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Myanmar: messa per la pace e per i giovani ieri nella cattedrale di Yangon mentre in tutto il Paese si sono celebrati i funerali delle vittime
E’ stata celebrata ieri dal il card. Charles Bo, arcivescovo e presidente della Conferenza episcopale del Myanmar. Intanto l’Unicef comunica che sono 35 bambini uccisi in meno di due mesi e 1.000 minori detenuti arbitrariamente
Ieri a Yangon, nella cattedrale di Santa Maria, il card. Charles Bo, arcivescovo e presidente della Conferenza episcopale del Myanmar, ha celebrato una messa per la pace e per i giovani del Paese. Le violenze purtroppo non si placano e mentre i cattolici del Myanmar hanno celebrato ieri la Domenica delle Palme che dà inizio alla Settimana Santa, il Paese si stringeva nelle lacrime e nel dolore. Si sono infatti svolti ieri in diverse città e villaggi i funerali di dozzine di vittime cadute durante le proteste. Il 27 marzo sarà ricordato come il “Bloody Saturday”: è stato infatti il giorno più sanguinoso da quando i militari hanno preso il potere il 1 febbraio. Secondo stime ufficiali, nella sola giornata di sabato 27 marzo sono morte almeno 114 persone tra cui purtroppo anche tre bambini di cinque, 13 e 14 anni insieme a decine di giovani. I militari hanno sparato anche sui partecipanti a un funerale a Bago. Solidarietà al popolo e alla Chiesa cattolica del Myanmar è arrivata anche dalle Chiese dell’Asia con messaggi di vicinanza di tutti i cardinali della regione asiatica, dai vescovi del Giappone e della Corea del Sud.
Intanto secondo le informazioni ricevute dall’Unicef in due mesi sono almeno 35 bambini sarebbero stati uccisi, innumerevoli altri sarebbero stati gravemente feriti e quasi 1.000 bambini e giovani sarebbero stati detenuti arbitrariamente dalle forze di sicurezza in tutto il Paese. “Sono inorridita dalle uccisioni indiscriminate, anche di bambini, che sono avvenute in Myanmar e dal fallimento delle forze di sicurezza a mantenere la moderazione e garantire la sicurezza dei bambini”, afferma in una dichiarazione, diffusa oggi, il direttore generale dell’Unicef, Henrietta Fore. L’organizzazione si dice anche particolarmente preoccupata dall’impossibilità di accesso ai servizi chiave che combinata con la contrazione economica, “spingerà molti altri nella povertà e mette in pericolo un’intera generazione di bambini e giovani. Sono già a rischio di subire profondi impatti fisici, psicologici, emotivi, educativi ed economici, negando potenzialmente loro un futuro sano e prospero”. L’Unicef lancia quindi un appello: “Le forze di sicurezza devono immediatamente smettere di perpetrare abusi sui diritti dei bambini e garantire la sicurezza dei bambini in ogni momento. Le forze di sicurezza dovrebbero cessare l’occupazione delle strutture formative. Devono anche proteggere tutti i lavoratori essenziali – compresi gli operatori sanitari e gli insegnanti – che forniscono servizi vitali per i bambini e le famiglie”. L’impegno Unicef per i bambini in Myanmar continua ad essere immutato. Dopo 70 anni nel Paese, raggiunge tutti i bambini, compresi i Rohingya e quelli di altri gruppi minoritari, con servizi salvavita in tempi di conflitto e crisi rimane una priorità assoluta. “Non dobbiamo abbandonare i bambini del Myanmar in questo momento critico, quando le loro vite, il loro benessere e il loro futuro sono in gioco. Saremo sempre fermamente al loro fianco”.