Vita Chiesa

Card. Betori: «Combattere cultura dell’esclusione e dell’autosufficienza»

Nel «radicale capovolgimento della logica umana» della Passione di Gesù «possiamo scorgere il vero volto di Dio. Il suo è un volto d’amore: l’amore del Padre per l’umanità, che si manifesta nel volto del Figlio che si trasfigura per amore nel dolore. La forza dell’amore si rivela proprio nel suo farsi carico del dolore dell’umanità, degli esiti disumani di quel peccato che il Cristo è venuto a prendere su di sé». Lo ha detto ieri il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nella Messa della Domenica delle Palme.

«Proprio questa condizione – ha commentato l’Arcivescovo – ci fa sentire Gesù ancor più vicino a noi, consapevoli come siamo di quanto profonde e diffuse siano le situazioni di emarginazione e solitudine nel nostro mondo. Sono le emarginazioni e le esclusioni a cui la povertà materiale condanna tanti uomini e donne tra noi e intere popolazioni sulla terra. È lo sconforto che si impadronisce di tante persone che la cultura individualista, a cui ci stiamo progressivamente consegnando, condanna alla tragedia dell’isolamento, dopo averle illuse con le promesse di un’impossibile assoluta autonomia. Dalla Passione del Signore emerge un appello a combattere questa cultura dell’esclusione e dell’autosufficienza, per edificare quella comunione che sola può dare pienezza alla nostra umanità.

«Il vero strumento di lotta contro ogni iniquità del mondo – ha aggiunto – è un amore di partecipazione e di condivisione». E con questo ci è offerto «il primo essenziale messaggio della Passione: per chi vuole essere discepolo di Gesù, non c’è emarginazione e miseria del mondo che possa essere rifiutata e non c’è attesa dei poveri che non debba esigere da noi risposta e condivisione. Ogni croce dell’umanità, quelle delle povertà sociali come quelle delle miserie spirituali, è un luogo in cui incontrare il Figlio di Dio e in cui egli deve poter incontrare anche noi».

Una seconda caratteristica della Passione di Gesù nel Vangelo di Marco è l’abbandono in cui si trova Gesù: di qui «un appello a combattere questa cultura dell’esclusione e dell’autosufficienza, per edificare quella comunione che sola può dare pienezza alla nostra umanità».