Vita Chiesa

Papa Francesco ai senza fissa dimora: «perdono per tutte le volte che ci siamo girati da un’altra parte»

«Non ci sono né ricchi né poveri, ma una fraternità unita da un destino comune», ha detto il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, presentando al Papa l’esperienza francese con i senza dimora. «Veniamo da 22 Paesi e chiediamo la gioia di avvicinarci un po’ di più al cuore di Gesù», le parole del cardinale. Poi la testimonianza di Ehienne Villeneuve, responsabile dell’associazione «Fratello», che organizza l’evento, e quella di Christian e Robert, che vivono per strada e hanno avuto oggi l’occasione di abbracciare il Papa. «Dio non ci imbroglia, ma è sincero», ha detto Christian. «Non siamo diversi dagli altri, abbiamo le nostre gioie e le nostre passioni», ha aggiunto Robert, rivelando di essere arrivato ad incontrare il Papa dopo vari e complicati «tornanti» della sua vita. Tra le proposte, quella di istituire una giornata mondiale dei poveri.

«Non smettete di sognare». Rispondendo, a braccio e in spagnolo, alle testimonianze ascoltate poco prima, Francesco ha affermando che «per me un uomo e una donna sono molto poveri quando perdono la capacità di sognare, di portare avanti una propria passione». «Non smettete di sognare! Sognate che il mondo possa essere cambiato!», ha esclamato il Papa in quello che è stato senza dubbio uno dei momenti più intensi del cammino giubilare, grazie a questa iniziativa inedita da lui introdotta. «Com’è il sogno di un povero, il sogno di una persona senza tetto, come sarà? Non lo so, ma sognate!». «La povertà è nel cuore del Vangelo», ha assicurato il Papa: «Solo colui che sente che gli manca qualcosa guarda in alto e sogna, colui che ha tutto non può sognare». «Le persone semplici seguivano Gesù perché sognavano», ha ricordato Francesco: «Insegnate a tutti quelli che hanno tutto, a quelli a cui non mancano il cibo e le medicine, insegnateci a non rimanere soddisfatti, insegnateci a sognare, a partire dal cuore del Vangelo».

«Poveri sì, però che non si trascinano: questa è la dignità». «Cosa significa che la vita diventa bella – si è chiesto il Papa sulla scorta di una delle testimonianze risuonate dall’Aula Paolo VI – e come riusciamo a vederla bella anche nelle peggiori situazioni che voi vivete?». «Questo significa dignità», la riposta: «La capacità di trovare la bellezza anche nelle cose più tristi e più toccate dalla sofferenza». «Poveri sì, però che non si trascinano; questa è la dignità», ha sottolineato Francesco: «La stessa dignità che ha avuto Gesù, che è nato povero e ha vissuto da povero, la stessa povertà del Vangelo, la stessa degli uomini e delle donne che vivono del loro lavoro». «Poveri sì, ma sfruttati no», ha raccomandato il Papa a proposito di quest’ultima categoria. E ancora: «Lo so che molte volte avete incontrato persone che hanno voluto sfruttare la vostra povertà, usufruire della vostra povertà, ma so anche che questo sentimento di vedere che la vita è bella, questa dignità vi ha salvato dall’essere schiavi». «Poveri sì, ma schiavi no!», ha esclamato ancora Francesco.

«Insegnate la solidarietà al mondo». Questo il compito assegnato da Francesco alle persone che vivono per strada. «La povertà è nel cuore del Vangelo per essere vissuta, la schiavitù non è nel Vangelo per essere vissuta, ma per essere liberata», ha ricordato Francesco: «So che per ognuno di voi, molte volte, la vita si fa molto difficile». «Troveremo sempre qualcuno più povero di noi», ha detto Francesco citando una delle testimonianze ascoltate poco prima: «Anche questo vi dà la dignità di essere solidali, di saper aiutare, di dare la mano a chi sta soffrendo più di me. È uno dei frutti che dà la povertà». «Quando c’è la ricchezza uno si dimentica di essere solidale», ha ammonito il Papa: «Quando sei povero diventi solidale, e questo ti fa tendere la mano a chi ha una situazione più difficile della tua!». «Insegnate la solidarietà al mondo», l’invito.

«Vi chiedo perdono per tutte quelle volte che noi cristiani ci siamo girati dall’altra parte». È il passaggio più forte del «mea culpa» pronunciato dal Papa al termine del suo discorso, a braccio e in spagnolo, rivolto alle persone che sono senza una casa. «Vi ringrazio e vi chiedo perdono se qualche volta vi ho offesi con le mie parole», ha esordito Francesco: «Vi chiedo perdono a nome dei cristiani che non leggono il Vangelo trovandone al centro la povertà. Per tutte quelle volte che noi cristiani, di fronte a persone povere o a situazioni di povertà, ci siamo girati dall’altra parte». «È acqua benedetta, è pulizia», per Francesco, trovarsi di fronte alle persone povere: «Vuol dire aiutarci a tornare a credere nel cuore del Vangelo». «Tutti dobbiamo costruire una Chiesa povera per i poveri», la consegna del Papa, che ha concluso l’incontro in Aula Paolo VI con una preghiera, sempre pronunciata a braccio: «Dio, padre di tutti noi, di ognuno dei tuoi figli, ti chiedo che ci dia la forza, la gioia, che ci insegni a sognare per guardare avanti, ci insegni a essere solidali perché siamo fratelli e ci aiuti a difendere la nostra dignità. Tu sei il Padre di ognuno di noi: benedicici, Padre. Amen».

Poi le persone senza fissa dimora si sono avvicinate spontaneamente al Papa per pregare insieme a lui mettendogli una mano sulla spalla, come aveva chiesto il cardinale Philippe Barbarin all’inizio: «La preghiera dei poveri per il Papa dei poveri».