Vita Chiesa

Francesco ai vescovi messicani: cultura dell’incontro per sconfiggere le violenze

«Il discorso che ho firmato, ve lo consegneranno ora, a ciascuno, per iscritto, così vi posso salutare uno ad uno come avete chiesto», ha esordito il Papa. La preghiera, ha spiegato, è «il negoziare dei vescovi con Dio per il proprio popolo», mentre «la seconda trascendenza» è «la vicinanza al proprio popolo»: «E con queste due cose, avanti!», l’invito del Papa. «Grazie per la vostra vicinanza, ho imparato molto da quello che mi avete detto», ha detto ai vescovi messicani. «Mi lasciate preoccupazioni serie riguardo alle vostre Chiese», ha aggiunto: «Sono problemi seri, però vedo che la vostra Chiesa è consolidata sopra fondamenta molto forti». Tra i problemi «dolorosi», il Papa ha citato le persone «che attraversano la frontiera, tutti i problemi delle migrazioni, quelli che non arrivano dall’altra parte… Ci sono figli che muoiono, figli che uccisi per mano di sicari ingaggiati… Tutti questi problemi seri! E poi la droga, che oggi è una cosa che soffrite molto seriamente». «Quando un contadino ti dice: ‘Che cosa vuoi che faccia? Se coltivo mais vivo un mese, se invece coltivo ‘oppio’ vivo tutto l’anno!». «Voi, con il vostro popolo, sempre!», l’esortazione di Francesco.

Promuovere la «cultura dell’incontro» per sconfiggere le «molteplici violenze che affliggono la società». Questo l’invito rivolto dal Papa ai vescovi messicani. «La storia del Messico non può essere compresa senza i valori cristiani che sono alla base dello spirito della sua gente», ha esordito il Papa citando la Madonna di Guadalupe, patrona di tutta l’America, che «in più di un’occasione, con tenerezza di madre, ha contribuito alla riconciliazione e alla piena liberazione del popolo messicano, non con la spada e il potere, ma attraverso l’amore». Le «molteplici violenze che affliggono la società messicana, e particolarmente i giovani», per Francesco costituiscono «un rinnovato stimolo a promuovere questo spirito di concordia attraverso la cultura dell’incontro, del dialogo e della pace». Ai pastori, ha puntualizzato il Papa, «non compete apportare soluzioni tecniche o adottare misure politiche», ma l’essere solidali «con il popolo nelle sue necessità». «Conosco le vostre fatiche per i bisognosi, per quelli senza risorse, i disoccupati, coloro che lavorano in condizioni subumane, senza accesso ai servizi sociali, gli immigrati in cerca di migliori condizioni di vita, le vittime del narcotraffico», ha detto il Papa, secondo il quale tutto ciò «contribuisce a dare credibilità alla Chiesa e rilevanza alla voce dei suoi pastori».

«La missione della Chiesa non può prescindere dai laici che, traendo forza dalla Parola di Dio, dai sacramenti e dalla preghiera, vivono la fede nel cuore della famiglia, della scuola, dell’impresa, del movimento popolare, del sindacato, del partito e del governo, dando testimonianza della gioia del Vangelo». Francesco ha esortato i vescovi messicani a «promuovere la loro responsabilità secolare e a fornire loro una formazione adeguata per rendere visibile la dimensione pubblica della fede». In questo compito, la dottrina sociale della Chiesa è «uno strumento prezioso che può aiutare i cristiani nella loro lotta quotidiana per costruire un mondo più giusto e solidale». La famiglia, ha proseguito il Papa, «è un mezzo privilegiato affinché il tesoro della fede passi di padre in figlio. I momenti di dialogo frequenti nel seno della famiglia e la preghiera in comune permettono ai bambini di sperimentare la fede come parte integrante della vita quotidiana». Di qui l’invito a «intensificare la pastorale della famiglia», di fronte alla «cultura disumanizzante della morte», che va convertita nella «promozione della cultura del rispetto della vita in tutte le sue fasi, dal concepimento fino al suo termine naturale».