Vita Chiesa

Diocesi di Civitavecchia, precisazioni sull’accoglienza agli immigrati nella parrocchia San Pio X

“Un punto di riferimento, un luogo di accoglienza, un riparo: questo è stata la parrocchia di San Pio X a Civitavecchia per centinaia di profughi giunti in Italia per l’emergenza Nord Africa”. Lo si legge in una nota della diocesi di Civitavecchia-Tarquinia, che chiarisce: “A tutti coloro che hanno bussato alla porta della parrocchia, la curia vescovile di Civitavecchia-Tarquinia ha aperto sono stati accolti: questo fino a quando le risorse sono state sufficienti. Un aiuto che in questi due anni è stato anche concreta vicinanza della comunità cristiana”. Tuttavia “la parrocchia è rimasta sola a gestire il continuo flusso di immigrati che ogni giorno raggiungevano quel luogo. Negli ultimi mesi, a fronte di un disimpegno continuo delle Istituzioni a seguito dalla fine della fase di ‘Emergenza Nord Africa’, l’eccessivo numero di presenze ha messo in serio pericolo le condizioni igieniche, comportamentali e di relazione tra gli ospiti e gli abitanti del quartiere”.

I locali, più volte ispezionati dalle forze dell’ordine, si sono trasformati in “veri e propri lager in cui le condizioni di promiscuità e la mancanza di norme comportamentali ha reso difficile ogni tentativo di promozione umana e reso la permanenza degli immigrati – ormai fuori da ogni controllo – una vera e propria occupazione”.Il vescovo Luigi Marrucci dallo scorso mese di maggio “ha più volte sollecitato gli occupanti del locale a liberare la struttura per compiere un’adeguata pulizia degli ambienti”. La situazione è diventata “sempre più difficile dal punto di vista della sicurezza e della legalità”.

Nella notte di venerdì 9 agosto, alle ore 23.05, la Polizia di Stato ha chiamato il vescovo affinché si recasse sul posto “a prendere i dovuti provvedimenti prima che accada l’irreparabile”, dato che un abitante del quartiere era stato ferito e una signora colpita all’addome dopo un’aggressione. Il vescovo ha chiesto agli ospiti-occupanti di lasciare la struttura entro l’indomani mattina, sabato 10 agosto. Sabato 10 agosto, appurata come in altre circostanze l’impossibilità di liberare i locali, monsignor Marrucci ha formalmente chiesto con una lettera indirizzata al Questore di Roma e consegnata a Polizia e Carabinieri, l’intervento delle forze dell’ordine. Il presule fa presente che nessuno degli organi istituzionali si è fatto vivo fino alle 22 di sabato, quando dopo l’ennesima ispezione, le Forze dell’Ordine hanno atteso insieme al vescovo chi dovesse in qualche modo assumersi le proprie responsabilità. Soltanto dopo sono giunti funzionari statali e comunali che hanno preso la decisione di trasferire circa trenta persone in altra struttura.