Vita Chiesa

Scuola cattolica a convegno «Vogliamo più attenzione»

di Nicoletta BeniniÈ stata la Cet (Conferenza Episcopale Toscana) ad organizzare questo Convegno su un tema quanto mai urgente ed attuale quale quello dei rapporti tra la scuola cattolica, la Chiesa locale e la società. L’incontro ha riunito oltre 300 persone, tra insegnanti, dirigenti, genitori e studenti nella sala del cinema-teatro Ambra di Poggio a Caiano. Tra i relatori oltre all’arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli, anche il vescovo di Pistoia Simone Scatizzi che ha dato il «benvenuto» e il vescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino Antonio Buoncristiani. Moderatore il vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello Mario Meini, delegato Cet per l’educazione. Dopo i saluti di mons. Scatizzi e di don Ivo Ercolini, responsabile regionale per la pastorale scolastica, si sono alternati sul palco i diversi relatori per le due tavole rotonde previste.

L’arcivescovo Antonelli ha ricordato la «parola d’ordine» che fu data durante il convegno del ’99, quando si raccomandò che «la comunità ecclesiale si convertisse alla scuola cattolica», già allora infatti si sentiva la necessità di questa sensibilizzazione maggiore a vedere, la scuola cattolica, come scuola di tutta la comunità e luogo privilegiato per l’evangelizzazione. L’invito quindi è ancora oggi di «convertirsi alla carità educativa».

Suor Anna Taccone, Madre Generale delle Francescane Ancelle di Maria di Firenze, ha posto l’accento sul valore di un percorso educativo proprio di tutto il messaggio specifico cristiano e ha sottolineato quanto, le scuole cattoliche, devono essere considerate membra vive della chiesa locale in un cammino comune di corresponsabilità. Don Luigi Allegri, preside del Liceo Salesiano dell’Immacolata di Firenze, ha messo bene in luce come la scuola cattolica offra alla chiesa locale «un dono prezioso, intelligente e significativo», ma per avere e mantenere queste tre caratteristiche, «un dono – ha proseguito don Allegri – deve essere atteso, gradito e accettato da chi lo riceve». Troppo spesso invece si notano atteggiamenti di indifferenza se non di ostilità, mentre «saremmo contenti se ci trovassimo di fronte persone (vescovi inclusi!) curiose e interessate a quanto facciamo nelle nostre scuole, a come stiamo riqualificando i nostri percorsi educativi e formativi».

Silvana Guiducci, presidente regionale dell’Agesc (Genitori Scuole cattoliche), ha parlato della decennale battaglia che la sua associazione porta avanti proprio per difendere i valori e le aspettative di tutte le famiglie che iscrivono i propri figli alle scuole cattoliche. A conclusione degli interventi della mattinata, Claudio Fiocchi, presidente della famiglia Lasalliana, ha sottolineato la sua personale gratitudine, come ex alunno e ora come genitore e laico impegnato, per quanto ricevuto nella scuola cattolica e per il servizio non solo di annuncio del Vangelo, ma anche di accoglienza per ogni famiglia.

Il pomeriggio ha avuto i toni più caldi e accesi del dibattito politico affidato a Mariolina Maioli in rappresentanza del ministero dell’istruzione, a Angelo Passaleva, vicepresidente della Regione Toscana e a Paolo Pecciarini, dirigente scolastico di Grosseto; moderatrice è stata suor Maria Laura Maltesi, delle Figlie di Maria Vergine Immacolata, di Massa. Tema comune i problemi legati ad una reale parità economica che stenta ad arrivare, là dove è stato ampiamente riconosciuto il servizio pubblico che la scuola cattolica svolge ormai da tanti anni. Anche le ultime iniziative di governo in questo senso denunciano ancora una eccessiva e penalizzante lentezza nell’arrivo dei finanziamenti, pur riconosciuti e stanziati, e questo mette le scuole cattoliche in gravi difficoltà nel garantire la qualità del servizio verso gli alunni, le famiglie e i dipendenti. Una situazione scottante che ci vede sorpassati dagli altri paesi dell’unione europea.

L’arcivescovo di Pisa e presidente della Cet Alessandro Plotti ha aperto i lavori della seconda tavola rotonda, ed in pochi punti ha evidenziato i valori e gli ideali che la scuola cattolica vuole difendere in questa società ed in quella futura: «una responsabilità e una libertà primaria nel costruire personalità libere, contro ogni tipo di massificazione; contro ogni logica del profitto; per un’autentica libertà di scelta; per un primato della persona contro ogni tipo di tecnicismo e materialismo; in un processo di partecipazione, di integrazione, dove la scuola cattolica è a totale servizio della società, in un principio di sussidarietà per cui lo Stato non deve educare, ma mettere nella condizione di educare».