Vita Chiesa
Sinodo Famiglia: p. Lombardi, 1.355 «modi» alla bozza di relazione finale
«L’annuncio dato ieri dal Papa – ha spiegato Turkson rispondendo alle domande dei giornalisti, a proposito del nuovo Dicastero unico per laici, famiglia e vita – è il termine di un processo: il Papa ne aveva parlato in riunioni pubbliche con vescovi e cardinali: se ne era parlato con i capi dei dicasteri alla fine della riunione del C9 dopo l’ultimo Sinodo». «Il desiderio del Santo Padre è di riformare la Curia», ha ricordato il porporato africano: «C’erano due possibilità: mettere insieme famiglia e laici e creare un altro organismo per i giovani e le donne. Famiglia, giovani e Pontificia Accademia della vita sono stati messi insieme e sostenuti da tutti i gruppi. Niente di più preciso è stato detto ieri», ha concluso.
Al Sinodo si è parlato anche del «rapporto tra la coscienza e la legge morale», un «argomento impegnativo», ha riferito padre Federico Lombardi illustrando nel briefing odierno i contenuti dei 51 interventi effettuati dai padri sinodali questa mattina, «molto vari» perché hanno toccato «una gamma molto varia di argomenti». «Tutti hanno espresso un chiaro ringraziamento per il lavoro della Commissione», ha detto il portavoce vaticano, e la bozza della Relazione finale è stata giudicata dai padri «un testo molto più ordinato e soddisfacente rispetto all’Instrumentum Laboris, che è più frammentato, meno organico e coerente». La sessione di ieri pomeriggio, ha ricordato Lombardi, è cominciata con un intervento del Papa, che ha comunicato la sua decisione d’istituire il nuovo Dicastero con competenza sui laici, la famiglia e la vita. È stata anche completata l’elezione dei membri del Consiglio della Segreteria del Sinodo, che verrà comunicata quando sarà completata. Poi il cardinale Erdo ha introdotto la bozza di «Relazione finale», con una «breve introduzione» mentre il cardinale Baldisseri ha spiegato «la metodologia con cui ci si è arrivati». È stata letta e presentata, inoltre, la bozza di una dichiarazione del Sinodo a proposito della situazione delle famiglie del Medio Oriente, che verrà resa pubblica domani.
Al Sinodo «niente blocchi contrapposti». Ad assicurarlo, nel briefing di oggi in Sala stampa vaticana, sono stati i tre padri sinodali invitati a parlare con i giornalisti. «Una cosa è certa», ha spiegato il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio giustizia e pace: «Essendo i padri sinodali di diversi continenti, dunque di diverse culture e prassi pastorali, gli approcci sono diversi: ma ciò non indica la formazione di blocchi contrapposti, semmai è l’invito a un’apertura larghissima a tutte le situazioni in cui il matrimonio viene celebrato e vissuto». «Se tutti la pensiamo allo stesso modo, allora nessuno pensa», ha detto il cardinale Gerard Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec: «La diversità di opinioni è un esempio di buona salute». «La differenza è una grande ricchezza»; gli ha fatto eco monsignor Lucas Vanlooy, vescovo di Gent.
«La nostra preoccupazione non è il consenso», ha assicuratoai giornalisti il cardinale Peter Turkson. Alle numerose domande sull’accoglienza più o meno maggioritaria che potrà ricevere la Relazione finale del Sinodo, i partecipanti al briefing hanno risposto ricordando che al cuore dl Sinodo c’è l’ascolto delle voci di tutti i padri provenienti dai cinque continenti. «Abbiamo imparato ad apprezzare il punto di vista degli altri», ha testimoniato Turkson: «Questa è la forza di questo Sinodo, questa è la collegialità e la sinodalità». «Non si può avere consenso su tutto», ha osservato il cardinale Gerard Cyprien Lacroix, rimarcando che «il documento finale del Snodo è tutto importante, ma anche tutta l’esperienza sinodale è importante: il Sinodo non è soltanto quello che è stato detto, ma il risultato del confronto avvenuto nei Circoli minori. Il Papa si è informato, ha ascoltato». Van Looy ha fatto il caso particolare del tema della coscienza. «Bisogna cercare di avere un’attenzione per tutte le culture, ma anche per la coscienza della persona in questo contesto: è vero che la coscienza risponde alla voce del Signore, ma deve anche essere educata, e l’itinerario è diverso a seconda del punto di partenza della persona stessa».
