Vita Chiesa

Giubileo, card. Betori all’Annunziata: «Passare questa porta per uscirne trasformati»

«Passare attraverso la Porta Santa – ha aggiunto – significa la nostra volontà di conversione, cioè il nostro desiderio di entrare nell’abbraccio della misericordia di Dio Padre e uscirne trasformati, convertiti. Non ci convertiamo da soli, ma è Dio che ci converte inondandoci della Sua Misericordia: sta a noi  accogliere la conversione, per diventare a nostra volta strumenti di misericordia per i nostri fratelli».

La melodia e le parole del canone di Taizè «Misericordias Domini, in aeternum cantabo» danno inizio al rito di apertura della terza Porta Santa della diocesi fiorentina, dopo quella del Duomo e del santuario mariano dell’Impruneta. « Uscire da questo luogo santo non è meno impegnativo che entrarci: se entrare per la Porta Santa vuol dire riconoscersi peccatori, essere pronti ad accogliere il perdono di Dio e lasciarsi trasformare dal suo amore, uscire da questo luogo ci immette a farci testimoni dell’ Amore che abbiamo ricevuto, strumenti di riconciliazione, di comunione e di servizio verso gli altri».

«Quali siano gli atteggiamenti con cui vivere l’entrare ed uscire attraverso la Porta Santa lo indica Gesù stesso e lo mostrano le prime due letture ascoltate nella liturgia della Parola di questa quarta Domenica di Avvento» spiega il Cardinale. «Nella seconda lettura, (Eb 10, 5-10) vediamo come Gesù è entrato nel mondo per fare la volontà del Padre offrendo il suo corpo per la salvezza del mondo: entra anche lui in uno spazio sacro, quello della nostra umanità: egli la assume per prendere su di sé il peccato degli uomini e cancellarlo con il dono totale della sua vita. Al centro di questo atto d’amore di Gesù, c’è il sacrificio della sua stessa vita. In questo modo ci viene indicato un atteggiamento che deve conquistare il nostro cuore nel momento in cui anche noi entriamo nello spazio sacro varcando la Porta Santa: ci è richiesta l’offerta di noi stessi per fare la volontà del Padre».

«Mettiamoci in ricerca sempre più profonda della volontà di Dio: ascoltiamo la Parola di Dio proclamata nella liturgia – e letta nelle nostre case – e frequentiamo assiduamente in questo tempo giubilare il sacramento della Riconciliazione che ci apre al sacramento dell’Eucarestia, perché è attraverso i sacramenti che Dio ci offre il sostegno della Sua grazia». Questo l’invito del Cardinale che ha fatto riferimento anche alle parole del profeta Michea che parla dell’uscita del Messia: «Egli esce prima di tutto dal grembo di una Donna; poi esce attraverso la porta di un piccolo villaggio, Betlemme di Efraim, per diventare colui che regnerà su tutto il popolo di Dio. Venendo al mondo con una nascita umana, questo Messia che porta la pace, entra in comunione con i suoi fratelli, con quella che è la condizione di uomini. Entrato nel mondo per compiere la volontà del Padre, Gesù esce per incontrare i fratelli, con duplice atteggiamento di condivisione ed umiltà». Il Vescovo spiega che l’esperienza della misericordia del Padre è per sua natura un’esperienza che apre ai fratelli: dopo aver incontrato un Dio che ci è Padre, capiamo che non più Padre mio, ma Padre nostro. Il cardinale Betori sottolinea però che il passaggio dall’ascolto della Parola di Dio alla condivisione con i fratelli è dato nel fare esperienza della Misericordia di Dio. Guardando alla pagina del Vangelo (Lc 1, 39-45), ci guida l’esempio di Maria: lei stessa, accolta la Parola di Dio, si alzò e andò in fretta, facendo scaturire dalla misericordia di Dio un gesto di condivisione e di servizio verso Elisabetta. «Il gesto di servire è in se stesso un atto di rivelazione della misericordia di Dio» spiega il Cardinale:  «non appena Maria visita Elisabetta, non ha bisogno di spiegare ciò che l’Arcangelo le  ha rivelato, ma è lo stesso gesto di Maria, colmo di misericordia, di condivisione e di umiltà, a rendere Elisabetta capace di comprendere ciò che Dio sta compiendo in sua cugina».

Le parole con cui il vescovo conclude, riprendono la figura di Gesù Buon pastore: «Entriamo dunque per la porta santa con la consapevolezza che è segno del corpo di Gesù: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Entrare attraverso una porta di legno per entrare sempre più profondamente attraverso il mistero di Gesù, perché solo attraversando quel mistero possiamo scoprire il nostro mistero. Oltre la porta santa ci aspetta Gesù, da scoprire e amare, nel volto dei più poveri. Accostiamoci in fretta, come Maria, a questo dono».