Vita Chiesa

«Confidenze» sulla Messa

DI CHIARA DOMENICISi intitola «Andiamo alla Messa» la lettera pastorale scritta dal vescovo di Livorno Diego Coletti e diffusa in questi giorni. Si tratta del secondo scritto del pastore alla sua diocesi, dopo la lettera «Il segno di un amore più grande», consegnata lo scorso anno, che prendeva spunto dai primi 21 versetti del capitolo 12 della lettera di san Paolo ai Romani.

Questa volta monsignor Coletti tratta il tema dell’Eucaristia: «Ho scelto un tema – afferma nell’introduzione – che sta a cuore a tutti noi, perché lo ritengo un punto centrale della nostra vita cristiana, anche in vista di una serie di applicazioni concrete, in riferimento al prossimo progetto pastorale triennale della diocesi. Un tema – continua – in sintonia con quanto ci è stato indicato dal Papa nella Novo millennio ineunte, dove l’attenzione all’Eucaristia è posta tra i massimi impegni della comunità cristiana, e in riferimento agli orientamenti pastorali dei vescovi italiani per il duemila (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia) che descrivono la celebrazione eucaristica come momento principale per la crescita della fede, mediante l’ascolto della Parola e la comunione al Corpo di Cristo». «Questa lettera – sottolinea Coletti – non vuol essere né un trattato di teologia, né un progetto pastorale, ma una serie di “confidenze” di un vescovo alla sua comunità, per condividere un tema centrale della vita cristiana», all’indomani del primo anno e mezzo trascorso a Livorno.

«Andiamo alla Messa» si articola in sei parti: dopo una prima parte che tratta la Messa tra storia e attualità, in cui si descrive la nascita del «dies Domini» e si richiamano la riforma e l’aggiornamento del rito avvenute con il Concilio Vaticano II, il vescovo presenta la situazione attuale: scarsa partecipazione alle Messe sia festive che feriali, basso livello di qualità di tale partecipazione e la conseguente sterilità di tante celebrazioni che, mal vissute, rischiano di diventare inutili, se non addirittura dannose.

La lettera propone poi «sette buone ragioni per andare a Messa», valide per tutto l’arco dell’anno. Sono ragioni inconfutabili, ragioni proprie della fede cristiana, che una volta comprese non possono più essere dimenticate: «Il discepolo che conosce la volontà del suo maestro non ha più scuse: deve rispondere».

Uno spazio viene poi dedicato ad alcune «attenzioni pratiche» da seguire nelle celebrazioni eucaristiche diocesane, che il vescovo indica come indispensabili per dare nuova dignità alla Messa domenicale. La lettera si conclude con una preghiera di ringraziamento e alcuni suggerimenti bibliografici per approfondire l’argomento.

Ecco in sintesi i «sette buoni motivi per andare a Messa»:

1. Andiamo a Messa perché siamo invitati:[…] La Messa è frutto di un ardente desiderio di Dio che aspetta me, che aspetta ciascuno di noi: il gruppo dei suoi amici, tutti insieme. Ancora prima di sapere che cosa ci accadrà, prima di chiedermi come mi dovrò comportare, è questo invito che mi muove e mi interpella. So che viene da un Amico, da un Dio che si è fatto vicino e che dice di amarmi. Che desidera ardentemente incontrare proprio me, proprio noi. La mia assenza non gli è indifferente. Non è vero che non cambia nulla, sia che noi siamo presenti sia che non ci siamo. […] 2. Andiamo a Messa spinti dall’affetto per il Signore:[…] Chi di noi potrebbe dire con sincerità: vado a messa perché Gesù mi è simpatico, perché gli voglio bene? E mi basta questo motivo! Non ho altri interessi da accampare. […] 3. Andiamo a Messa per gratitudine:[…] Tutta la vita del cristiano dovrebbe essere vissuta come un grande atto di riconoscenza, come un continuo «grazie» rivolto al Signore in modo gratuito, senza badare a ciò che da questo grazie può derivare di buono «per me».[…] 4. Andiamo a Messa per lasciarci trasformare dal fuoco dello Spirito:[…] La comunione con il corpo e il sangue del Signore dovrebbe incendiare la nostra vita e renderla luminosa come sopra un candelabro, farla lievitare come un buon pane per la vita del mondo, renderla capace di offrire, come un buon sale, gusto nuovo alla vita di tutti coloro che incontriamo. […] 5. Andiamo a Messa per entrare nel corpo di Cristo che è la Chiesa:[…] Partecipare alla Messa vuol dire farsi introdurre sempre più in una nuova rete di relazioni, nella quale diventiamo gli uni membra degli altri, e tutti insieme parti vitali dell’unico corpo di Cristo che è la Chiesa. Non esistono messe «private» né celebrazioni eucaristiche riservate ai soli soci paganti […]. 6. Andiamo a Messa per continuare a camminare nella vita rinnovati dalla comunione con il Signore:[…] Al termine della Messa non si esce di chiesa automaticamente più buoni. Si esce soltanto più responsabili. […] Il comandamento nuovo «amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi» è stato posto davanti ai nostri occhi e sulle nostre mani […] Ed ora tocca a noi: in un certo senso la Messa non finisce mai, essa continua nella vita della chiesa e di ciascuno dei suoi membri come compito e come sfida[…]. 7. Andiamo a Messa perché avvertiamo nel mondo che ci circonda la fame e la sete di te Signore:[…] Andiamo a Messa non perché abbiamo fame, ma per imparare da Gesù a farci carico della fame e della sete degli altri: fame e sete che si riferiscono certamente anche al cibo materiale, alla giustizia, alla dignità della persona, alla promozione umana sotto tanti aspetti economici e sociali […].