Vita Chiesa

Francesco, Angelus: «Dio preferisce partire dalla periferia». Appello per l’Ucraina e preghiera per Cocò

 Si tratta, ha spiegato il Pontefice, di «una terra di frontiera, una zona di transito dove si incontrano persone diverse per razza, cultura e religione. La Galilea diventa così il luogo simbolico per l’apertura del Vangelo a tutti i popoli». Da questo punto di vista, ha chiarito il Santo Padre, «la Galilea assomiglia al mondo di oggi: compresenza di diverse culture, necessità di confronto e necessità di incontro. Anche noi siamo immersi ogni giorno in una ‘Galilea delle genti’, e in questo tipo di contesto possiamo spaventarci e cedere alla tentazione di costruire recinti per essere più sicuri, più protetti». Ma Gesù ci insegna che «la Buona Novella, che Lui porta, non è riservata a una parte dell’umanità, è da comunicare a tutti».

È un lieto annuncio – ha affermato Francesco – destinato a quanti lo aspettano, ma anche a quanti forse non attendono più nulla e non hanno nemmeno la forza di cercare e di chiedere». Così «partendo dalla Galilea, Gesù ci insegna che nessuno è escluso dalla salvezza di Dio, anzi, che Dio preferisce partire dalla periferia, dagli ultimi, per raggiungere tutti. Ci insegna un metodo, il suo metodo, che però esprime il contenuto, cioè la misericordia del Padre». «Ogni cristiano e ogni comunità – ha aggiunto il Papa, riprendendo le parole dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium – discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata. Uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo». Non basta: «Gesù comincia la sua missione non solo da un luogo decentrato, ma anche da uomini che si direbbero, così si può dire, ‘di basso profilo’». Infatti, «per scegliere i suoi primi discepoli e futuri apostoli, non si rivolge alle scuole degli scribi e dei dottori della Legge, ma alle persone umili, alle persone semplici, che si preparano con impegno alla venuta del Regno di Dio».

«Gesù – ha proseguito il Pontefice – va a chiamarli là dove lavorano, sulla riva del lago: sono pescatori. Li chiama, ed essi lo seguono, subito. Lasciano le reti e vanno con Lui: la loro vita diventerà un’avventura straordinaria e affascinante». In realtà, «il Signore chiama anche oggi! Il Signore passa per le strade della nostra vita quotidiana. Anche oggi in questo momento, qui, il Signore passa per la piazza. Ci chiama ad andare con Lui, a lavorare con Lui per il Regno di Dio, nelle ‘Galilee’ dei nostri tempi». E ha aggiunto a braccio: «Ognuno di voi pensi: il Signore passa oggi, il Signore mi guarda, mi sta guardando! Cosa mi dice il Signore? E se qualcuno di voi sente che il Signore gli dice ‘seguimi’ sia coraggioso, vada con il Signore. Il Signore non delude mai. Sentite nel vostro cuore se il Signore vi chiama a seguirlo». Infine, l’esortazione: «Lasciamoci raggiungere dal suo sguardo, dalla sua voce, e seguiamolo! ‘Perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce’».

Il «grazie» ai ragazzi dell’Acr. «Adesso voi vedete che non sono solo: sono in compagnia di due di voi, che sono saliti qui. Sono bravi questi due!», ha detto Papa Francesco, riferendosi a Sara e Matteo, una bambina e un bambino e appartenenti a due diverse parrocchie romane, invitati nell’appartamento pontificio, che hanno letto un messaggio a nome dell’Acr di Roma. Infatti, ieri i ragazzi dell’Azione cattolica della diocesi di Roma hanno concluso con la «Carovana della Pace» il mese di gennaio da loro tradizionalmente dedicato al tema della pace. «Vi ringrazio! Vi ringrazio tanto!», ha affermato il Pontefice, rivolgendosi agli oltre tremila ragazzi dell’Acr presenti in piazza, accompagnati dal cardinale vicario Agostino Vallini. Ha, quindi, invitato ad ascoltare il messaggio di pace letto da Sara e Matteo. «Caro Papa – recita il testo -, oggi, noi ragazzi dell’Acr siamo venuti qui in Piazza San Pietro con le famiglie e gli educatori, per portare il nostro messaggio di pace a Te, cosicché possa arrivare a tutto il mondo. Quest’anno nei nostri gruppi Acr stiamo riflettendo sull’importanza di rimettersi in gioco e dare il proprio contributo unico e originale, al grido di ‘Non c‘e gioco senza Te!’». Superando pregiudizi ed esclusioni, c’è posto per ciascuno di noi, perché più siamo più ci divertiamo».

