Vita Chiesa
Papa in Molise, Messa a Campobasso: Chiesa in prima linea per la carità. Combattere la disoccupazione
Alla scuola di Maria, ha ricordato Francesco, che “parte in fretta per andare ad aiutare l’anziana parente Elisabetta, e così ci mostra che la via privilegiata per servire Dio è servire i fratelli che hanno bisogno”, la Chiesa impara “ad essere pronta a partire per andare incontro alle situazioni di maggiore necessità, ad essere premurosa verso i piccoli e gli esclusi”. “Ma il servizio della carità – ha ammonito il Papa – siamo chiamati tutti a viverlo nelle realtà ordinarie, in famiglia, in parrocchia, al lavoro con i vicini”. La Chiesa, “in prima linea” come “presenza materna e fraterna che condivide le difficoltà e le fragilità della gente”, cerca di “infondere nella società quel supplemento d’anima che consente di guardare oltre e di sperare”.
La piaga della disoccupazione. – La disoccupazione “è una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti”. Anche nell’omelia della Messa a Campobasso, il Papa è tornato sul tema del lavoro, al centro del suo primo discorso in terra di Molise, all’Università. Dopo aver invitato i fedeli a “perseverare” nella strada della carità, “servendo Dio nel servizio ai fratelli e diffondendo dappertutto la cultura della solidarietà”, Francesco ha commentato che “c’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione, una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti”. “Quella del lavoro – ha poi ribadito – è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario. È necessario porre la dignità della persona umana al centro di ogni prospettiva e di ogni azione. Gli altri interessi, anche se legittimi, sono secondari”. “Al centro c’è la dignità della persona umana – ha detto a braccio Francesco, tra gli applausi, tornando su un concetto del discorso tenuto all’Ateneo – che è stata creata a immagine di Dio, e tutti noi siamo immagine di Dio”.
Libertà antidoto a tristezza e grigiore. La “libertà” del popolo di Dio è “libertà anzitutto dal peccato, dall’egoismo in tutte le sue forme”, perché è “la libertà di donarsi e di farlo con gioia”, come Maria, che è “libera da se stessa, non si ripiega sulla sua condizione ma pensa a chi in quel momento ha più bisogno”. Lo ha detto il Papa, che nell’ultima parte dell’omelia della Messa a Campobasso ha parlato della “libertà che sperimentiamo nella comunità cristiana, quando ci mettiamo al servizio gli uni degli altri”. “Questa è la libertà che ci ha donato Dio, e non dobbiamo perderla”, ha poi aggiunto a braccio: “Libertà di adorare Dio e di servire i nostri fratelli”. In questo modo, il Signore “ci libera da ambizioni e rivalità, che minano l’unità, la comunione. Ci libera dalla sfiducia, dalla tristezza, dalla paura, dal vuoto interiore, dall’isolamento, dai rimpianti, dalle lamentele”. “Anche nelle nostre comunità non mancano atteggiamenti negativi – la denuncia di Francesco – che rendono le persone autoreferenziali, preoccupate più di difendersi che di donarsi”. “Ma Cristo ci libera da questo grigiore esistenziale”, ha assicurato il Papa, tracciando l’identità di una Chiesa “materna, accogliente e premurosa verso tutti”. “La Madonna della Libera ci accompagni, ci aiuti, ci dia pace e ci dia gioia”, ha concluso.