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Myanmar: da ieri sera 91 civili morti a colpi d’arma da fuoco in 40 città. Il Movimento di disobbedienza civile fra i candidati al Premio Nobel 2022

È stata oggi la giornata più sanguinosa da quando sono iniziate le proteste contro il colpo di stato militare del 1° febbraio. Secondo il Myanmar Now, da ieri sera ad oggi (ore 16.30 circa) almeno 91 civili sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco in 40 città dalle forze di sicurezza birmane.

Le vittime dal 1° febbraio raggiungono così la cifra (per difetto) di 384 alle quali vanno aggiunti centinaia di feriti e prigionieri molti dei quali purtroppo non si sa che fine hanno fatto. La cosa grave – racconta al Sir una fonte che per sicurezza abbiamo deciso di proteggere con l’anonimato – è che a morire per le strade del Myanmar sono soprattutto i giovani. Secondo le stime arrivate al Sir, la maggior parte delle vittime ha un’età compresa tra i 19 e i 30 anni e ci sono anche 35 corpi di ragazzi al di sotto dei 18 anni.

È di pochi giorni fa la notizia di una bimba di soli 7 anni raggiunta dai proiettili dei militari mentre era in casa, seduta sulle ginocchia del suo papà. È successo a Mandalay, il suo nome è Khin Myo Chit. Ma le notizie oggi parlano anche di un bimbo di 5 anni colpito anche lui dai proiettili dei militari. “Il Paese sta precipitando nel caos”, raccontano fonti locali al Sir. E nella confusione è molto difficile fare una stima precisa dei morti.  “Ci sono molti eventi non documentati e molte persone scomparse che non hanno fatto più ritorno in famiglia. Molte altre moriranno per la giustizia e la libertà nei prossimi giorni”. Nonostante la repressione, il movimento per la democrazia va avanti. “Il popolo del Myanmar – dice la fonte del Sir – è unito contro le forze del male del regime militare. Le giovani generazioni sono attive nella lotta per la democrazia. Tutto questo è segno che il popolo ha fame di democrazia, di rispetto del diritto, di pace e giustizia. Sono certo che questo popolo pacifico vincerà questa battaglia e che il Paese tornerà ad essere una nazione che si basa sulla pace e sulla giustizia, nel rispetto dei diritti umani e della dignità. Ma per favore, continuate a pregare per noi. Aiutaci a combattere contro le forze del male. Chiedete alle comunità internazionali di venire a salvarci con ogni mezzo possibile. Non possiamo vincere questa battaglia da soli”.

Un gruppo di sei accademici dell’Università di Oslo, guidati da Kristian Stokke, professore di sociologia, ha proposto di nominare il Movimento di disobbedienza civile (il Cdm) fra i candidati al Premio Nobel per la pace per l’anno 2022. Il Movimento viene presentato come un “modello esemplare” di risposta pacifica alla presa di potere da parte dell’esercito birmano e viene nominato al premio per la pace per la sua capacità di unire nella lotta persone di etnie, religioni, classi e generazioni diverse.