Vita Chiesa

Francesco, udienza: «Agl’occhi di Dio siamo tutti uguali»

«Non siamo noi a dare una casa a Dio, ma è Dio stesso che costruisce la sua casa per venire ad abitare in mezzo a noi», come scrive san Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: «Cristo è il tempio vivente del Padre, e Cristo stesso edifica la sua casa spirituale, la Chiesa, fatta non di pietre materiali, ma di pietre viventi, che siamo noi». «Che bello questo!», ha commentato Papa Francesco citando la lettera agli Efesini: «Noi siamo le pietre vive dell’edificio di Dio, unite profondamente a Cristo, che è la pietra di sostegno, e tra noi». «È lo Spirito Santo – ha aggiunto – che disegna la varietà, la ricchezza nella Chiesa e unisce tutto e tutti, così da costituire un tempio spirituale, in cui non offriamo sacrifici materiali, ma noi stessi, la nostra vita».

Nella Chiesa «nessuno è inutile, nessuno è inutile!». «Nessuno è secondario!». «Nessuno è anonimo, nessuno è anonimo!». Sono le tre sottolineature, salutate dagli applausi dei fedeli, che Papa Francesco ha voluto evidenziare in modo particolare, in questa ultima udienza in piazza san Pietro prima della pausa estiva. «La Chiesa – ha osservato il Papa – non è un intreccio di cose e di interessi, ma è il tempio dello Spirito Santo, il tempio in cui Dio opera, il tempio in cui ognuno di noi con il dono del battesimo è pietra viva». «Questo ci dice che nessuno è inutile nella Chiesa – ha proseguito -, nessuno è secondario, nessuno è anonimo: tutti formiamo e costruiamo la Chiesa. Tutti siamo necessari per costruire questo tempo». «Tutti siamo uguali agli occhi di Dio», ha ribadito il Papa, che subito dopo ha aggiunto, sempre a braccio: «Qualcuno potrebbe dire: ‘Signor Papa’, ma lei è più importante… Sono uno di voi!». «Sì, sono uno di voi», ha ripetuto Papa Francesco: «Tutti siamo uguali, tutti siamo fratelli!». E qui si è levato l’applauso più fragoroso dei fedeli.

«Che brutta cosa un cristiano stanco, annoiato, indifferente!», ha esclamato il Papa, nella parte finale della catechesi dell’udienza generale di oggi, dedicata al tema della Chiesa come tempio dello Spirito Santo. Dopo aver insistito sulla necessità che tutti portiamo il nostro contributo alla vita della Chiesa, Papa Francesco ha ammonito: «Se manca il mattone della nostra vita cristiana, manca qualcosa alla bellezza della Chiesa». «Vorrei allora che ci domandassimo», l’invito del Papa: «Come viviamo il nostro essere Chiesa? Siamo pietre vive o siamo, per così dire, pietre stanche, annoiate, indifferenti? Ci apriamo all’azione dello Spirito Santo per essere parte attiva nelle nostre comunità, o ci chiudiamo in noi stessi, dicendo: ‘Ho tante cose da fare, non è compito mio’?». «Che brutta cosa un cristiano stanco, annoiato, indifferente», l’esclamazione centrale: «Il cristiano deve essere vivo, gioioso di essere cristiano: deve vivere la bellezza del fare parte di quel popolo di Dio che è la Chiesa». Per questo, secondo il Papa, è necessario chiederci: «Ci apriamo per essere parte attiva nelle nostre comunità, o ci chiudiamo in noi stessi?». «Il Signore ci doni la sua grazia, la sua forza, affinché possiamo essere profondamente uniti».

«Ringraziamolo per tutto quello che ha fatto per la Chiesa e facciamogli un applauso!». È l’insolito, caloroso invito rivolto da Papa Francesco agli oltre 50mila fedeli presenti alla sua ultima udienza in piazza san Pietro prima della pausa estiva. Il destinatario è il cardinale Salvatore De Giorgi, a cui il Papa si è rivolto personalmente durante i saluti in lingua italiana, che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì. «Sono lieto di salutare il cardinale Salvatore De Giorgi e quanti gli sono vicini in occasione del suo sessantesimo anniversario di ordinazione presbiterale», le parole del Papa: «60 anni di sacerdozio, di cui 40 da vescovo», ha aggiunto. Poi le parole a braccio, quasi una confessione intima ai fedeli: «Vi racconto una cosa: stamattina a Santa Marta abbiamo celebrato messa con il cardinale e un piccolo gruppo di preti ordinati da lui. Pensate, solo oggi ne erano presenti più di ottanta…».

Il cardinale De Giorgi è stato citato esplicitamente dal Papa anche stamattina, nell’abituale messa mattutina nella cappella di Casa Santa Marta. Il tema generale dell’omelia è stato la «paternità» dei sacerdoti. «Un padre che sa cosa significa difendere i figli», ha spiegato Papa Francesco: «E questa è una grazia che noi preti dobbiamo chiedere: essere padri, essere padri. La grazia della paternità, della paternità pastorale, della paternità spirituale. Peccati ne avremo tanti, tutti abbiamo peccati. Ma non avere figli, non diventare padre, è come se la vita non arrivasse alla fine: si ferma a metà cammino. E perciò dobbiamo essere padri. Ma è una grazia che il Signore dà. La gente ci dice così: ‘Padre, padre, padre…’. Ci vuole così, padri, con la grazia della paternità pastorale». A questo punto, lo sguardo di Papa Francesco si è posato con affetto sul cardinale De Giorgi, giunto al traguardo del 60° anniversario di sacerdozio. «Io non so cosa ha fatto il caro Salvatore», ma «sono sicuro che è stato padre». «E questo è un segno», prosegue rivolto ai tanti sacerdoti che hanno accompagnato il porporato. «Ora tocca a voi», l’esortazione finale di Papa Francesco, che ha osservato: ogni albero «dà il frutto da sé e se lui è buono, i frutti devono essere buoni, no?». Dunque, ha aggiunto con simpatia, «non fategli fare brutta figura…».