Vita Chiesa
La Pira: Dio dentro la storia
Il Convegno di marzo «A venticinque anni dalla morte di Giorgio La Pira per una rinnovata lettura teleologica della storia», sarà il primo di una serie di colloqui a cadenza annuale che si propongono tra l’altro di promuovere una prospettiva di ricerca scientifica, teologica, etico-culturale per l’elaborazione di una cultura della cittadinanza planetaria: solidarietà-discriminazione, giustizia-prevaricazione, sviluppo-sottosviluppo, democrazia-autoritarismo, conflitto-pace,… A motivo di tutto ciò, il complessivo sviluppo delle tematiche è stato denominato «Progetto Cittadinanza».
Secondo Plotti, «La Pira è stato profeta della lettura teologica della storia. Il messaggio cristiano è la storia dell’umanità, è un messaggio incarnato nella storia dell’uomo. Per un cristiano che vuole vivere il mistero dell’incarnazione, la lettura della storia è elemento irrinunciabile. Per questo, per il popolo di Dio, è necessario e urgente stare dentro la storia, rifuggendo le tentazioni spiritualiste, intimistiche, conservatrici. Quanto più il popolo di Dio si comprometterà con la storia, tanto minore sarà la paura di essa».
Secondo il presidente dei vescovi toscani, «occorre allenarci nell’arte di coniugare l’immutabilità del messaggio cristiano con la crescente e progressiva accelerazione delle vicende della storia. Al cristiano è chiesto di compiere una lettura sapienziale della storia, quale luogo teologico nel quale Dio costruisce il progetto di salvezza; oltre a saper cogliere nella storia i grandi movimenti che Dio le imprime. L’azione di La Pira si colloca qui. Quindi né rifiuto, né condanna della storia; essa è un appuntamento a cui dobbiamo dare il contributo per la costruzione della civiltà planetaria».
Da ciò consegue, secondo mons. Plotti, che «occorre guardare permanentemente a Gesù: il figlio di Dio si è fatto uomo; si è compromesso con la storia, tanto da non farsi riconoscere. Ha scelto di farsi compagno di viaggio, soprattutto dei poveri. Così deve agire ogni vero cristiano, così ha agito La Pira nell’ottica di una cultura planetaria dell’amicizia. La fede in Gesù Cristo, nella sua incarnazione, lo convinceva ad andare avanti in questa strada, quella di una fede incarnata, una vera fede cristiana che anche in politica lo ha portato a scegliere il compromesso, perché la storia non è una fantasia, come lui diceva».
Sul tema «La Pira e la costruzione della casa comune» ha offerto un illuminante contributo il giudice costituzionale Ugo De Siervo che ha ripercorso le tappe della vita di La Pira. Per i presenti, aiutati da De Siervo, queste tappe sono risultate fasi interessanti; ed è stato altrettanto interessante comprendere come La Pira abbia maturato la consapevolezza circa l’imprescindibile impegno in politica e nel sociale. Dopo l’esperienza della Costituente, La Pira si trova a dover verificare se quella Carta risolve davvero i problemi della gente e subito pone il problema di una realtà mondiale insopportabile, con le insopportabili disparità di reddito tra aree del mondo.
La Pira svolge il servizio di Sindaco tenendo ben presente che prima vengono i problemi della gente, e su questi si fanno i bilanci. Nel suo procedere in tale compito è senza dubbio intraprendente e fantasioso, nel senso che cerca moduli di rapporto differenziati.
A quanti, in AC e non, vanno scoprendo sempre meglio la figura di Giorgio La Pira appare evidente quanto essa sia stata e sia ancora oggi scomoda; come altrettanto appaia evidente l’importanza della sua spiritualità domenicana proprio perché tipica di apertura, di respiro culturale forte. Non possiamo che augurarci tutti che la Chiesa voglia continuamente rilanciare la figura bella di Giorgio La Pira, affinché venga donato a tutti l’esempio di un laico che ha saputo dare risposte innovative e fedeli al Vangelo, alle domande del proprio tempo.
Pubblichiamo ampi stralci di una lettera inedita che Giorgio La Pira inviò al Re Hussein di Giordania in un momento storico del tutto eccezionale: siamo nel luglio 1958, alla vigilia del primo conflitto tra Paesi Arabi e Israele. Una copia del documento è stata recentemente reperita nell’archivio di famiglia di Nori Galli; la Fondazione La Pira ne possiede una copia dattiloscritta.