Vita Chiesa
Bartoletti, il vescovo che inventò i Convegni della Chiesa
L’arcivescovo Enrico Bartoletti, segretario generale della Cei dal 1972 al marzo 1976, fu l’artefice di una cosa prima mai vista. Una cosa nuova per la Chiesa. Fu un riunire di tutte le migliori forze, di tutte le rappresentanze ecclesiali, per guardare e analizzare il nuovo contesto storico che andava secolarizzandosi; per discutere, insieme, di una prospettiva. Erano gli anni del post Concilio Vaticano II. Ma erano i primi anni di un benessere forse più diffuso in Italia, dopo il boom economico.
L’inizio degli anni ’70 sono un crinale delicato per la storia del paese. Paolo VI volle Bartoletti come segretario della Conferenza Episcopale Italiana, sotto la presidenza del card. Antonio Poma. Bartoletti obbedì e lasciò l’amata Lucca dove era arcivescovo. A Roma non andò da solo. Lo seguì anche il suo segretario, il lucchese don Pietro Gianneschi.
Don Pietro ora è parroco a S. Vito nella periferia di Lucca. Lo vado a trovare. È felicissimo di tornare a parlare di quella stagione. Ancor più di parlare del suo Vescovo Enrico. Don Pietro è un testimone fedele e prezioso di quel momento storico della Chiesa italiana. Mi mette davanti tanti libri. Poi mi dice «il grande piano pastorale della Chiesa in Italia “Evangelizzazione e Sacramenti” fin dall’inizio tendeva a portare a compimento il disegno del Concilio Vaticano II. Era già chiaro nella presentazione, fatta dal Cardinal Poma all’episcopato italiano, che l’impegno era quello di tuffare la Chiesa nel mondo. Questo voleva dire far qualcosa per accogliere davvero il Concilio, non solo nelle sue prime tre grandi costituzioni, ma anche nella Gaudium et Spes. C’era però la necessità di un confronto più ampio che forse tardava. La spinta definitiva, che desiderava anche Paolo VI, venne indubbiamente da mons. Bartoletti».
I ricordi si accavallano, ma c’è una chiarezza di fondo. «Le grandi finalità e i grandi traguardi che si raggiunsero con il primo Convegno della Chiesa in Italia, che si intitolò “Evangelizzazione e promozione umana” e si svolse dal 30 ottobre al 4 novembre 1976 a Roma, furono due: l’arrivo del Concilio nella Chiesa italiana e la ricomposizione di un mondo cattolico spaccato dalle vicende del 1974. In quell’anno ci fu in Italia il referendum sul divorzio. Un fatto che aveva portato ad una tremenda frattura all’interno della Chiesa coinvolgendo i laici ma anche il clero. All’interno del mondo cattolico c’erano i fautori di quel referendum, ma vi erano anche i contrari coloro cioè che la ritenevano una battaglia inutile in tempi di secolarismo diffuso e crisi spirituale. Tra questi ultimi ricordo in particolare Carlo Bò che affermò “non possiamo legiferare il Vangelo”.
Quando ci trovammo a convocare le prime riunioni per preparare il Convegno fu complicatissimo proprio per le conseguenze di questa frattura». Poi don Pietro continua: «Nel comitato dei 35 che mons. Bartoletti convocò per iniziare i lavori preparatori, e che poi si allargò di numero, riuscì a far partecipi i rappresentanti di tutto il mondo cattolico italiano di allora. Clero e laici. E tornando alla vicenda del 1974, sia di chi voleva sia chi non voleva quel referendum sul divorzio. L’opera di mons. Bartoletti per il Convegno fu importante ai fini della ricomposizione dello spaccato mondo cattolico. Assieme a lui padre Bartolomeo Sorge e Giuseppe Lazzati furono fondamentali. Non a caso entrambe poi furono vice presidenti del Convegno». Che però mons. Bartoletti non vide. «Mons. Bartoletti morì il 5 marzo 1976. Ma ci tengo a precisare che non solo la struttura del Convegno in sé, con le grandi finalità di cui abbiamo accennato, ma anche le relazioni e i relatori furono stabilite da Bartoletti nel confronto dei lavori preparatori. Secondo quanto testimoniato da Sorge e Lazzati, il card. Poma presidente della Cei e quindi presidente del Convegno disse: “Facciamo quello che mons. Bartoletti ha stabilito”».
Don Pietro, che ricaduta ebbe in Italia questo primo Convegno? «La ricaduta del convegno nella Chiesa in Italia fu notevole. Io però tornai quasi subito a Lucca, e posso raccontare che sotto la guida dell’arcivescovo Giuliano Agresti, ci fu un’ampia partecipazione a dibattiti che ripresentarono alla Chiesa lucchese il messaggio di “Evangelizzazione e promozione umana”. Ma per certi aspetti, sempre nella mia diocesi, anche il Sinodo del 1998, voluto da mons. Bruno Tommasi, rispondeva a un metodo e a delle intuizioni che provenivano da quel Convegno del 1976. Anche se i tempi e i costumi erano altri. Ma in moltissime altre diocesi sono avvenute cose simili».
Nel raccontare queste cose, don Pietro non manca di sfogliare libri e trovare citazioni e date. «Perché è importante che si sappia questo, vedi ecco siamo nel novembre del 1980; sempre a Firenze. Il card. Carlo Maria Martini, in un’assemblea affollata, ebbe a dire che mons. Bartoletti fu il “Mosè del Vaticano II, colui che ha traghettato l’Italia sulla sponda del Concilio”». Ecco, don Pietro, che cosa significa questo di preciso? «Per mons. Bartoletti significava passare “da una Chiesa di praticanti a una Chiesa di credenti, da un cristianesimo di tradizione a un cristianesimo di convinzione e di testimonianza”».
Questo mi pare molto affine a quello che spesso emerge dai gesti e dalle parole di papa Francesco, volto all’apertura, alla missionarietà. «Il dono infinito che abbiamo ricevuto con Francesco lo valuterà la storia» dice don Pietro «ma in effetti riesce a tradurre molti concetti alti con parole e gesti semplici, a tutti comprensibili».
Un cammino iniziato nel 1976
Quello che si aprirà a novembre a Firenze, «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo», sarà il quinto convegno ecclesiale nazionale.
Il primo, sul tema «Evangelizzazione e promozione umana», si tenne nel 1976 a Roma; quindi fu la volta di Loreto nel 1985 («Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini»), Palermo nel 1995 («Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia») e Verona nel 2006 («Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo»).
Ogni convegno ha visto la presenza del Papa: fu Paolo VI ad accogliere a Roma i convegnisti, nel 1976. Giovanni Paolo II fu presente sia a Loreto nel 1985 che a Palermo nel 1995; il convegno di Verona ha visto invece la presenza di Benedetto XVI.