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Marcinelle: Migrantes, “ricordo e memoria per miglioramento del presente”

L'8 agosto del 1956 avvenne l'immane tragedia nella miniera del Belgio, dove a morire furono 262 minatori, di cui 136 immigrati italiani.

“Il 65° anniversario, che ricorre quest’anno, diventa l’occasione per rivolgere lo sguardo a una storia che non va dimenticata. Il ricordo e la memoria devono fare da sprone per il costante miglioramento del presente”. Lo scrive la fondazione Migrantes, ricordando il 65° anniversario della tragedia di Marcinelle, in Belgio, dove un incendio sviluppatosi all’interno della miniera del “Bois du Cazier” uccise 262 minatori di ben dodici nazionalità diverse, tra cui 136 italiani. “La miniera di Marcinelle è comunemente riconosciuta come la tragedia legata all’emigrazione italiana. In realtà non fu né la prima né l’ultima, ma è oggi simbolo indiscusso della memoria collettiva italiana per tutti i connazionali morti sul lavoro”.Come evidenziato dal Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, la mobilità italiana continua a crescere. Negli ultimi 15 anni il dato si attesta a +76%. Tra chi parte oggi, ben il 40% ha tra i 18 e i 34 anni. Si tratta di giovani alla ricerca di una realizzazione attraverso un’occupazione giusta e strutturale, la cui mancanza è un problema endemico della realtà giovanile italiana. “Il lavoratore – aggiunge la Migrantes – merita luoghi di lavoro sicuri, trattamenti adeguati e tutele al passo con i tempi. La pandemia sta facendo toccare con mano quanto il mondo del lavoro sia in fermento, quanto velocemente esso possa cambiare con la digitalizzazione e telematizzazione. Ma ci sono altresì settori più tradizionali, dove il rischio continua ad essere alto, come dimostrano i circa 650 mila infortuni che si registrano in Italia ogni anno”.Ricordando la tragedia di Marcinelle, la fondazione Migrantes ribadisce che “occorre costruire una memoria collettiva all’altezza di quella tragedia, per non dimenticare aspetti che assomigliano alle tristi pagine attuali di cronaca delle migrazioni”. “La mobilità umana di oggi, economica e non, ricorda a tutti quanto per l’uomo il movimento sia connaturato all’esistenza felice. Per gli italiani, in particolare, mobilità significa non riscoprirsi migranti, ma trovarsi di fronte a un elemento nazionale strutturale, identitario e complesso”.