Vita Chiesa
Benedetto XVI visita il carcere e concede la grazia a Paolo Gabriele
«Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto visita in carcere al signor Paolo Gabriele, per confermargli il proprio perdono e per comunicargli di persona di avere accolto la sua domanda di grazia, condonando la pena a lui inflitta. Si è trattato di un gesto paterno verso una persona con cui il Papa ha condiviso per alcuni anni una quotidiana familiarità». Così il comunicato diffuso oggi dalla Sala stampa vaticana, che prosegue informando del rientro a casa del Gabriele e del fatto che non potrà “riprendere il precedente lavoro e continuare a risiedere in Vaticano”. Ma appunto la Santa Sede “confidando nella sincerità del ravvedimento manifestato”, ha inteso “offrirgli la possibilità di riprendere con serenità la vita insieme alla sua famiglia”.
Padre Lombardi ha poi precisato che il colloquio tra il Santo Padre e il Gabriele, “molto intenso”, è durato una quindicina di minuti e che all’ex aiutante di camera, sempre per benevolenza di Benedetto XVI, sarà offerto aiuto nella ricerca di un alloggio e di un’occupazione, ma fuori dallo Stato della Città del Vaticano. Un Papa che si reca in carcere per esprimere il proprio perdono a chi ha tradito la sua fiducia e per comunicargli di avergli concesso la grazia non ha precedenti nella storia, se non quello – in uno scenario diverso e più drammatico – di Giovanni Paolo II andato a visitare in carcere e ugualmente a perdonare il suo attentatore e feritore, Alì Agca, rinchiuso in un carcere italiano. E di papa Wojtyla tornano adesso alla mente le parole dell’enciclica “Dives in misericordia”: “La giustizia da sola non basta… L’autentica misericordia è la fonte più profonda della giustizia. Un mondo da cui si eliminasse il perdono sarebbe soltanto un mondo di giustizia fredda e irrispettosa”.
Benedetto XVI ha voluto e potuto concedere anche la grazia in quanto il reato contestato, furto aggravato di documenti riservati, era stato consumato entro le mura vaticane, l’imputato processato in Vaticano e quindi ristretto per scontare la pena nella caserma della Gendarmeria. Si chiude così questa vicenda processuale, ha detto padre Lombardi , “un capitolo molto triste e doloroso”, che però con il ravvedimento dimostrato da Paolo Gabriele, e ribadito questa mattina al Papa, offre le premesse per “un’atmosfera di serenità nel riprendere il cammino”. Si concluderà anche la vicenda, ha assicurato il direttore della Sala stampa, del tecnico informatico della Segreteria di Stato Claudio Sciarpelletti, il quale “aveva già ripreso la sua attività lavorativa da qualche giorno”. Si prepara anche per lui un provvedimento di grazia.