Vita Chiesa
Francesco, Udienza: «Quando è stata l’ultima volta che ti sei confessato?». Appello per l’Ucraina
«Due giorni fa, 2 settimane, due anni, 20 anni, 40 anni fa?», ha chiesto il Papa, che ha esortato: «Ognuno faccia il conto, ognuno si dica, non a voce alta ma nel silenzio della propria coscienza, quando è stata l’ultima che si è confessato». «Se è passato tanto tempo – l’invito del Papa – non perdere un giorno di più, vai avanti: Gesù è più buono del prete, ti riceve con tanto amore». «Celebrare la Riconciliazione significa essere amati con un abbraccio misericordioso», ha spiegato il Papa, che ha terminato la catechesi citando la parabola del figliol prodigo: «Quel figlio che se n’è andato da casa sua con tutti i soldi dell’eredità, ha sprecato tutti i soldi e poi ha deciso di tornare a casa, non come figlio ma come servo». «Aveva tanta colpa, tanta vergogna, e poi la sorpresa: il padre lo abbraccia, lo bacia». «Ogni volta che ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa!», ha esclamato il Papa sollecitando i fedeli ad andare «avanti» su questa strada.
Il sacramento della penitenza e della riconciliazione è «un sacramento di guarigione», ha ricordato il Papa, che all’inizio della catechesi dell’udienza generale di oggi ha sottolineato: «Quando vado a confessarmi è per guarirmi l’anima, per guarirmi il cuore, qualcosa che ho fatto e che non sta bene». «Io non posso dire: ‘io mi perdono da solo’», ha ammonito il Papa: «Il perdono si chiede, si chiede a un altro. Il perdono dei nostri peccati non è qualcosa che possiamo darci noi, non è frutto dei nostri sforzi, ma è dono dello Spirito Santo». «Solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere veramente nella pace», ha detto il Papa: «E questo lo abbiamo sentito tutti», ha proseguito, ricordando che quando andiamo a confessarci «abbiamo un peso nell’anima, un po’ di tristezza», ma quando poi «sentiamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella ‘pace dell’alma’ tanto bella che solo Gesù può dare».
«La vergogna ci fa bene, perché ci fa più umili». Ne è convinto il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi ha ricordato che «in Argentina quando uno non ha vergogna diciamo che è una persona senza vergogna». «Uno può dire: ‘Io mi confesso soltanto con Dio’», ha detto il Papa menzionando una delle obiezioni più frequenti mosse da chi non si confessa. «Può dirlo – la risposta del Papa – ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa: per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote». «Anche la vergogna è buona, è salutare avere un po’ di vergogna, perché vergognarsi è salutare», ha incalzato il Papa, affermando che «il sacerdote riceve con tenerezza» la nostra confessione, e lo fa «nel nome di Dio Padre». «Anche dal punto di vista umano», secondo il Papa, la Confessione fa bene «per sfogarsi: è bene dire queste cose al fratello, dire al Signore le cose che sono tanto pesanti nel nostro cuore». Di qui l’invito del Papa a «non avere paura della Confessione»: quando vi ci si accosta, si «ha vergogna», ma poi «uno esce libero, grande, bello, perdonato, bianco, felice». «Questo è il bello della Confessione!», ha esclamato il Papa, soffermandosi sulla «matrice ecclesiale» di questo sacramento, e sulla necessità di «confessare umilmente e fiduciosamente i propri peccati al ministro della Chiesa».
Un appello, rivolto a «tutte le parti», a «cessare ogni azione violenta» in Ucraina. A rivolgerlo è stato oggi il Papa, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto concludono l’udienza del mercoledì in piazza san Pietro. «Con l’animo preoccupato seguo quanto in questi giorni sta accadendo a Kyiv», ha esordito il Santo Padre: «Assicuro la mia vicinanza al popolo ucraino – ha proseguito – e prego per le vittime delle violenze, per i loro familiari e per i feriti». «Invito tutte le parti a cessare ogni azione violenta e a cercare la concordia e la pace del Paese», ha concluso Papa Francesco.
«Proseguire nella loro preziosa opera a servizio del Vangelo della vita». E’ l’invito rivolto dal Papa ai partecipanti all’assemblea plenaria della Pontificia Accademia della Vita, ai quali ha rivolto uno speciale saluto, nel ventennale dell’organismo pontificio. Salutando i fedeli di lingua italiana, Papa Francesco ha rivolto un saluto anche ai partecipanti al Simposio «Sacrosanctum Concilium, gratitudine e impegno, per un grande movimento di comunione ecclesiale», accompagnati dal cardinale Antonio Canizares Llovera, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Un saluto anche ai partecipanti al convegno dell’Opera romana pellegrinaggi, in occasione degli 80 anni di fondazione: a loro, il Papa ha assicurato «un sempre proficuo impegno a servizio di quanti si fanno pellegrini verso i luoghi della fede».