Vita Chiesa

Francesco, udienza: «No alla cultura dello scarto»

Il «coltivare e custodire», ha spiegato Papa Francesco riferendosi alla Giornata mondiale dell’ambiente, «non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani». «Noi stiamo vivendo un momento di crisi», le parole del Papa: «Lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo vediamo nell’uomo». «La persona umana è in pericolo: ecco l’urgenza dell’ecologia umana», ha esclamato Papa Francesco, secondo il quale «il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia». «La Chiesa lo ha sottolineato più volte, e molti dicono: sì, è giusto, è vero, ma il sistema continua come prima, perché ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica», la denuncia del Papa. Così, «uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la cultura dello scarto».

 «Se si rompe un computer è una tragedia, ma la povertà, i bisogni, i drammi di tante persone finiscono per entrare nella normalità», ha detto il Papa, secondo il quale questa cultura dello scarto «tende a diventare mentalità comune, che contagia tutti». Fino al punto che «la vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora, come il nascituro, o non serve più, come l’anziano». «Quello che comanda non è l’uomo, ma il ‘dinero’», ha aggiunto il Papa a braccio: «I soldi comandano». Ma Dio, l’obiezione di Papa Francesco, sempre fuori testo, «ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi, gli uomini e le donne. Noi abbiamo questo compito».

Poi Papa Francesco ha dato fuori testo una esemplificazione della «cultura dello scarto» partendo dall’esperienza quotidiana: «Se una notte di inverno, qui, in piazza Ottaviano – ha detto – muore una persona, quello non è notizia. Se in tante parti del mondo ci sono persone che non hanno da mangiare non è una notizia, sembra normale. E queste cose entrano nella normalità. Se delle persone muoiono per strada, non c’è notizia, ma se c’è un abbassamento di dieci punte nelle borse, costituisce una tragedia». «Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti», ha chiosato il Papa.

 «Questa cultura dello scarto – ha proseguito il Papa – ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione». «Una volta i nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del cibo avanzato», ha fatto notare Papa Francesco, mentre «il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici». «Ricordiamo bene, però – l’ammonimento del Papa – che il cibo che buttiamo via è come se lo avessimo rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame». Di qui l’invito, rivolto a tutti, «a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi».  

Alla fine dell’udienza, il Papa ha ricordato la festa del Corpus Domini e il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci: «La conclusione è importante», ha detto a braccio il Papa, perché Gesù «chiede ai discepoli: ‘niente scarti’» e le 12 ceste avanzate – 12 come le tribù di Israele, che rappresentano «tutto il popolo di Dio» – indicano che «quando il cibo vien condiviso in modo equo, in solidarietà, nessuno è privo del necessario, ed ogni comunità può andare incontro ai bisogni dell’altra». «Ecologia umana e ambientale camminano insieme», ha commentato il Papa, che sempre a braccio ha esortato gli oltre 70mila fedeli