Vita Chiesa

Profughi, Papa Francesco a Lesbo con Bartolomeo I «per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale»

È quanto si legge in un comunicato ufficiale diffuso questo pomeriggio dal Patriarcato ecumenico in contemporanea con la dichiarazione diffusa ad Atene da parte del Santo Sinodo della Chiesa di Grecia. Il Patriarca Bartolomeo – si legge nel comunicato – sta «seguendolo lo sviluppo dei conflitti nella regione del Medio Oriente e la persecuzione dei cristiani». Sua Santità il Patriarca Bartolomeo ha espresso più volte la «sua preoccupazione» per «l’ondata dei rifugiati» e ne ha parlato a Papa Francesco in una lettera inviata il 30 marzo.

Il Patriarca invita quindi i leader religiosi alla «urgente necessità» di unirsi per promuovere «iniziative e azioni» e «sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale e le istituzioni competenti». Il comunicato del Patriarca ecumenico annuncia anche la visita «nei prossimi giorni» che Papa Francesco, il Patriarca Bartolomeo I e Sua Beatitudine Hieronymos faranno all’isola di Lesbo in ascolto e a supporto dei rifugiati che sono arrivati lì. Questa iniziativa dei capi religiosi – si legge nel comunicato – ha lo scopo di supportare le migliaia di rifugiati che soffrono, ispirare azioni per la protezione delle comunità cristiane che stanno affrontando molte difficoltà e trovare le giuste soluzioni per la situazione dei rifugiati. Il Patriarca Bartolomeo I sarà con Papa Francesco e Sua Beatitudine Hieronymos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, nei prossimi giorni nell’isola di Lesbo nel Mar Egeo, per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sul problema dei rifugiati e dei cristiani perseguitati e sollecitare le istituzioni politiche competenti a prendere azioni mirate per risolvere il problema. È quanto si legge in un comunicato ufficiale diffuso questo pomeriggio dal Patriarcato ecumenico in contemporanea con la dichiarazione diffusa ad Atene da parte del Santo Sinodo della Chiesa di Grecia. Il Patriarca Bartolomeo – si legge nel comunicato – sta «seguendolo lo sviluppo dei conflitti nella regione del Medio Oriente e la persecuzione dei cristiani». Sua Santità il Patriarca Bartolomeo ha espresso più volte la «sua preoccupazione» per «l’ondata dei rifugiati» e ne ha parlato a Papa Francesco in una lettera inviata il 30 marzo.

Il Patriarca invita quindi i leader religiosi alla «urgente necessità» di unirsi per promuovere «iniziative e azioni» e «sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale e le istituzioni competenti». Il comunicato del Patriarca ecumenico annuncia anche la visita «nei prossimi giorni» che Papa Francesco, il Patriarca Bartolomeo I e Sua Beatitudine Hieronymos faranno all’isola di Lesbo in ascolto e a supporto dei rifugiati che sono arrivati lì. Questa iniziativa dei capi religiosi – si legge nel comunicato – ha lo scopo di supportare le migliaia di rifugiati che soffrono, ispirare azioni per la protezione delle comunità cristiane che stanno affrontando molte difficoltà e trovare le giuste soluzioni per la situazione dei rifugiati.

Padre Lombardi: non c’è un programma. «Non ho da dichiarare assolutamente nulla: non ho una decisione, non ho una data, non ho un programma. Non nego che ci siano dei contatti in corso». Risponde così padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, al Sir, in merito alla possibilità che Papa Francesco vada a metà aprile a Lesbo, in Grecia. L’isola di Lesbo è diventata negli ultimi mesi l’approdo obbligato per migliaia di profughi in fuga dal Medio Oriente, a causa delle guerre, delle violenze, della fame.

