Vita Chiesa
In centomila a Palermo per don Puglisi
Una folla composta e festosa ha assistito stamattina alla cerimonia di beatificazione di padre Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993. Quasi 100mila fedeli hanno accompagnato al Foro italico di Palermo il rito condotto dal cardinale Salvatore De Giorgi, delegato di Papa Francesco, che ha dato lettura della lettera apostolica con cui don Puglisi è stato iscritto nel novero dei beati. Un boato di gioia ha accompagnato lo svelamento della foto del martire palermitano e l’ingresso del reliquiario.
Un ritratto del beato. È stato monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e postulatore della causa di beatificazione, ad illustrare ai presenti la vita di don Pino. L’arcivescovo di Palermo cardinale Paolo Romeo, che ha officiato la celebrazione eucaristica, ne ha tracciato un ritratto nella sua omelia, descrivendolo come “un padre discreto e accogliente, che sapeva di umano e di sovrannaturale insieme”. Un padre “che si lasciò interpellare dai bisogni del territorio e della gente affidata alle sue cure, soprattutto i piccoli e i poveri”. Fu soprattutto a Brancaccio che il beato Puglisi “trovò bambini e giovani esposti alla ‘paternità’ falsa e meschina della mafia del quartiere, che rubava dignità e dava morte in cambio di protezione”. Ad essa don Pino “sottrasse consenso e manovalanza con la sua azione di evangelizzazione e promozione umana”.
La veglia della vigilia. Alla beatificazione del sabato mattina, la Chiesa di Palermo si è preparata per settimane, con una serie di appuntamenti culminati nella serata del venerdì con la veglia di preghiera organizzata a Brancaccio, sul terreno dove presto sorgerà una chiesa intitolata a padre Puglisi. Un incontro animato dalle riflessioni del card. Paolo Romeo. “Don Puglisi – ha detto – si nutriva della parola di Dio e la testimoniava ogni giorno nei suoi gesti. Il Vangelo è stato alla base di tutta la sua opera, e del cammino di giustizia e legalità che ha saputo indicare a chi lo ha seguito”. Don Pino ha “formato le coscienze, predicato il perdono, testimoniato che non si può e non si deve scendere a compromessi con chi pratica il male”: questa è la sua più grande eredità.