Vita Chiesa
Papa ad Assisi: ai giovani, «non aver paura di passi definitivi come il matrimonio»
E subito il Papa ha risposto alla prima domanda, di una giovane coppia: “Una bella testimonianza! Due giovani che hanno scelto, hanno deciso, con gioia e con coraggio di formare una famiglia”. “Sì, perché è proprio vero, ci vuole coraggio per formare una famiglia!”, ha detto il Papa, secondo il quale la domanda dei giovani sposi è collegata alla seconda sulla vocazione. Il matrimonio, ha spiegato infatti il Papa, “è una vera e propria vocazione, come lo sono il sacerdozio e la vita religiosa. Due cristiani che si sposano hanno riconosciuto nella loro storia di amore la chiamata del Signore, la vocazione a formare di due, maschio e femmina, una sola carne, una sola vita. E il sacramento del matrimonio avvolge questo amore con la grazia di Dio, lo radica in Dio stesso. Con questo dono, con la certezza di questa chiamata, si può partire sicuri, non si ha paura di nulla, si può affrontare tutto, insieme!”.
“Pensiamo ai nostri genitori, ai nostri nonni o bisnonni”, l’esempio citato dal Papa: “si sono sposati in condizioni molto più povere delle nostre, alcuni in tempo di guerra, o di dopoguerra; alcuni sono emigrati, come i miei genitori”. “Dove trovavano la forza?”, si è chiesto il Papa: “La trovavano – la sua risposta – nella certezza che il Signore era con loro, che la famiglia è benedetta da Dio col sacramento del matrimonio, e che benedetta è la missione di mettere al mondo i figli e di educarli. Con queste certezze hanno superato anche le prove più dure. Erano certezze semplici, ma vere, formavano delle colonne che sostenevano il loro amore”. “Ci vuole questa base morale e spirituale per costruire bene, in modo solido!”, ha esclamato il Papa. “Oggi – ha osservato – questa base non è più garantita dalle famiglie e dalla tradizione sociale. Anzi, la società in cui voi siete nati privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia, le relazioni che durano finché non sorgono difficoltà, e per questo a volte parla di rapporto di coppia, di famiglia e di matrimonio in modo superficiale ed equivoco. Basterebbe guardare certi programmi televisivi!”.
“Ma lo Spirito Santo suscita sempre risposte nuove alle nuove esigenze”, ha assicurato il Papa, e così “si sono moltiplicati nella Chiesa i cammini per fidanzati, i corsi di preparazione al matrimonio, i gruppi di giovani coppie nelle parrocchie, i movimenti familiari”, che sono “una ricchezza immensa, punti di riferimento per tutti: giovani in ricerca, coppie in crisi, genitori in difficoltà con i figli e viceversa”. Senza contare “le diverse forme di accoglienza: l’affido, l’adozione, le case-famiglia di vari tipi”: in una parola, “la fantasia dello Spirito è infinita, ma è anche molto concreta!”. Di qui l’invito del Papa ai giovani: “Vorrei dirvi di non avere paura di fare passi definitivi nella vita come è quello del matrimonio: approfondite il vostro amore, rispettandone i tempi e le espressioni, pregate, preparatevi bene, ma poi abbiate fiducia che il Signore non vi lascia soli! Fatelo entrare nella vostra casa come uno di famiglia, Lui vi sosterrà sempre”.
“Tante volte ho sentito i parroci che dicevano alle coppie di giovani sposi: ‘lo sapete che è per tutta la vita?’. E quelli rispondevano: ‘Noi ci amiamo tanto, ma rimarremo insieme finché durerà l’amore”. Il Papa ha fatto questa confidenza, a braccio, ai giovani di S. Maria degli Angeli e poi ha commentato: “È l’egoismo: quando io non sento, taglio il matrimonio, e mi dimentico di ‘una sola carne’. È rischioso sposarsi”. “È l’egoismo”, ha ripetuto il Papa, “perché dentro di noi c’è la possibilità di una doppia personalità: quella che dice Dio, e quella che dice io”. L’altra “difficoltà”, per Papa Francesco, “è la cultura del provvisorio”, per cui “sembra che niente sia definitivo”. “Ma Gesù non ci ha salvato provvisoriamente, ci ha salvato definitivamente”, l’obiezione del Santo Padre. “Una volta – l’altro esempio del Papa – ho sentito dire da un bravo seminarista: ‘Voglio diventare prete, ma per dieci anni, poi decido’”. Infine, un’ultima confidenza del Papa ai giovani: “Quante volte ho sentito mamme che mi dicono: ‘Io ho un figlio di 30 anni e non si sposa, non so cosa fare, ha una bella fidanzata ma non si decide’. “Signora, non le stiri più le camicie!”, la risposta del Papa in forma di battuta.
