millantatore, «padre della menzogna». Ma che si sappia o no chi ha fatto il maleficio – lo sa Gesù, e questo basta – resta sempre sconcertante vedere come sia possibile distruggere le vita delle persone, spesso per motivi futili come l’invidia (che comunque fu quella che mise in croce Gesù! Vedi Mt 27,18) e ci si chiede come certe persone possano vivere con un tale peso sulla coscienza, e come possano avere un cuore così chiuso e così perfido…

Ma se l’esorcista si trova a contatto diretto con il male che è nel mondo e nei cuori della gente, ha anche la possibilità di vedere all’opera la potenza dell’amore di Dio, un amore che passa anche attraverso la sofferenza, che Dio permette per metterci sulla buona strada. Non di rado sono stato spettatore, stupito e grato alla misericordia infinita del Signore Gesù, di bellissimi cammini di conversione causati proprio dal processo di liberazione dalla possessione diabolica; persone che hanno riscoperto Gesù nella loro vita, e che hanno imparato ad amarlo, a vivere con gioia ed entusiasmo il suo Vangelo e – cosa fondamentale! – hanno imparato ad affidarsi alla Volontà di Dio, accettando dalle sue mani anche la prova della possessione diabolica.

Ricorderò sempre quello che mi disse un giorno un ragazzo che seguivo come esorcista: «Sai, Padre, ho capito che se il Signore ha permesso questo io devo accettarlo, perché è per il mio bene; se il Signore vuole che io sia posseduto vuol dire che va bene così, e così sia»; poche settimane dopo aver pronunciato queste parole, quel ragazzo veniva liberato dal potere di Satana, durante le feste del Natale. Perché, sì, il primo passo verso la liberazione è proprio quello di accettare la Volontà di Dio – Gesù non ci ha insegnato forse a dire nel Padre Nostro «sia fatta la tua volontà»? – e questo vale non solo per le persone possedute ma anche per ogni cristiano. Alla fine – oltre alle mille e mille cose che si potrebbero ancora scrivere – resta da dire che sì, il ministero dell’esorcistato ti cambia la vita – lo scrisse don Amorth in uno dei suoi libri; quando lo lessi tanti anni fa, quando mai avrei pensato che anch’io sarei diventato esorcista, non ci feci caso, poi ho capito che aveva ragione – ma anche te la arricchisce di tante esperienze vissute la servizio di Dio per il bene di quell’umanità malata che Gesù è venuto a salvare.

A volte si sente il peso della lotta contro il Maligno, a volte il dolore per la sofferenza di tante persone e l’amarezza per la cattiveria che c’è nel mondo, ma tante altre volte si vede come, pur in mezzo alle vicissitudini dell’esistenza umana, la forza dell’Amore di Dio agisce misteriosamente, conducendo i figli docili alla conquista delle alte vette dello Spirito, dove si trova quella pace interiore che il mondo non può donare e quella forza di vita che nessuno, nemmeno il Maligno, può togliere; una pace e una forza di vita che Satana ci invidia e che mai potrà raggiungere, chiuso com’è all’Amore di Dio che salva.

*esorcista della Diocesi di Prato

 

La scheda: Una battaglia senza effetti speciali

È una battaglia millenaria che la Chiesa cattolica combatte contro il diavolo. Truppe scelte di uno scontro senza tempo sono gli esorcisti, sacerdoti ai quali è affidato il compito di contrastare l’azione del male. Ancora troppo pochi, se si considera che quelli iscritti all’Associazione internazionale degli esorcisti (Aie), unico ente in materia riconosciuto dal Vaticano, non raggiungono il mezzo migliaio. Sono 404 gli esorcisti nel mondo, ai quali si aggiungono 124 ausiliari e un numero imprecisato di esorcisti che non rientra nella computa dall’Aie. Non esistono, invece, dati attendibili circa la quantità di persone che ogni anno si rivolgono alle loro cure.

La presenza nelle diocesi. In Italia operano 240 esorcisti e 62 ausiliari. A questi se ne sommano alcune decine che non sono soci dell’Aie, associazione fortemente voluta da don Gabriele Amorth agli inizi degli anni Novanta e ufficialmente approvata dalla Congregazione per il Clero nel 2014. L’esigua schiera di ministri ordinati, che presidia le 225 diocesi in cui è suddiviso il territorio, deve fare i conti con una domanda che monta a causa del propagarsi dell’occultismo e del satanismo. Un culto, quest’ultimo, assai diffuso anche nelle grandi metropoli, con ramificazioni estese ai poteri forti. Ad avere compreso l’urgenza di ergere un baluardo di fronte al dilagare dell’azione malefica sono i vescovi che, non potendo quasi mai esercitare in prima persona il ministero, hanno assicurato quasi in ogni diocesi la presenza di uno o più sacerdoti con licenza di esorcismo.

Linee guida. La pratica dell’esorcismo è regolata nel rituale «De exorcismis et supplicationibus quibusdam», emendato nel 2004, dove non trovano spazio effetti speciali o musiche granguignolesche.

I segni della possessione diabolica sono quattro: parlare correntemente lingue sconosciute o capire chi le parla; conoscere cose occulte; manifestare forze superiori all’età o alla condizione fisica della persona; provare un’avversione al sacro.

Decisiva e sostenuta dall’Aie, nella pratica del ministero, è poi la collaborazione con medici e psicologi «competenti anche nelle realtà spirituali». In molti casi, infatti, i sintomi sono riconducibili a patologie mediche. Se le regole sono scritte, però, le difficoltà non mancano quando ci si confronta con la realtà. Per ovviare a ciò, l’Aie sta elaborando le «Linee guida per una corretta prassi del ministero degli esorcismi» che vogliono riassumere gli elementi principali ed essere un vademecum affidabile cui riferirsi in ogni circostanza. Lo scopo è quello di evitare i comportamenti discutibili da parte di qualche esorcista che ha esercitato il suo ministero in modo volutamente spettacolare o ambiguo, oppure con metodi dubbi e atteggiamenti non corrispondenti alle norme con le quali la Chiesa regola l’esercizio del ministero.

Riccardo Benotti