Vita Chiesa

Francesco al Catholikos Baselios: «Sì alla cultura dell’incontro»

«Da soli, però – ha proseguito il Papa – questo è impossibile; le nostre debolezze e povertà rallentano il cammino». Per questo, secondo il Papa, «è importante intensificare la preghiera, perché solo lo Spirito Santo con la sua grazia, con la sua luce, con il suo calore può sciogliere le nostre freddezze e guidare i nostri passi verso una fraternità sempre maggiore». «Preghiera e impegno»: è questo, per Papa Francesco, il binomio che serve a «far crescere i rapporti di amicizia e collaborazione ai diversi livelli, nel clero, tra i fedeli, delle varie Chiese nate dalla testimonianza resa da San Tommaso». «Lo Spirito Santo – l’auspicio finale del Papa – continui ad illuminarci e a guidarci verso la riconciliazione e l’armonia, superando tutte le cause di divisione e rivalità che hanno segnato il nostro passato».

Il Papa ha sottolineato che «la fraternità apostolica che univa i primi discepoli nel servizio del Vangelo unisce ancora oggi le nostre Chiese, nonostante, nel corso a volte triste della storia, siano sorte divisioni, che, grazie a Dio, stiamo cercando di superare». «È proprio in questa fede che oggi noi ci incontriamo», ha proseguito il Papa: «È questa fede che ci unisce, anche se ancora non possiamo condividere la mensa eucaristica; ed è questa fede che ci spinge a continuare e ad intensificare l’impegno ecumenico, l’incontro e il dialogo verso la comunione piena».

Poi Papa Francesco si è soffermato sui trent’anni di «progressivo avvicinamento» tra le due Chiese, a partire dalla dichiarazione comune firmata nel 1983 dal Catholikos Moran Mar Baselios Marthoma Mathews I e Giovanni Paolo II, che poi si incontrarono nuovamente nel 1986. «Da quegli incontri – ha ricordato il Papa – è iniziato un cammino concreto di dialogo con l’istituzione di una Commissione Mista, che ha portato all’Accordo del 1990». Commissione che «continua il suo prezioso lavoro e che ci ha portati a passi significativi su temi quali l‘uso comune di edifici di culto e di cimiteri, la mutua concessione di risorse spirituali e persino liturgiche in situazioni pastorali specifiche, e sulla necessità di individuare nuove forme di collaborazione davanti alle crescenti sfide sociali e religiose».