Vita Chiesa
Se la parrocchia ruota intorno alla famiglia
«La famiglia non deve essere soltanto oggetto e destinatario di pastorale ma soggetto attivo che collabora con il parroco per l’attività pastorale – commenta Sandro Manzati, uno dei responsabili della Commissione regionale famiglia e vita della Cet, insieme alla moglie Adriana – Facendo la scelta di passare la pastorale attraverso la famiglia i risultati concreti non mancano. Ad esempio una cosa è fare catechesi ai bambini e cosa diversa è farla ai genitori in modo che possano tornare ad essere i primi responsabili dell’educazione religiosa dei propri figli. L’intera famiglia si presenta alla catechesi, e mentre i genitori si formano, alcuni animatori si prendono cura dei bambini, magari svolgendo un percorso parallelo; una volta tornati a casa lavorano insieme. In questo modo i ragazzi capiscono che non si tratta di un impegno di tipo scolastico, e vedono che i genitori non delegano la parrocchia, ma si impegnano con loro per approfondire la fede comune».
«Un altro settore che sta dando buoni frutti – prosegue Manzati – è quello della formazione dei fidanzati. Purtroppo sono poche le parrocchie che possono vantare una équipe formata da coppie di sposi, ma i risultati si vedono. Parlando alla famiglia, trasversalmente si parla a tutti. Non si tratta del gusto di fare qualcosa di nuovo, ma di una vera e propria esperienza di Chiesa. Le famiglie comprendono che tutti sono chiamati a svolgere un ruolo, ed il sacerdote si rende conto che accanto all’ordine esiste un secondo sacramento sociale, il matrimonio».
La Commissione regionale è impegnata a sostenere le attività diocesane con pochi interventi di qualità: un corso estivo residenziale per operatori della pastorale familiare, in collaborazione con la Facoltà teologica dell’Italia centrale, e gli incontri di approfondimento, aperti anche a chi abbia necessità di approfondimento o interesse per la pastorale familiare. Per fare il punto della situazione su questa nuova realtà la commissione regionale stavolta ha invitato un vero e proprio pezzo da novanta, mons. Renzo Bonetti, già direttore dell’ufficio nazionale famiglia ed ora responsabile del progetto «Parrocchia-famiglia». L’appuntamento, molto atteso specialmente da parte di chi già conosce mons. Bonetti, è per sabato primo marzo alle 15,30 presso la parrocchia S. Lucia e S. Giuseppe al Galluzzo.
Il progetto della Cei «Parrocchia-famiglia» prevede trenta parrocchie che sperimentano il coinvolgimento delle famiglie nella pastorale parrocchiale: un certo numero di coppie ed il sacerdote si impegnano a camminare insieme dietro mandato del loro vescovo. Il progetto è presente in quasi tutte le regioni e vede impegnate quattro parrocchie toscane, una di Massa, due di Arezzo ed una di Fiesole.
«I criteri ispiratori – conclude don Lorenzo Lenzi, l’altro responsabile della Commissione regionale famiglia e vita – sono stati quelli di promuovere approfondimenti della fondazione teologica del matrimonio e della famiglia nella vita ecclesiale e la relazione con il ministero ordinario per costruire la comunità cristiana. Si può dire che è stato riscoperto sia il volto ecclesiale della famiglia che la dimensione familiare della parrocchia, perché la parrocchia diventi una comunità fraterna e accogliente che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie, una comunità credente e ed evangelizzante, una comunità in dialogo con Dio ed a servizio dell’uomo. Potremmo anche dire che si vuole promuovere nella comunità parrocchia le relazioni personali coinvolgendo la soggettività della famiglia, ed allo stesso tempo sostenere e aiutare famiglia a diventare sempre più chiesa domestica».