Vita Chiesa

Francesco, udienza: Il dono dell’intelletto ci fa capire le cose come le capisce Dio

«Non si tratta dell’intelligenza umana, della capacità intellettuale di cui possiamo essere più o meno dotati», ha esordito il Papa: «È invece una grazia che solo lo Spirito Santo può infondere e che suscita nel cristiano la capacità di andare al di là dell’aspetto esterno della realtà e scrutare le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza». L’esempio citato è la lettera ai Corinzi, in cui san Paolo «descrive bene gli effetti di questo dono, cosa fa questo dono dell’intelletto in noi: ‘Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito’». «Questo, ovviamente – ha spiegato il Papa – non significa che un cristiano possa comprendere ogni cosa e avere una conoscenza piena dei disegni di Dio», ma che l’intelletto permette di «leggere dentro».

Il dono dell’intelletto, ha proseguito il Papa, «ci fa capire le cose come le capisce Dio, con l’intelligenza di Dio: perché uno può capire le cose con l’intelligenza umana, ma capire una situazione in profondità, come la capisce Dio, è l’effetto di questo dono. E Dio ha voluto affidare questo dono a noi perché noi possiamo capire le cose come Dio le capisce, con l’intelligenza di Dio», ha ribadito il Papa. «È un bel regalo che il Signore ci ha fatto», ha proseguito: «È il dono con cui lo Spirito Santo ci introduce nella intimità con Dio e ci rende partecipi del disegno d’amore che Lui ha per noi». Il dono dell’intelletto, per il Papa, «ci fa crescere giorno dopo giorno nella comprensione di quello che il Signore ha detto e ha compiuto», permettendoci così di «capire l’insegnamento di Gesù, il Vangelo, la Parola di Dio». «Uno può leggere il Vangelo, ma se noi leggiamo il Vangelo con questa profondità possiamo capire la profondità di Dio», ha commentato il Papa. «È un dono che possiamo chiedere insieme», ha proseguito rivolgendosi ai fedeli in piazza: «Dacci, signore, il dono dell’intelletto».

Per Francesco, «c’è un episodio del Vangelo di Luca che esprime molto bene la profondità e la forza di questo dono», ed è l’episodio dei discepoli di Emmaus. «Dopo aver assistito alla morte in croce e alla sepoltura di Gesù, due suoi discepoli, delusi e affranti, se ne vanno da Gerusalemme e ritornano al loro villaggio di nome Emmaus», ha raccontato il Papa: «Mentre sono in cammino, Gesù risorto si affianca e comincia a parlare con loro, ma i loro occhi, velati dalla tristezza e dalla disperazione, non sono in grado di riconoscerlo. Quando però il Signore spiega loro le Scritture, perché comprendano che Lui doveva soffrire e morire per poi risorgere, le loro menti si aprono e nei loro cuori si riaccende la speranza». «Ecco, questo è proprio ciò che lo Spirito Santo fa con noi», ha detto il Papa: «Ci apre la mente, per capire meglio le cose di Dio, le cose umane, le situazioni, tutte le cose». «Quanto è importante il dono dell’intelletto per la nostra vita cristiana!», ha concluso Francesco, chiedendo che «ci dia questo dono per capire come capisce lui le cose che accadono, e per capire soprattutto la parola di Dio nel Vangelo».

Un saluto particolare ai «connazionali di san Giovanni Paolo II». A rivolgerlo, rivolgendosi ai fedeli polacchi, è stato il Papa, al termine dell’udienza generale di oggi. «Fratelli e sorelle – le parole di Francesco – la testimonianza della sua fede, della speranza, della carità e dell’affidamento alla Divina Misericordia rimane in noi in questi giorni particolarmente viva». «La sua intercessione sostenga la vita e le buoni intenzioni di ciascuno di voi, le preoccupazioni e le gioie dei vostri cari, lo sviluppo e il sereno futuro della Chiesa in Polonia e di tutta la vostra Patria», ha concluso il Papa impartendo la benedizione. Salutando, infine, i pellegrini di lingua italiana, il Papa ha ricordato tra gli altri i partecipanti al Seminario promosso dall’Università Santa Croce: «La vostra visita alle tombe degli apostoli e dei Papi, a pochi giorni dalla canonizzazione di san Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II sia occasione per approfondire la propria appartenenza al popolo santo di Dio», l’auspicio del Papa. Ai giovani, Francesco ha indicato l’esempio di santa Caterina da Siena: «Imparate da lei a vivere con la coscienza retta di chi non cede ai compromessi umani».

Ad accogliere Papa Francesco, che ha fatto il suo ingresso alle 9.45 sulla jeep bianca scoperta, in una Roma dal cielo terso e azzurro, le grida festanti – «Papa Francesco, Papa Francesco» – di decine di migliaia di fedeli – circa 40mila, secondo la Prefettura della Casa Pontificia – che già da un’ora prima affollavano il colonnato berniniano e poco dopo si riversavano in piazza Pio XII. Tutto questo, sotto gli «occhi» vigili dei due arazzi di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, che campeggiavano ai due lati superiori della basilica vaticana proprio come tre giorni fa. Nel consueto giro sulla «papamobile», oltre ai baci e alle carezze dei bambini porti al Papa dai membri della sicurezza vaticana, Francesco ha fatto più volte il gesto dello «scambio dello zucchetto», provando e riprovando alcuni offertigli dai fedeli in piazza, fino a scegliere quello più adatto a lui.