Vita Chiesa
Ue-Chiese: «Offrire ai cittadini un progetto in cui credere e riconoscersi»
Per la Commissione europea sono intervenute Chiara Adamo e Sophie Beernaerts, che hanno esposto gli elementi essenziali della cittadinanza Ue, fissata dai Trattati, e le azioni condotte dalla Commissione in tale ambito. «Perché la cittadinanza europea è così impopolare?», si è domandato il vescovo britannico mons. William Kenney, il quale nel suo discorso ha accentuato il fallimento, su diversi livelli politici, circa l’adempimento di tre principi chiave dell’insegnamento sociale cristiano: solidarietà, sussidiarietà e dignità umana («abbiamo perso la concezione del fatto che ogni persona è uguale in dignità, sia essa un concittadino povero o un migrante, e che esso è nostro fratello e sorella»).
Gli «ingredienti» per una cittadinanza in senso cristiano sono stati esposti dall’arcivescovo ortodosso polacco Jeremiasz, il quale ha sottolineato l’importanza della terra d’origine, non solo in tema di attaccamento geografico, ma anche «nella più profonda dimensione spirituale». Il rappresentante protestante, Peter Schreiner, ha dal canto suo affermato: «Il dialogo è un valore in sé che necessita di essere perseguito», imparando anche a passare da una prospettiva del «noi» a quella del «noi e voi», «al fine di realizzare il bene comune in Europa», specialmente in alcuni settori essenziali come l’educazione. Il segretario generale della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea), padre Patrick Daly, ha invece sostenuto che la cittadinanza sembra mostrare tre dimensioni: «L’appartenenza, l’essere e il futuro». «Il futuro si riferisce a una comunità di destino»; d’altronde gli europei «appartengono a una costruzione politica recente che è ancora in divenire». Nel corso dei lavori seminariali sono stati toccati ulteriori aspetti della cittadinanza e il rapporto cittadini/istituzioni Ue, il tutto nel quadro della fase di crisi economica e sociale che colpisce il vecchio continente, e che sta producendo effetti culturali e politici quali il populismo, la xenofobia, l’euroscetticismo.
Le voci ecclesiali presenti al palazzo Berlaymont di Bruxelles hanno oltremodo indicati la necessità – da parte delle istituzioni nazionali e comunitarie – di andare incontro alle reali esigenze dei cittadini, a partire dai più poveri ed emarginati. In tale prospettiva, le chiese sono in prima fila con iniziativa a carattere sociale e caritativo. Altro argomento affrontato è stato quello del dualismo tra cittadinanza nazionale ed europea che, è stato detto, non sono in contrasto fra loro, bensì si completano vicendevolmente. Non sono mancate voci che hanno ricordato le difficoltà prodotte da taluni Stati membri e opinioni pubbliche (mass media compresi) nei confronti dell’appartenenza alla comunità europea, ad esempio opponendosi a un esplicito riferimento ai simboli dell’integrazione, come la bandiera e l’inno europei, nel Trattato di Lisbona. In un comunicato della Comece all’indomani del seminario, si legge fra l’altro: «Nella prospettiva delle prossime elezioni europee, i rappresentanti delle chiese sono convinti che i cittadini andranno a votare a condizione che si proponga loro un progetto nel quali essi possano credere e riconoscersi». (Sir Europa – Bruxelles) –