Vita Chiesa

Azione Cattolica: Truffelli, l’associazione è come una scatola di Lego

«Mi piacerebbe che ognuno dei nostri aderenti fosse contento di pensare a se stesso e alla propria associazione parrocchiale e diocesana come a un gioco che è stato compagno di infanzia per tanti di noi, il Lego: un insieme di tanti pezzi diversi tra loro, per colore, dimensione, utilità, ma tutti accomunati dalla capacità di collegarsi tra di loro, di connettersi per dare vita a qualcosa di più grande, di più bello. Vorrei che da questo convegno delle presidenze vi portaste via, insieme a tante parole, suoni, preghiere, incontri, anche questa immagine, dell’associazione come una piccola grande scatola di Lego, dalle potenzialità immense». Il presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Matteo Truffelli, ha concluso così il suo intervento al Convegno delle presidenze diocesane di Ac, tenutosi a Roma dal 29 aprile al 1° maggio, sul tema «Il tutto abbraccia la parte. L’Azione Cattolica italiana nel cammino della Chiesa». Tre giorni di lavori per approfondire l’Evangelii gaudium: il testo di Papa Francesco sta facendo da guida all’associazione laicale che intende farsi carico del mandato del Papa al Convegno ecclesiale di Firenze.

E proprio all’Ac il Papa ha inviato un «regalo» speciale: durante il convegno è giunta la notizia che nell’aprile 2017 Bergoglio riceverà due volte l’Azione Cattolica: giovedi 27, durante un Congresso dedicato alla ministerialità dell’Ac nell’Aula del Sinodo, e la mattina di sabato 29 aprile, durante un grande incontro in piazza San Pietro con i soci dell’Ac italiana e di altri Paesi del mondo, in occasione dell’Assemblea nazionale dell’associazione.

Nel suo intervento conclusivo al Convegno delle Presidenze diocesane di Ac (650 responsabili in rappresentanza di 7mila associazioni diocesane e parrocchiali con 300mila iscritti) il presidente nazionale Matteo Truffelli ha riepilogato gli elementi emersi nei cinque «mini convegni» (gruppi di approfondimento guidati da esperti su scuola, lavoro, dialogo interculturale, dialogo intergenerazionale e ambito socio-politico) e nel dibattito in plenaria a partire da un passo della Evangelii gaudium (n. 237). «È per questo che esiste l’Ac – ha detto Truffelli –, per contribuire, da laici associati, a fare in modo che ‘il Vangelo sia annunciato a tutti, possa fecondare e risanare tutte le dimensioni dell’uomo, possa unire tutti gli uomini nella mensa del Regno’». «Vogliamo coltivare quella che Francesco chiama la ‘mistica’ di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità». Truffelli descrive l’Ac come una «grande impastatrice, capace di far lievitare il tutto nel quale siamo immersi», la vita «del mondo, delle persone, della società», e «dentro di essa, e per essa, far lievitare la Chiesa». E ancora: «Siamo una parte, ci siamo detti, ma non un frammento isolato: una parte che vive per il tutto, e che dentro il tutto vuole concorrere a tenere insieme le tante parti per costruire assieme a loro qualcosa di importante».

Matteo Truffelli sottolinea la necessità, a ogni livello, di «costruire alleanze». Vari gli esempi portati in questa direzione: l’«alleanza tra le generazioni, con adulti capaci di farsi carico del futuro delle giovani generazioni e giovani capaci di assumersi le proprie responsabilità nel presente». Ecco perché «è ancora e sempre importante», per il presidente Ac, «insistere sul valore dell’unitarietà dell’associazione». L’«alleanza nel lavoro» (l’Ac ha fra l’altro festeggiato gli 80 anni del suo Movimento lavoratori, il Mlac); l’«alleanza tra scuola e famiglie, tra scuola e agenzie educative». «Pensiamo solo al contributo che, come associazione, possiamo dare, e che soprattutto attraverso il Movimento studenti, Msac, portiamo direttamente nelle aule affinché il mondo della scuola impari ad avere il coraggio di scommettere sui talenti dei ragazzi e a valorizzare l’autentica cura educativa». L’ «alleanza tra chi arriva nel nostro Paese per fuggire alla fame, alla morte e alla persecuzione» e «chi deve lottare con la paura, l’ignoranza, l’indifferenza», «per aprirsi a un’autentica accoglienza». Non da ultimo «l’alleanza tra laici e presbiteri, tra il gregge e i pastori, tra parrocchie, parroci e diocesi, tra movimenti e aggregazioni. Tutte alleanze che nascono – ha ricordato il presidente Ac – dal sapersi parte di un unico popolo, di un solo corpo», «come Papa Francesco ci ripete con forza nell’Evangelii gaudium».