Mons. Papamanolis (pres. Vescovi cattolici greci): visita difficile. «Una visita significativa ma al tempo stesso altamente significativa anche per la presenza del Patriarca ecumenico, Bartolomeo I. Ma anche una visita non facile. Nell’isola la situazione è esplosiva», ha dichiarato al Sir monsignor Franghiskos Papamanolis presidente dei vescovi cattolici di Grecia. «Non era così fino a pochi giorni fa, quando locali e migranti convivevano in qualche modo – prosegue monsignor Papamanolis -. Ora il clima nell’isola è cambiato, si registrano atti di violenza da parte dei profughi, causati anche dalle pessime condizioni in cui sono costretti a vivere. Tanti giorni al freddo e sotto la pioggia li hanno esasperati». Inoltre, «è scattata l’attuazione dell’accordo sul rimpatrio dei migranti raggiunto il 18 marzo a Bruxelles tra l’Unione europea e le autorità di Ankara. Circa duecento persone sono salpate a bordo di tre traghetti dalle isole elleniche di Lesbo e di Chio, scortate da altrettanti poliziotti, con destinazione i porti di Dikili e di Cesme, nella provincia turca di Smirne. A Lesbo i locali hanno paura ad uscire di casa, temono per il loro lavoro, i loro negozi sono presi d’assalto da gruppi di profughi che portano via tutto il possibile».

Per il presidente dei vescovi cattolici di Grecia, «non è facile in questa situazione preparare la visita del Papa anche se la presenza del Patriarca Bartolomeo e, sembra, anche quella delle più alte cariche dello Stato potrebbero aiutare a calmare le acque. Bisogna che la calma torni a Lesbo prima che il Papa parta. Vorrei rimarcare, inoltre, che la situazione è critica in tutta la Grecia e non solo a Lesbo. Da parte nostra, come Chiesa cattolica continuiamo a dare tutto il sostegno possibile ai profughi e ai greci in difficoltà. Il nostro grazie va alle Caritas di tutta Europa, e a quella italiana in prima linea nella solidarietà. Speriamo che questa visita contribuisca a riportare calma e speranza a tutti».

Caritas Grecia: sarebbe un grande gesto. La possibile presenza del Papa nell’isola di Lesbo, dove sbarcano i profughi, «sarebbe un grande gesto e esempio molto forte per tutti gli altri, anche se temo che i politici europei non lo ascolteranno granché». Lo afferma oggi al Sir padre Antonio Voutsinos, presidente di Caritas Grecia, che però non era al corrente dei contatti in corso tra Santa Sede e Chiesa ortodossa sull’eventualità di una visita di Papa Francesco la prossima settimana. Padre Voutsinos è fortemente preoccupato per la situazione in Grecia, che «si sta complicando sempre di più» a seguito dei rimpatri verso la Turchia, iniziati ieri, per decisione dell’Unione europea. Sul territorio greco si trovano circa 50 mila profughi, sparsi tra le isole meridionali, Atene, il campo di Idomeni (circa 4/5000) al confine con la Macedonia ed altri insediamenti informali. Ieri sono stati rimpatriate in Turchia con due navi partite dall’isola di Lesbos oltre 200 persone, in maggioranza pakistani e bangladesi. «I profughi non vogliono tornare indietro verso la Turchia e stanno cercando di guadagnare tempo facendo richiesta di asilo politico – spiega il presidente di Caritas Hellas -. Ma se prima erano solo di passaggio ora sono costretti a restare qui e tutto diventerà più complicato. Di conseguenza aumenteranno i bisogni e le difficoltà nell’assistenza». Caritas Hellas, in collaborazione con altre Caritas europee, ha attivi diversi programmi di aiuti umanitari a Lesbo, nelle isole meridionali, ad Atene e ad Idomeni, e assiste migliaia di profughi con il supporto di tantissimi volontari. «I greci hanno dato un grande esempio evangelico di solidarietà, nonostante la crisi economica che stiamo vivendo», precisa. Nelle isole greche, intanto, «gli sbarchi continuano, anche se sono in diminuzione».