Vita Chiesa
Papa Francesco, Messa di Pentecoste: «No a particolarismi e cammini paralleli»
“La novità – ha osservato – ci fa sempre un po’ di paura, perché ci sentiamo più sicuri se abbiamo tutto sotto controllo, se siamo noi a costruire, a programmare, a progettare la nostra vita secondo i nostri schemi, le nostre sicurezze, i nostri gusti”. E questo “avviene anche con Dio”. Infatti, “spesso lo seguiamo, lo accogliamo, ma fino ad un certo punto; ci è difficile abbandonarci a Lui con piena fiducia, lasciando che sia lo Spirito Santo l’anima, la guida della nostra vita, in tutte le scelte; abbiamo paura che Dio ci faccia percorrere strade nuove, ci faccia uscire dal nostro orizzonte spesso limitato, chiuso, egoista, per aprirci ai suoi orizzonti”. Ma, ha fatto notare il Pontefice, “in tutta la storia della salvezza, quando Dio si rivela porta sempre novità, trasforma e chiede di fidarsi totalmente di Lui”. Non si tratta della “novità per la novità, la ricerca del nuovo per superare la noia, come avviene spesso nel nostro tempo”. Per il Santo Padre, “la novità che Dio porta nella nostra vita è ciò che veramente ci realizza, ciò che ci dona la vera gioia, la vera serenità”.
Francesco ha, quindi, invitato a fare un esame di coscienza: “Siamo aperti alle ‘sorprese di Dio’? O ci chiudiamo, con paura, alla novità dello Spirito Santo? Siamo coraggiosi per andare per le nuove strade che la novità di Dio ci offre o ci difendiamo, chiusi in strutture caduche che hanno perso la capacità di accoglienza?”. Il secondo pensiero del Papa è stato sull’armonia: “Nella Chiesa l’armonia la fa lo Spirito Santo”. Solo Lui “può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità”. Anche qui, “quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità, l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa”. Dunque, “il camminare insieme nella Chiesa, guidati dai Pastori”, è “segno dell’azione dello Spirito Santo; l’ecclesialità è una caratteristica fondamentale per ogni cristiano, per ogni comunità, per ogni movimento”. “È la Chiesa – ha voluto ribadire il Papa – che mi porta Cristo e mi porta a Cristo; i cammini paralleli sono tanto pericolosi!”.
“I teologi antichi – ha ricordato il Pontefice – dicevano: l’anima è una specie di barca a vela, lo Spirito Santo è il vento che soffia nella vela per farla andare avanti, gli impulsi e le spinte del vento sono i doni dello Spirito. Senza la sua spinta, senza la sua grazia, noi non andiamo avanti”. Lo Spirito Santo “ci fa entrare nel mistero del Dio vivente e ci salva dal pericolo di una Chiesa gnostica e di una Chiesa autoreferenziale, chiusa nel suo recinto; ci spinge ad aprire le porte per uscire, per annunciare e testimoniare la vita buona del Vangelo, per comunicare la gioia della fede, dell’incontro con Cristo”. Lo Spirito Santo è “l’anima della missione”. Quanto avvenuto a Gerusalemme quasi duemila anni fa “è un fatto che ci raggiunge, che si fa esperienza viva in ciascuno di noi. La Pentecoste del cenacolo di Gerusalemme è l’inizio, un inizio che si prolunga. Lo Spirito Santo è il dono per eccellenza di Cristo risorto ai suoi Apostoli, ma Egli vuole che giunga a tutti”. Infatti, “è lo Spirito Paràclito, il ‘Consolatore’, che dà il coraggio di percorrere le strade del mondo portando il Vangelo! Lo Spirito Santo ci fa vedere l’orizzonte e ci spinge fino alle periferie esistenziali per annunciare la vita di Gesù Cristo”. Di qui la domanda “se abbiamo la tendenza di chiuderci in noi stessi, nel nostro gruppo, o se lasciamo che lo Spirito Santo ci apra alla missione”.