«Con l’Acr abbiamo visto che per far funzionare qualsiasi gioco – hanno proseguito i due bambini – è fondamentale il rispetto delle regole, delle persone e degli spazi. Ogni bambino ha il diritto di poter giocare e divertirsi in un contesto ‘a propria misura’, ma purtroppo non in tutte le parti del mondo questo può avvenire». Per questo i bambini dell’Acr di Roma hanno raccolto «delle offerte destinate ai bambini e ai ragazzi di Haiti, per permettere di costruire dei luoghi di svago, di incontro e di sport; in questo modo, in quelle terre distrutte dalle catastrofi naturali, dalla gioia e dai sorrisi dei ragazzi può rinascere la speranza». «Affidiamo, dunque, il nostro messaggio di Pace a queste colombe – si legge ancora nel messaggio -, con l’idea che possa arrivare ovunque; perché la pace è come il vento, soffia forte, potendo raggiungere tutti, in particolare chi ne ha più bisogno». Infine, i piccoli hanno chiesto al Papa «di pregare per tutti noi, affinché possiamo essere noi stessi, nella vita di tutti i giorni, testimoni della Sua pace». E rivolti a Francesco: «Vogliamo ricambiare l’affetto che con semplicità dimostri ogni volta a tutti, con l’entusiasmo e la gioia che caratterizza l’Acr. Gracias Papa, l’Acr ti abbraccia forte!». Dopo la lettura del messaggio dalla finestra sono state liberate due colombe, simbolo di pace.

Un pensiero a Cocò. «Questa malattia, pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora molte persone in condizione di grave miseria. È importante mantenere viva la solidarietà con questi fratelli e sorelle. Ad essi assicuriamo la nostra preghiera; e preghiamo anche per tutti coloro che li assistono e, in diversi modi, si impegnano a sconfiggere questo morbo», ha dichiarato Papa Francesco, dopo la recita dell’Angelus, ricordando che ieri si celebrava la Giornata mondiale dei malati di lebbra. Il Pontefice, dicendosi «vicino con la preghiera all’Ucraina, in particolare a quanti hanno perso la vita in questi giorni e alle loro famiglie», ha auspicato che «si sviluppi un dialogo costruttivo tra le istituzioni e la società civile e, evitando ogni ricorso ad azioni violente, prevalgano nel cuore di ciascuno lo spirito di pace e la ricerca del bene comune!». Il Santo Padre ha rivolto «un pensiero a Cocò Campolongo, che a tre anni è stato bruciato in macchina a Cassano allo Jonio. Questo accanimento su un bambino così piccolo sembra non avere precedenti nella storia della criminalità. Preghiamo con Cocò, che sicuro è con Gesù in cielo, per le persone che hanno fatto questo reato, perché si pentano e si convertano al Signore».

Auguri per il capodanno lunare. «Nei prossimi giorni, milioni di persone, che vivono nell’Estremo Oriente o sparse in varie parti del mondo, tra cui cinesi, coreani e vietnamiti, celebrano il capodanno lunare». Lo ha ricordato, ieri mattina, Papa Francesco, dopo la recita dell’Angelus. «A tutti loro – ha aggiunto – auguro un’esistenza colma di gioia e di speranza. L’anelito insopprimibile alla fraternità, che alberga nel loro cuore, trovi nell’intimità della famiglia il luogo privilegiato dove possa essere scoperto, educato e realizzato. Sarà questo un prezioso contributo alla costruzione di un mondo più umano, in cui regna la pace». Il Papa ha anche rammentato che sabato a Napoli «è stata proclamata beata Maria Cristina di Savoia, vissuta nella prima metà del secolo diciannovesimo, regina delle due Sicilie. Donna di profonda spiritualità e di grande umiltà, seppe farsi carico delle sofferenze del suo popolo, diventando vera madre dei poveri. Il suo straordinario esempio di carità testimonia che la vita buona del Vangelo è possibile in ogni ambiente e condizione sociale». Dopo i saluti ai pellegrini venuti da diverse parrocchie d’Italia e di altri Paesi, come pure le associazioni, i gruppi scolastici e altri, il Papa ha anche espresso la sua vicinanza alle popolazioni alluvionate in Emilia.