Vita Chiesa

Domenica cristiana, una lettera alle parrocchie

Pubblichiamo il testo integrale della lettera che il Cop (Centro orientamento pastorale) ha inviato a tutte le parrocchie a conclusione della settimana di aggiornamento sul tema “La domenica cristiana. Novità e provocazione per la cultura postmoderna”, tenutasi a San Giovanni Rotondo (Foggia) dal 23 al 26 giugno.

Cara parrocchia,

senza domenica, senza il giorno del Signore, perdiamo la nostra identità di cristiani. Non solo svuotiamo dall’interno il nostro cristianesimo, ma perdiamo anche il senso del tempo.

Oggi infatti non possiamo adattarci a pensare che il tempo diventa prezioso o dozzinale, pieno o vuoto, costruttivo o distruttivo a seconda delle cose con cui lo riempiamo. Non è la somma di opportunità di consumo che danno significato al tempo: queste bruciano la nostra memoria del passato e i nostri sogni di futuro.

Per noi il tempo, la sua pienezza, è il Signore risorto; Lui è il Signore del tempo, il suo principio e il suo compimento; in Cristo glorificato tempo e eternità si incrociano. Ogni anno, ogni giorno, e ogni momento vengono abbracciati dalla sua Incarnazione e dalla sua Risurrezione. Quel primo giorno dopo il sabato, Dio Padre ci ha regalato risorto Gesù il crocifisso, morto e sepolto; ci ha aperto una finestra che dall’eternità si affaccia sul tempo e lo riempie. Questa è per noi la domenica; è il giorno del Signore, il giorno in cui Dio fa festa al Figlio che risorge e gli dona una umanità rinnovata, è il suo santuario collocato nel tempo. E noi non possiamo non viverlo come un giorno nuovo, definitivo, pieno della presenza di Dio.

Non è una nostalgia, non è un ricordo, non è una commemorazione, perché nel giorno del Signore c’è una esperienza in cui possiamo incontrare già oggi il Risorto: l’Eucaristia. In essa il rapporto tra la resurrezione e il tempo si illumina e la nostra comunità umana si trasforma. Rivivendo i suoi gesti semplici, che ci ha comandato di fare in sua memoria, moriamo e risorgiamo con Lui. In essa il pane e il vino diventano il corpo e il sangue del crocifisso e risorto e la nostra comunità diventa comunione e corpo di Lui e scandisce di domenica in domenica il ritmo dei giorni fino all’incontro definitivo con Lui.

Il giorno del Signore è il giorno della risurrezione per tutti; Lui, il Risorto tende a tutti la mano per farci dei risorti. Il lavoro, cui possiamo essere obbligati anche di domenica, le impossibilità invincibili, la lontananza da ogni comunità cristiana non possono impedire di lasciarci stringere la mano dal Risorto, di farci respirare il tempo definitivo della Risurrezione. La domenica è la porta spalancata per far entrare la vita eterna nel quotidiano e il quotidiano nella vita eterna. E la famiglia cui apparteniamo è sempre la casa in cui la risurrezione viene anticipata nello scambio d’amore, nel dono di vite nuove, nel coraggio dell’affrontare assieme quotidianamente la vita.

Cara parrocchia, noi non siamo preoccupati di salvare un precetto, ma siamo convinti di aver ricevuto un tesoro e siamo contenti di fare festa per metterlo a disposizione di tutti. Questo devono percepire tutti gli uomini per come viviamo la domenica e a questa nuova mentalità è urgente che tu formi tutti i cristiani. Non vogliamo farci rubare la domenica, né dal mercato, né dalla complessità, né dall’insignificanza, né dalla superficialità, né dai consumi, né da ritualismi ingessati. Proprio il tuo radicamento nel territorio, nel tessuto quotidiano e vivo delle relazioni tra gli uomini e le donne del nostro tempo, ti dà la possibilità di non far mancare a nessuno la bellezza del giorno del Signore. Qui sta il punto più alto e più bello di ciò che nella storia di tutti questi secoli sei stata chiamat a a fare per tutta la gente che hai raccolto, incontrato, difeso, formato all’incontro con il Salvatore. Nell’Eucaristia, nell’incontro, nell’ascolto vicendevole e della Parola, nel servizio ai poveri, nel silenzio della preghiera, nella solidarietà con tutti i fratelli, nell’accoglienza dei senza pace, spalanca le tue porte perché celebrando il giorno del Signore tutti possano incontrare il Signore dei giorni.