La situazione dei divorziati risposati, come tutte le situazioni delle famiglie in difficoltà, è stata «ascoltata moltissimo» al Sinodo sulla famiglia che sta per chiudersi in Vaticano, hanno testimoniato i tre partecipanti al briefing di oggi in sala stampa vaticana. «I divorziati risposati – ha detto monsignor Lucas Van Looy, vescovo di Gent, rispondendo alle domande dei giornalisti – sono stati ascoltati moltissimo: il Sinodo è partito da questo ascolto fatto in questi due anni in tutto il mondo». «La pastorale familiare – ha precisato il presule – non si riferisce unicamente alle famiglie in difficoltà, ma è evidente che chi ha più difficoltà richiami maggiore attenzione. Per questo si è data più attenzione alle famiglie che fanno più difficoltà, alle famiglie che fanno più fatica ad essere fedeli». «Ogni vescovo del mondo – ha ricordato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede – sente decine di testimonianze di famiglie in difficoltà: al Sinodo le esperienze sono un po’ simboliche, tutti ne conoscono talmente tanti di esempi così che li portano nel cuore».
Al Sinodo «l’omosessualità non è un tabù». È un coro unanime, quello emerso dal briefing di oggi in Sala stampa vaticana. «Non so come sarà il documento finale nella sua versione definitiva», ha detto il cardinale Gerard Cyprien Lacroix, rispondendo alle domande dei giornalisti, ma «in tutto il Sinodo si è parlato di persone con tendenza omosessuale che fanno parte delle nostre famiglie. Non è stato un Sinodo sull’omosessualità, ma sulla famiglia: però è chiaro che nelle nostre famiglie ci sono queste persone». «Non parlerei di tabù», ha precisato monsignor Lucas Van Looy: «Ne abbiamo parlato in maniera molto aperta e condivisa». «L’omosessualità non è un tabù neanche per l’Africa», ha assicurato il cardinale Peter Turkson: «Si dice che in Africa l’omosessualità sia un tabù, ma bisognerebbe prima visitare la Russia», ha aggiunto con una battuta. «Qualunque libro di psicologia negli anni Settanta presentava l’omosessualità come una anormalità», ha ricordato il porporato: «Oggi la comprensione è cambiata». Per questo, secondo Turkson, «si deve concedere a quei Paesi che hanno difficoltà di crescere nella comprensione di questa esperienza: non è detto che quello che accade in Occidente debba accadere in tutti gli altri Paesi. Bisogna non criminalizzare il fenomeno, ma anche non vittimizzare le persone».
«Potrebbe essere l’inizio di una Chiesa nuova», all’insegna della «tenerezza verso tutte le persone», ha osservato monsignor Lucas Van Looy. Per il cardinale Gerard Cyprien Lacroix «potrebbe essere la fine di una Chiesa che dà giudizi», a favore invece di «una Chiesa che accoglie, che cammina con le persone, che parla con chiarezza». Il cardinale Peter Turkson ha parlato di «un Sinodo emblematico della vita della Chiesa». «Il matrimonio – ha spiegato – è un sacramento, come tutti gli altri sacramenti che seguono il battesimo è un sacramento di discepolato». Il Sinodo, allora, è «un’occasione di rivivere questo sacramento, di capire il discepolato»: «Il matrimonio celebrato dalla Chiesa – ha sintetizzato Turkson – è una celebrazione di discepolato, di gente che ha cercato di fare un cammino con il Signore. Non è qualcosa che si fa con i nostri poteri nativi: come il sacerdozio, è un sacramento che richiede la grazia del Signore». «Quando trascuriamo questo, lo viviamo come un nostro affare, le problematiche si mostrano», ha commentato il cardinale.