Vita Chiesa

Papa in Uganda: ai giovani, «la preghiera è l’arma più forte che ha un giovane»

Al Papa i giovani hanno donato una statua in legno raffigurante il patrono della gioventù. Il sui intervento è stato preceduto dalle testimonianze di Winnie, 24 ani, che lotta contro l’Aids, ed Emmanuel, già prigioniero di guerra e vittima di tortura. «Mentre ascoltavo – ha detto Francesco dando il via ad uno scambio di domande e risposte – mi sono fatto una domanda: un’esperienza negativa può servire nella vita? Sì. Sia Emmanuel sia Winnie hanno vissuto esperienze negative. Winnie pensava che non ci fosse un futuro per lei, che la vita per lei era un muro», ma Gesù «le ha fatto capire che nella vita possono succedere grandi miracoli» e «una parete può diventare «un orizzonte che apre al futuro». Winnie, ha detto Francesco, ha trasformato la sua depressione in speranza. «Questo non è magia, è opera di Gesù perché Gesù è il Signore e può tutto». Egli, che «ha sofferto le esperienze più negative della storia», «con il potere di Dio è risorto» e può fare lo stesso «in ognuno di noi».

Francesco ha poi ripreso la testimonianza di Emmanuel e ha invitato a immaginare la sua sofferenza quando vedeva i suoi compagni torturati e assassinati. «Emmanuel è stato coraggioso – ha osservato -, ha corso il rischio, ha avuto fiducia in Gesù ed è fuggito ed oggi lo abbiamo qui dopo 14 anni, diplomato in scienze amministrative». «La nostra vita è come un seme, per vivere occorre morire, qualche volta fisicamente come sono morti i compagni di Emmanuel e i martiri dell’Uganda. Attraverso questa morte c’è una vita, una vita per tutti», ha assicurato. «Se io trasformo il negativo in positivo sono un trionfatore – ha detto ancora il Papa – ma questo si può fare solo con la grazia di Gesù». Di qui una raffica di domande: «Siete sicuri di questo? Siete disposti a trasformare le cose negative in positive? A trasformate l’odio in amore, la guerra in pace?» A rispondere è un triplice boato di sì. «Siate consapevoli – ha esortato Francesco – che siete un popolo di martiri, nelle vostre vene scorre sangue di martiri e per questi avete la fede e la vita». «Questa fede e questa vita che avete adesso – ha aggiunto sorridendo – è così bella che si chiama la perla dell’Africa». «Sembra che il microfono non funzionasse bene – ha osservato -, qualche volta anche noi non funzioniamo bene, e quando non funzioniamo bene da chi dobbiamo andare a chiedere aiuto?». «Non vi sento – ha detto galvanizzando i giovani -. Dobbiamo andare da Gesù, Gesù può cambiarti la vita, può abbattere tutti i muri che hai davanti».

«Non c’è una bacchetta magica: se volete che Gesù vi cambi la vita dovete chiedergli aiuto. Questo si chiama pregare». Così il Papa ai giovani, ai quali ha chiesto: «Voi pregate?». «Pregate Gesù perché lui è il salvatore, non smettete mai di pregare – il suo monito -, la preghiera è l’arma più forte che ha un giovane. Gesù vuole bene a tutti e vuole aiutare tutti». «Aprite la porta del vostro cuore a Gesù e lasciatelo entrare». Quando Gesù «entra nella nostra vita ci aiuta a lottare contro tutti i problemi», ma occorre «sempre lottare, combattere con il mio desiderio e con la mia preghiera». «Siete pronti a combattere e desiderosi di volere il meglio per voi? Siete pronti a chiedere Gesù che vi aiuti nella lotta?», gli altri interrogativi di Francesco.

«Tutti noi apparteniamo alla Chiesa, è giusto? La Chiesa ha una madre, come si chiama? Pregate la madre, quando un bambino cade, si fa male e si mette a piangere va a cercare la mamma». Così il Papa ai giovani. «Quando abbiamo un problema la cosa migliore da fare è andare da nostra madre e pregare Maria, madre nostra. Siete d’accordo? Voi pregate la Vergine? Pregate Gesù e la Vergine madre nostra?». Queste le «tre cose» sintetizzate da Francesco ai giovani: «Superare le difficoltà, trasformare il negativo in positivo, e la preghiera a Gesù che può tutto, che entri nel nostro cuore e ci cambi la vita, Gesù che è venuto per salvarmi e dare la sua vita per me» ed «è l’unico Signore». Siccome nella Chiesa «non siamo orfani e abbiamo una madre», occorre «pregare nostra madre, come si chiama?», ha chiesto invitando i ragazzi a rispondere «più forte». «Vi ringrazio molto – ha quindi affermato Francesco – per avermi ascoltato, perché volete trasformare il negativo in positivo, perché volete lottare con Gesù al vostro fianco e soprattutto ci ringrazio perché avere voglia di non smettere mai di pregare». A conclusione dell’incontro la recita, tutti insieme, abbandonando lo spagnolo e passando all’inglese, dell’Ave Maria, la benedizione del Papa e la sua consueta richiesta: «Please, pray for me, I need it, don’t forget it».