Vita Chiesa

Azione cattolica, da ieri l’assemblea nazionale. Miano, Il tempo delle analisi è finito

«Si è ‘corresponsabili della gioia di vivere’ solo se, animati dallo Spirito del Signore Risorto, ci spendiamo perché la vita di tutti sia una vita vissuta con dignità», solo se «investiamo le nostre energie per neutralizzare stili di vita ispirati alla sopraffazione e all’arroganza». È il monito giunto ieri mattina all’assemblea nazionale dell’Azione Cattolica (Ac) dal segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino. «Non pensiamo subito a mafia o ‘ndrangheta», ha aggiunto a braccio; «anche nei nostri ambienti si hanno le capacità per incarnare il meglio del peggio che avviene fuori alla Chiesa». Un monito accolto con un applauso dai delegati diocesani. «Persona nuova in Cristo», ha proseguito il vescovo, è colui che «prova lo stesso fastidio e lo stesso disagio» provato da Gesù «di fronte alla mancanza di responsabilità e di fronte a una vita condotta nel compromesso». «Cosa volete che se ne faccia oggi il nostro mondo – ha provocato – di una Chiesa impegnata a difendere le proprie posizioni (qualche volta dei veri e propri privilegi) in un mondo che pullula di gente che già fa questo in nome della politica o di altro e che, per fortuna, qualche volta viene smascherata ed esposta al ridicolo», «di una Chiesa che non trova di meglio, in alcune circostanze, che investire energie (troppe energie) per mettere su adunate che hanno ripetutamente mostrato il fiato corto e che alla lunga si sono mostrate assolutamente inconcludenti?».

Non si può permettere al mercato di fare «macelleria umana» e solo dopo intervenire – come società, volontariato, Chiesa – per «curare i feriti e seppellire i morti». È il monito lanciato a Roma da monsignor Mansueto Bianchi, assistente generale dell’Azione cattolica italiana, in apertura della XV assemblea elettiva dell’associazione. «La misericordia è lo stile con cui Dio ama» e chiede di diventare «il modo di amare della Chiesa e nella Chiesa di ogni discepolo del Signore», ha richiamato il presule chiedendo che «il dono, la cura, la gratuità, l’attenzione all’ultimo appartengano al nostro modo di fare città, di fare anche relazione economica». L’assistente di Ac ha espresso «preoccupazione» per «chi pensa che per uscire dalla crisi si debba incentivare quel modello consumistico e mercantilistico che alla crisi ci ha condotto», o «coniuga soltanto i verbi del ritorno: ritornare a consumare, a produrre, a spendere, come se la strada verso il futuro fosse la strada del ritorno al passato». Piuttosto, il presule ha chiesto di guardare a «un’economia che abbia al suo interno spazio per la gratuità», «dove ci sia strutturalmente attenzione per chi è fragile». «Penso – ha precisato – a un’economia che pone al centro la persona e la famiglia, come il più prezioso dei beni», «amica dei popoli, della persona, della felicità», «che non mira al benessere di qualcuno, alla ricchezza dei pochi in un mare crescente di precari e di poveri».

«Il tempo delle analisi e delle prese di posizione ideologiche è finito»; «politica, parti sociali e comunità cristiana facciano la loro parte per sanare i divari strutturali del nostro Paese». Così il presidente nazionale dell’Azione cattolica, Franco Miano, ha affrontato le sfide di questo «tempo singolare» nella relazione che ha presentato ieri a Roma, alla XV assemblea elettiva dell’associazione. Centrale per Miano è la questione legalità. «Se la malavita è per definizione ‘organizzata’, la ‘buona vita’ è spesso disorganizzata», ha osservato, proponendo di «pensarsi legati gli uni agli altri, responsabili gli uni degli altri, e responsabili insieme del bene che possiamo costruire». Come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II, ha ricordato, «la responsabilità, nella Chiesa come in Azione cattolica, è sempre corresponsabilità perché si riferisce, prima ancora che a compiti e funzioni particolari, all’intera missione della Chiesa, alla sua ragion d’essere, al senso profondo della sua testimonianza tra gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni luogo». Quella dell’Ac, ha quindi aggiunto, «è una passione che ha come obiettivo la persona, tutta la persona. In un tempo in cui prevale la dimensione del frammento», «in cui la vita si spezzetta in schegge che faticano a ritrovare possibili nessi, lo sforzo di un impegno educativo serio deve essere quello di ricondurre dalla parte al tutto, dal frammento all’insieme».