Vita Chiesa

Gmg, Papa Francesco: Via Crucis, «dov’è Dio, se nel mondo c’è il male?»

(dagli inviati Sir a Cracovia) – «Dov’è Dio, se nel mondo c’è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov’è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov’è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch’essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov’è Dio, di fronte all’inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti nell’anima?». La Via Crucis al Parco Blonia si è conclusa con un discorso iniziato in modo incalzante e impegnativo, in cui il Papa è sembrato dare voce alle domande emerse durante il suo pellegrinaggio silenzioso ad Auschwitz e Birkenau.

Il Papa era arrivato poco prima delle 18 – con qualche minuto di anticipo rispetto al programma – al Parco Blonia, con le centinaia di migliaia di giovani che lo aspettavano già da qualche ora. Prima di salire sul palco, Francesco ha salutato i cardinali presenti, a cominciare dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Tema della Veglia: «La via della misericordia», con le 14 stazioni dedicate ognuna alle opere di misericordia corporale e spirituale. La Croce alla prima stazione, animata dalla Comunità di Sant’Egidio, è stata portata da circa una ventina di persone, provenienti da Italia, Argentina, Ucraina e Pakistan, insieme a una coppia di rifugiati siriani e a una coppia di polacchi senza tetto. Il Papa, ha partecipato assorto dal palco con sullo sfondo l’immagine di Gesù misericordioso.

«Esistono domande per le quali non ci sono risposte umane», ha detto il Papa nella sua meditazione conclusiva: «Possiamo solo guardare a Gesù, e domandare a Lui. E la risposta di Gesù è questa: ‘Dio è in loro’, Gesù è in loro, soffre in loro, profondamente identificato con ciascuno». «Gesù stesso – ha ricordato Francesco – ha scelto di identificarsi in questi nostri fratelli e sorelle provati dal dolore e dalle angosce, accettando di percorrere la via dolorosa verso il calvario. Egli, morendo in croce, si consegna nelle mani del Padre e porta su di sé e in sé, con amore che si dona, le piaghe fisiche, morali e spirituali dell’umanità intera. Abbracciando il legno della croce, Gesù abbraccia la nudità e la fame, la sete e la solitudine, il dolore e la morte degli uomini e delle donne di tutti i tempi».

L’abbraccio ai giovani siriani. «Questa sera Gesù, e noi insieme a Lui, abbraccia con speciale amore i nostri fratelli siriani, fuggiti dalla guerra. Li salutiamo e li accogliamo con affetto fraterno e con simpatia». È lo speciale saluto tributato dal Papa ai ragazzi provenienti dalla Siria, anch’essi parte della platea di centinaia di migliaia di giovani che affollano questa sera il Parco Blonia, al termine della terza giornata del Papa in Polonia. «Nell’accoglienza dell’emarginato che è ferito nel corpo, e nell’accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima, si gioca la nostra credibilità come cristiani», ha ammonito Francesco.

Aprirci alla misericordia di Dio. «Senza misericordia la persona non può fare niente, senza la misericordia io, tu, noi tutti non possiamo fare niente», ha assicurato il Papa, che nel discorso con cui si è conclusa stasera la Via Crucis nel Parco Blonia ha ricordato che «ripercorrendo la Via Crucis di Gesù, abbiamo riscoperto l’importanza di conformarci a lui, mediante le 14 opere di misericordia», che «ci aiutano ad aprirci alla misericordia di Dio, a chiedere la grazia di capire che senza misericordia la persona non può fare niente, senza la misericordia io, tu, noi tutti non possiamo fare niente».

Le sette opere di misericordia. «Guardiamo anzitutto alle sette opere di misericordia corporale», l’esortazione di Francesco: «Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire chi è nudo, dare alloggio ai pellegrini, visitare gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti». «Gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente diamo», ha detto il Papa: «Siamo chiamati a servire Gesù crocifisso in ogni persona emarginata, a toccare la sua carne benedetta in chi è escluso, ha fame, ha sete, è nudo, carcerato, ammalato, disoccupato, perseguitato, profugo, migrante. Lì troviamo il nostro Dio, lì tocchiamo il Signore. Ce l’ha detto Gesù stesso, spiegando quale sarà il ‘protocollo’ in base al quale saremo giudicati: ogni volta che avremo fatto questo al più piccolo dei nostri fratelli, l’avremo fatto a Lui». Poi il riferimento alle opere di misericordia, elencate da Francesco: «Consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti».

«Non vivete la vita a metà». «Oggi l’umanità ha bisogno di uomini e di donne, e in modo particolare di giovani come voi, che non vogliono vivere la propria vita ‘a metà’, giovani pronti a spendere la vita nel servizio gratuito ai fratelli più poveri e più deboli, a imitazione di Cristo, che ha donato tutto sé stesso per la nostra salvezza». Ne è convinto il Papa, che nella parte finale del discorso alla Via Crucis di Blonia ha affermato che «di fronte al male, alla sofferenza, al peccato, l’unica risposta possibile per il discepolo di Gesù è il dono di sé, anche della vita, a imitazione di Cristo; è l’atteggiamento del servizio». «Se uno – che si dice cristiano – non vive per servire, non serve per vivere», ha ammonito Francesco: «Con la sua vita rinnega Gesù Cristo».

La via della Croce è la via della felicità. «Questa sera, cari giovani, il Signore vi rinnova l’invito a diventare protagonisti nel servizio», il suo invito: «Vuole fare di voi una risposta concreta ai bisogni e alle sofferenze dell’umanità; vuole che siate un segno del suo amore misericordioso per il nostro tempo!». Per compiere questa missione, la via da percorrere è quella «dell’impegno personale e del sacrificio di voi stessi: è la Via della croce». «La Via della croce è la via della felicità di seguire Cristo fino in fondo, nelle circostanze spesso drammatiche del vivere quotidiano». ha proseguito il Papa, «è la via che non teme insuccessi, emarginazioni o solitudini, perché riempie il cuore dell’uomo della pienezza di Gesù. La Via della croce è la via della vita e dello stile di Dio, che Gesù fa percorrere anche attraverso i sentieri di una società a volte divisa, ingiusta e corrotta». E ancora: «La Via della croce è l’unica che sconfigge il peccato, il male e la morte, perché sfocia nella luce radiosa della risurrezione di Cristo, aprendo gli orizzonti della vita nuova e piena. È la Via della speranza e del futuro. Chi la percorre con generosità e con fede, dona speranza e futuro all’umanità». «Come volete tornare questa sera alle vostre case, ai vostri luoghi di alloggio? Come volete tornare questa sera a incontrarvi con voi stessi?», gli interrogativi finali del Papa: «A ciascuno di voi spetta rispondere alla sfida di questa domanda».

«La via della croce non è un’abitudine sadomasochista», ha detto, a braccio, il Papa, nella parte finale del discorso. Alle centinaia di migliaia di ragazzi che hanno affollato l’area, provenienti da 187 Paesi, Francesco ha chiesto ancora, sempre fuori testo: «Vorrei che voi foste seminatori di speranza». «Come volete tornare questa sera alle vostre case, ai vostri luoghi di alloggio, alle vostre tende?», ha detto il Papa aggiungendo a braccio quest’ultima «location», che probabilmente molti giovani sceglieranno per domani sera al Campus Misericordiae, dopo il nuovo appuntamento con il Papa per la Veglia e prima della grande Messa finale nello stesso luogo, domenica mattina, giorno in cui si concluderà l’«happening» di Cracovia e verrà annunciato il luogo e la data della prossima Giornata mondiale della gioventù.