“Pregare e camminare nella Chiesa. Queste due cose vanno insieme”. Con queste parole il Papa ha sintetizzato la vocazione alla vita consacrata, oggetto della terza domanda che gli hanno rivolto i giovani. “La famiglia è la vocazione che Dio ha scritto nella natura dell’uomo e della donna, ma c’è un’altra vocazione complementare al matrimonio: la chiamata al celibato e alla verginità per il Regno dei cieli. È la vocazione che Gesù stesso ha vissuto”. “All’origine di ogni vocazione alla vita consacrata c’è sempre un’esperienza forte di Dio, un’esperienza che non si dimentica, la si ricorda per tutta la vita! E questo noi non lo possiamo calcolare o programmare. Dio ci sorprende sempre!”. Per il Papa, “sarebbe bello sentire voi, sentire qui i preti presenti, le suore… Sarebbe bellissimo, perché ogni storia è unica, ma tutte partono da un incontro che illumina nel profondo, che tocca il cuore e coinvolge tutta la persona: affetto, intelletto, sensi, tutto. Il rapporto con Dio non riguarda solo una parte di noi stessi, riguarda tutto. È un amore così grande, così bello, così vero, che merita tutto e merita tutta la nostra fiducia”. “La verginità per il Regno di Dio non è un no, è un sì! Ma qui ad Assisi non c’è bisogno di parole! C’è Francesco, c’è Chiara, parlano loro! Il loro carisma continua a parlare a tanti giovani nel mondo intero: ragazzi e ragazze che lasciano tutto per seguire Gesù sulla via del Vangelo”.
“Qui ad Assisi, qui vicino alla Porziuncola, mi sembra di sentire la voce di san Francesco che ci ripete: ‘Vangelo, Vangelo!’. Lo dice anche a me, anzi, prima a me: Papa Francesco, sii servitore del Vangelo!”. Sta in questa parola, per il Papa, la risposta all’impegno sociale e all’evangelizzazione. Il Vangelo, ha spiegato il Papa ai giovani, “non riguarda solo la religione, riguarda l’uomo, tutto l’uomo, e riguarda il mondo, la società, la civiltà umana. Il Vangelo è il messaggio di salvezza di Dio per l’umanità”. “Non è un modo di dire, non sono semplici parole o parole vuote come ce ne sono tante oggi!”, ha esclamato il Papa”: “l’umanità ha veramente bisogno di essere salvata! Lo vediamo ogni giorno quando sfogliamo il giornale, o sentiamo le notizie alla televisione; ma lo vediamo anche intorno a noi, e lo vediamo in noi stessi! Ognuno di noi ha bisogno di salvezza! Il male opera, fa il suo lavoro”. “Ma il male non è invincibile e il cristiano non si rassegna di fronte al male”, ha assicurato il Papa, che ha chiesto ai giovani: “Volete rassegnarvi di fronte al male, alle ingiustizie, alle difficoltà?”. “No”, la risposta. “Il nostro segreto – ha spiegato – è che Dio è più grande del male: l’amore di Dio ha vinto! Cristo è morto sulla croce per i nostri peccati ed è risorto. Con Lui noi possiamo lottare contro il male e vincerlo ogni giorno. Ci crediamo o no?”. “Si”, il coro dei giovani.
“Suscitare la fede”, per il Papa, è il compito dell’evangelizzazione, mentre “trasformare il mondo secondo il disegno di Dio” è il fine dell’”animazione cristiana della società”, ha spiegato ai giovani. “Ma non sono due cose separate, sono un’unica missione”, ha puntualizzato: “portare il Vangelo con la testimonianza della nostra vita trasforma il mondo! Questa è la via!”. “Guardiamo Francesco”, l’invito del Papa: “Lui ha fatto tutt’e due queste cose, con la forza dell’unico Vangelo. Francesco ha fatto crescere la fede, ha rinnovato la Chiesa; e nello stesso tempo ha rinnovato la società, l’ha resa più fraterna, ma sempre col Vangelo”. “Giovani dell’Umbria: fate così anche voi!”, il congedo del Papa dai giovani: “Oggi, nel nome di san Francesco, vi dico: non ho né oro, né argento da darvi, ma qualcosa di molto più prezioso, il Vangelo di Gesù. Andate con coraggio! Con il Vangelo nel cuore e tra le mani, siate testimoni della fede con la vostra vita: portate Cristo nelle vostre case, annunciatelo tra i vostri amici, accoglietelo e servitelo nei poveri. Date all’Umbria un messaggio di vita, di pace e di speranza!”. “Prima la testimonianza, dopo le parole”, l’invito del Papa.