Vita Chiesa

Verso il Sinodo: Lussemburgo, «dalla pastorale della famiglia a una pastorale dell’amore»

Se non si parte dal «principio di realtà», cioè la descrizione della realtà della famiglia quale si vede nella Chiesa e nella realtà di oggi, la morale cattolica resterà una serie di «norme inflessibili o immutabili» e non «un insieme di criteri che si adattano alle diverse situazioni umane». Auspicano «spirito di accoglienza che permette il progresso della fede» e «atteggiamenti evangelici, piuttosto che ricette omogenee e universali» i cattolici del Lussemburgo nelle 26 pagine in francese che l’arcivescovo Jean-Claude Hollerich ha inviato alla segreteria del Sinodo dei vescovi il 14 aprile scorso e sono ora online. Questo secondo questionario «non ha suscitato che pochissimo interesse», si legge nell’introduzione, forse perché «il numero, la densità, lo stile e la complessità delle domande hanno scoraggiato» i più. La realtà da cui ripartire è che le persone non cercano «di fondare una famiglia ma di trovare la felicità in una relazione d’amore». Per questo occorre «una transizione dalla pastorale delle famiglie a una pastorale dell’amore» in cui la Chiesa «accompagna le persone nel loro progetto d’amore», anche quando questo si sbriciola. Non è più il tempo dell’«annuncio di un ideale proposto dalla dottrina cattolica e della denuncia di situazioni non conformi a questo ideale». Perché comunque è «totalmente incomprensibile» se non addirittura deleterio. Come lo è l’uso di certe parole (es. concubinato) considerate «rivoltanti» perché giudicanti.

Secondo i cattolici del Lussemburgo, è invece il tempo di un «cambiamento della posizione ufficiale», a partire dal credere che «la misericordia di Dio non esclude nessuno», mentre a volte la Chiesa di fatto lo fa. Due volte il documento del Lussemburgo cita l’«atteggiamento ingiusto» della Chiesa verso le persone sposate rispetto ai consacrati: ai sacerdoti che abbandonano il sacerdozio si «permette un secondo progetto di vita e l’accesso ai sacramenti», cosa vietata ai divorziati. L’invito è a «rinunciare a quest’atteggiamento» e «rivedere la teologia del matrimonio nella prospettiva della misericordia evangelica». In questo, come nell’ambito della sessualità umana o della scelta della convivenza. Il «principio della misericordia» di Papa Francesco porta invece a pensare «una pastorale della famiglia più evangelica, che incoraggia le coppie cristiane» e che «ricorre alla parola di Dio secondo lo stile di Gesù», come «spazio della scoperta del Cristo e del Vangelo» e non per richiamare «testi letti in modo ristretto e legalista» per «giustificare una dottrina».