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Papa Francesco: a comunità fedeli del Myanmar a Roma, “dove c’è guerra e violenza impegnarsi, anche attraverso le scelte sociali e politiche, rischiando la vita”
“Non lasciamo entrare nella Chiesa la logica dei partiti che divide”, ha detto il Pontefice nell’omelia della messa per la comunità dei fedeli del Myanmar residenti a Roma, celebrata presso l’Altare della Cattedra nella Basilica Vaticana
“Custodire la verità non significa difendere delle idee, diventare guardiani di un sistema di dottrine e di dogmi, ma restare legati a Cristo ed essere consacrati al suo Vangelo. La verità, nel linguaggio dell’apostolo Giovanni, è Cristo stesso, rivelazione dell’amore del Padre. Gesù prega perché, vivendo nel mondo, i discepoli non seguano i criteri di questo mondo. Che non si lascino affascinare dagli idoli, ma custodiscano l’amicizia con Lui; che non pieghino il Vangelo alle logiche umane e mondane, ma custodiscano integro il suo messaggio”. Lo ha detto il Papa nell’omelia della messa per la comunità dei fedeli del Myanmar residenti a Roma, celebrata presso l’Altare della Cattedra nella Basilica Vaticana. Per il Santo Padre, “custodire la verità significa essere profeti in tutte le situazioni della vita, essere cioè consacrati al Vangelo e diventarne testimoni anche quando questo costa il prezzo di andare controcorrente. A volte, noi cristiani cerchiamo il compromesso, ma il Vangelo ci chiede di essere nella verità e per la verità, donando la vita per gli altri. E dove c’è guerra, violenza, odio, essere fedeli al Vangelo e artigiani di pace significa impegnarsi, anche attraverso le scelte sociali e politiche, rischiando la vita. Solo così le cose possono cambiare. Il Signore non ha bisogno di gente tiepida: ci vuole consacrati nella verità e nella bellezza del Vangelo, perché possiamo testimoniare la gioia del Regno di Dio anche nella notte buia del dolore e quando il male sembra più forte”. “Oggi voglio portare sull’altare del Signore le sofferenze del vostro popolo e pregare con voi perché Dio converta i cuori di tutti alla pace”, ha proseguito il Papa: “La preghiera di Gesù ci aiuti a custodire la fede anche nei momenti difficili, a essere costruttori di unità, a rischiare la vita per la verità del Vangelo. Per favore non perdete la speranza”.
“Dobbiamo custodire la fede per non soccombere al dolore e non precipitare nella rassegnazione di chi non vede più una via d’uscita”, ha aggiunto. “La preghiera ci apre alla fiducia in Dio anche nei momenti difficili, ci aiuta a sperare contro tutte le evidenze, ci sostiene nella battaglia quotidiana. Non è una fuga, un modo per scappare dai problemi. Al contrario – ha spiegato -, è l’unica arma che abbiamo per custodire l’amore e la speranza in mezzo a tante armi che seminano morte. Non è facile alzare lo sguardo quando siamo nel dolore, ma la fede ci aiuta a vincere la tentazione di ripiegarci su noi stessi! Forse vorremmo protestare, gridare la nostra sofferenza anche a Dio: non dobbiamo avere paura, anche questa è preghiera”. Quindi, il Papa ha invitato a “custodire l’unità”: “Essere una cosa sola, formare una famiglia, avere il coraggio di vivere legami di amicizia, di amore, di fratellanza. Quanto bisogno c’è, soprattutto oggi, di fraternità! So che alcune situazioni politiche e sociali sono più grandi di voi, ma l’impegno per la pace e la fraternità nasce sempre dal basso: ciascuno, nel piccolo, può fare la sua parte. Ciascuno può impegnarsi a essere, nel piccolo, un costruttore di fraternità, a essere seminatore di fraternità, a lavorare per ricostruire ciò che si è spezzato invece che alimentare la violenza. Siamo chiamati a farlo, anche come Chiesa: promuoviamo il dialogo, il rispetto per l’altro, la custodia del fratello, la comunione! E non lasciamo entrare nella Chiesa la logica dei partiti, la logica che divide, la logica che mette al centro ognuno di noi, scartando gli altri. Questo distrugge: distrugge la famiglia, distrugge la Chiesa, distrugge la società, distrugge noi stessi”.