Vita Chiesa
Santa Sede: pubblicato un «Direttorio omiletico»
La notizia del Direttorio è stata data dall’edizione odierna de «L’Osservatore Romano», che pubblica un decreto del dicastero vaticano e una nota del segretario della Congregazione, monsignor Arthur Roche. In direttorio, spiega il decreto, è «articolato in due parti». «Nella prima, intitolata ‘L’omelia e l’ambito liturgico’, si descrive la natura, la funzione e il contesto peculiare dell’omelia, come pure alcuni aspetti che la qualificano, ossia il ministro ordinato a cui compete, il riferimento alla Parola di Dio, la sua preparazione prossima e remota, i destinatari».
«Nella seconda parte, ‘Ars praedicandi’, vengono esemplificate le coordinate metodologiche e contenutistiche che l’omileta deve conoscere e di cui tener conto nel preparare e pronunciare l’omelia». Seguono infine due Appendici, una con «i riferimenti del Catechismo in rapporto con alcuni accenti tematici delle letture domenicali dei tre cicli annuali» e la seconda con «riferimenti a testi di documenti magisteriali sull’omelia».
Mons Arthur Roche, ricorda che «il progetto di un documento sull’omelia ha preso concretamente avvio a seguito dell’esortazione apostolica Verbum Domini di Benedetto XVI», mentre «una spinta decisiva a portarlo in porto è venuta dall’attenzione specifica che Papa Francesco, nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, ai numeri 135-159, ha voluto riservare proprio al tema dell’omelia e della preparazione della predicazione».
Destinatari del Direttorio, che potrà essere usato per «la formazione permanente del clero», «sono naturalmente i sacerdoti, ma anche i seminaristi».
«L’omelia – ricorda Roche – riveste a buon diritto la qualifica di ‘liturgica’, nel senso che ha un posto specifico dentro la celebrazione dei santi misteri, è richiesta da essa ed è al servizio della fruttuosa partecipazione a essa del popolo santo di Dio. Non è pensabile infatti un’omelia a sé stante, come un pezzo di oratoria, ossia disgiunta dalla divina Parola che risuona per la concreta assemblea raccolta per l’Eucaristia, a cui appunto è destinata».
«In questa luce – prosegue – l’omelia chiama in causa, in prima persona, il ministro ordinato che la pronuncia». «Perciò – sottolinea – l’omelia non può essere improvvisata. Occorre che l’omileta sappia e ravvivi incessantemente in sé la coscienza di che cosa la Chiesa gli chiede nel dargli mandato di spezzare il pane della divina Parola nell’assemblea eucaristica, che cosa prevedono i libri liturgici circa questa peculiare azione, che competenze egli debba coltivare, quali siano i reali bisogni e le attese della comunità riunita in preghiera ora e qui».
Nel Direttorio la prima parte «espone e illustra i criteri che, secondo la disciplina vigente, contribuiscono a qualificare la predicazione omiletica», mentre la seconda «offre esemplarmente un’applicazione dei criteri ricordati, proponendo indicazioni di metodo e chiavi interpretative per l’omelia, percorrendo il ciclo domenicale-festivo dell’intero anno liturgico, a partire dal cuore che è il triduo pasquale, per considerare quindi il tempo pasquale, la Quaresima, l’Avvento, il Natale e il tempo durante l’anno, senza dimenticare di fare accenno alle messe feriali, di matrimonio ed esequiali». «Ovviamente – precisa Roche – si è evitato di proporre esempi di omelie preconfezionate, pronte per l’uso».