Vita Chiesa
Francesco alle Guardie svizzere: «Roma non è soltanto un grande museo»
«Prestare servizio nella Guardia Svizzera Pontificia – ha detto il Papa – significa vivere un’esperienza che vede incontrarsi il tempo e lo spazio in modo molto particolare: Roma è ricca di innumerevoli monumenti e luoghi storici e artistici che manifestano la grandezza della sua cultura e della sua storia». «Tuttavia – ha aggiunto – questa città non è soltanto un grande museo, ma crocevia di turisti e pellegrini che provengono da tutto il mondo: persone di diverse lingue, tradizioni, religioni e culture giungono qui con motivazioni differenti». «In questo movimento di storia e di storie personali c’è anche ognuno di voi», ha esclamato Francesco: «Con il vostro peculiare servizio, voi siete chiamati a dare una serena e gioiosa testimonianza cristiana a quanti giungono in Vaticano per visitare la basilica di san Pietro e per incontrare il Papa». «Vivete intensamente le vostre giornate!», l’invito del Papa: «Siate saldi nella vostra fede e generosi nella carità verso le persone che incontrate».
«Con gioia vi incontro in questo giorno importante per voi, un giorno di festa», ha esordito il Papa, salutando tutti «con affetto e riconoscenza». «Il 6 maggio – ha proseguito – è una data che rimarrà impressa nella vostra mente e vi consentirà, nel corso della vostra vita, di rivivere con gioia un momento significativo della vostra permanenza nel Corpo della Guardia Svizzera. È un giorno speciale, perché commemoriamo il Sacco di Roma e l’atto eroico dei vostri predecessori che, nel 1527, offrirono la propria vita per la difesa della Chiesa e del Papa. La vostra dedizione è la conferma che il loro coraggio e la loro fedeltà hanno portato frutto, come dice il Vangelo: il seme gettato e morto nella terra è cresciuto». «Il contesto sociale ed ecclesiale è molto cambiato da allora: la società è diversa rispetto a quei tempi», ha ammesso Francesco: «Ma il cuore dell’uomo, la sua capacità di essere fedele e coraggioso – ‘acriter et fideliter’, recita il vostro motto – è rimasto lo stesso». In questa prospettiva, il servizio delle Guardie Svizzere per il Papa «è un’autentica testimonianza, perché esprime concretamente il desiderio di dedicarsi ad un compito importante ed impegnativo». «A questa scelta siete arrivati con l’aiuto delle vostre famiglie e delle comunità che vi hanno educato», ha sottolineato: «Anche a loro va il mio sincero ringraziamento».
Poi un riferimento all’uniforme delle Guardie Svizzere, che quest’anno compie cent’anni: «I suoi colori e la sua foggia sono conosciuti in tutto il mondo: ricordano dedizione, serietà, sicurezza. Identificano un servizio singolare e un passato glorioso». Tuttavia, «dietro ad ogni uniforme c’è una persona concreta: con una famiglia e una terra di provenienza, con una personalità e una sensibilità, con dei desideri e dei progetti di vita». «La vostra divisa è un suggestivo tratto caratteristico della Guardia Svizzera e attira l’attenzione della gente», le parole del Papa: «Ma ricordate che non è l’uniforme ma colui che la indossa a dover colpire gli altri per la gentilezza, per lo spirito di accoglienza, per l’atteggiamento di carità verso tutti». «Considerate questo anche nei rapporti tra di voi – l’invito del Papa – dando importanza anche alla vostra vita comunitaria, al condividere i momenti lieti e quelli più difficili, non ignorando chi tra di voi si trova in difficoltà e a volte ha bisogno di un sorriso e di un gesto d’incoraggiamento e di amicizia; evitando una distanza negativa che divide tra loro i compagni e che, nella vita di tutte le persone del mondo, può generare disprezzo, emarginazione o razzismo». «Care Guardie Svizzere, ogni giorno posso sperimentare da vicino la vostra dedizione e il vostro impegno: di questo vi sono tanto grato!», ha concluso il Papa.