Vita Chiesa

Daniele Comboni, un santo per l’Africa

di Lino Spezia«Abbiamo bisogno di Comboni sugli altari, perché questo sarà il segno che la rigenerazione dell’Africa è più che mai vicina. E lui stesso non potrà abbandonarci, pregherà per noi, per la terra e la gente tra cui visse e morì. Egli è veramente il nostro santo». Lo ha detto recentemente mons. Gabriel Zubeir, successore di Comboni come pastore della Chiesa Sudanese in Khartoum e destinato a diventare cardinale nel prossimo Concistoro. Il suo auspicio si è realizzato: dal 5 ottobre 2003, giorno della canonizzazione di Daniele Comboni, non solo l’Africa ma tutta la Chiesa potrà chiamarlo santo. E il 10 ottobre, anniversario della sua morte, la liturgia ne celebrerà la memoria.

La canonizzazione di un santo è la celebrazione dell’amore di Dio che ha toccato e trasformato la vita di un uomo, e ne ha fatto una persona che assomiglia in modo particolare a suo Figlio Gesù. Come Lui, Comboni ha dato la vita per i suoi fratelli. Ed ora, possiamo contare su San Daniele Comboni perché interceda per l’Africa e per tutti noi. Lo prova del resto il miracolo che lo ha portato sugli altari.

Il 12 novembre 1997, Lubna Abdel Aziz, una musulmana che sta per avere il suo quinto figlio, si presenta alla Maternità St. Mary di Khartoum, Sudan. Durante il cesareo, un’emorragia inarrestabile conduce la donna in fin di vita. I medici tentano di tutto, ma alla fine si arrendono. Le suore comboniane di servizio alla Maternità radunano le infermiere e i parenti di Lubna. Pongono un’immagine del Comboni sotto il suo cuscino. Poi tutti, cristiani e musulmani, si mettono a pregare insieme l’Unico Dio perché, per intercessione di Comboni, risparmi la vita dell’ammalata. L’indomani, Lubna comincia a migliorare. A pensarci bene, oltre al miracolo della guarigione fisica, il Padre del Sudan ha ottenuto quello di unire e far pregare insieme cristiani e musulmani. Non c’è da meravigliarsi! Già nel 1869 mons. Leo Meurin, Vescovo di Bombay, diceva: «Io conosco Comboni: saran trascorsi dei secoli e si parlerà ancora di lui, perché è lui che ha trovato la chiave per sciogliere il grande problema di cristianizzare l’Africa centrale». Comboni infatti è stato uno dei padri più fecondi del movimento missionario nella Chiesa del XIX secolo. Fu ordinato sacerdote nel 1854 e, tre anni dopo, partì per l’Africa centrale.

In quell’epoca l’Europa vedeva nell’Africa solamente una terra da conquistare e considerava la gente del luogo dei selvaggi senza anima, da sottomettere come schiavi. Comboni aveva invece molta fiducia negli africani e si sentiva legato a loro da un forte vincolo di amicizia. Egli intuì che la Chiesa, per dirsi davvero universale (cattolica), non poteva fare a meno dell’Africa. Si proponeva infatti di evangelizzare quel continente e di preparare sacerdoti e laici locali, che avrebbero potuto diventare a loro volta missionari nella loro patria. Diede molta importanza anche al ruolo delle donne perché in loro vedeva le «prime maestre dell’evangelizzazione» all’interno della famiglia. Daniele Comboni venne consacrato Vescovo nel 1877 e 4 anni più tardi morì a Khartoum in Sudan, dopo aver fondato gli Istituti dei Missionari e delle Suore Comboniane.

Egli ci ha lasciato un messaggio profetico ed attuale. Dedicando tutte le sue energie alla crescita «autonoma», sia civile che cristiana, del continente nero, insisteva sulle straordinarie potenzialità degli Africani e continuava ad opporsi allo sfruttamento e alla colonizzazione economica e culturale imposta dall’occidente opulento. Daniele Comboni è quindi un missionario molto attuale. La sua predicazione è legata alla coscienza, al superamento delle etichette e delle divisioni fra cristiani a favore di scelte «di servizio», di unione, di collaborazione, di umiltà, di disponibilità costante.

Il suo messaggio si manifesta nella Famiglia Comboniana che è formata da sacerdoti e fratelli e sorelle consacrati, ma anche da laici di ogni età che partecipano al grande progetto missionario convinti che, promuovendo la persona nella sua dignità, nei suoi valori e potenzialità, la si avvicina «naturalmente» a Cristo. Le possibilità offerte dal progetto comboniano sono quindi molte: dal servizio sacerdotale a quello «laico» consacrato, da quello dei Laici Missionari Comboniani che lavorano in terra di missione per periodi più o meno lunghi a quello dei Laici Comboniani, cioè persone impegnate ad animare missionariamente la società con la possibilità di esperienze brevi di missione. La missione comboniana si può quindi estendere a tutti, con uguale dignità, senza limitazioni nei ruoli e nelle iniziative. Ma «essere» missione deve far parte di una maturazione continua, approfondita, partecipata e costantemente rinnovata. Ecco perché l’obiettivo primario della Famiglia Comboniana è la crescita di una diffusa coscienza missionaria che consenta di operare scelte giuste in sintonia con la continua evoluzione dell’evangelizzazione come «annuncio profetico» ma anche come esempio di vita. Dal cielo, San Daniele Comboni continua ad accompagnare e dare vita ai suoi figli e figlie, missionari oggi nelle Nigrizie di tutto il mondo. E invita tutti coloro che lo incontrano a coinvolgersi ed impegnarsi nell’unica, grande missione, la rigenerazione del mondo. I comboniani in ToscanaLa presenza dei Comboniani in Toscana risale al 1931 a Carraia (Lucca) come seminario minore e poi liceo. A Firenze la presenza comboniana risale alla fine degli anni ‘30 a San Domenico di Fiesole come noviziato, e dalla fine degli anni ‘60 i Comboniani si sono trasferiti nell’attuale sede in via Aldini, che fino a pochi anni fa era centro di formazione filosofica per gli studenti comboniani. In questi ultimi anni è diventata un centro di animazione missionaria per tutta la Toscana e di formazione dei Laici Comboniani e dei giovani. In Toscana si trovano anche il centro di Lucca e quello di Carraia tenuto dalle Secolari Comboniane. Attualmente si contano 19 padri e 13 suore missionarie nate in Toscana. L’arcivescovo di Khartoum a FirenzeI Missionari Comboniani di Firenze, in occasione della canonizzazione di Daniele Comboni, organizzano una serie di celebrazioni e conferenze. I primi appuntamenti sono:Martedì 7 ottobre ore 21: Conferenza di mons. Masserdotti, Vescovo di Balsas (Brasile), responsabile della pastorale degli Indios per la Conferenza Episcopale del Brasile, nel salone-teatro della Parrocchia di S. Caterina da Siena a Coverciano, sul tema: «Evangelizzare tra gli afrolatino americani e tra gli indios».Venerdì 10 ottobre ore 18: Solenne concelebrazione nella ricorrenza del Dies natalis del Santo Daniele Comboni, presieduta da mons. Menghesteab, Arcivescovo dell’Asmara, nella Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio.Martedì 14 ottobre ore 21: Conferenza di mons. Gabriel Zubeir, Arcivescovo di Khartoum (Sudan), il successore del Santo Comboni che diventerà cardinale nel prossimo Concistoro, nel salone-teatro della Parrocchia di S. Caterina da Siena a Coverciano, sul tema: «Il Sudan di oggi e all’epoca di Daniele Comboni».