Vita Chiesa

La parrocchia del futuro? Meno preti, più passione

di Riccardo BigiLa riflessione sulla parrocchia, ha annunciato il cardinale Ruini chiudendo l’assemblea dei vescovi italiani della scorsa settimana, è un «cantiere aperto» in cui la Chiesa continuerà a lavorare. Intanto però, dal dibattito di Assisi sono emerse indicazioni precise sulla volontà di confermare e rilanciare il ruolo irrinunciabile della parrocchia, ma anche sulla necessità di rinnovamento per una maggiore efficacia nella comunicazione della fede. «È emersa una visione molto realistica della situazione, con tutti i problemi che conosciamo ma anche con l’entusiasmo di cercare, con passione, soluzioni nuove» spiega don Carlo Ronconi, parroco di Greve in Chianti, uno dei 20 parroci italiani invitati a partecipare ai lavori dell’assemblea. E proprio la «passione» è, secondo il messaggio finale che i Vescovi hanno inviato a tutte le parrocchie, il segreto grazie al quale le comunità possono superare le difficoltà attuali. Le statistiche parlano di un clero sempre più anziano e sempre più «multietnico», con la presenza di giovani sacerdoti stranieri che incide particolarmente in alcune regioni (tra cui la Toscana); la nostra regione risulta anche agli ultimi posti nella classifica del «reclutamento», ossia nella percentuale di giovani che decidono di farsi prete.

Ma ad Assisi, assicura don Carlo, si è parlato poco di cifre e molto di questioni pastorali: «Il problema principale non è il numero dei preti, ma la capacità di una conversione pastorale perché la parrocchia trovi le strade per comunicare il Vangelo all’uomo di oggi». Ai parroci del futuro quindi spetterà il compito di imparare verbi nuovi: «Non solo non possiamo più stare ad aspettare chi viene in parrocchia, ma ormai non basta neanche dire alla gentevenite: bisogna imparare la parola andare, bisogna imparare a portare il Vangelo dove la gente vive, lavora, studia».

Piccoli cambiamenti verbali, che nascondono in realtà un cambiamento profondissimo di mentalità: «Non basterà – prosegue don Carlo – una mano di vernice a quello che già facciamo, bisogna che le parrocchie maturino uno stile completamente nuovo di presenza sul territorio. Bisogna che i parroci, ma anche i laici che lavorano con loro, si interroghino su come oggi si comunica la fede». La comunicazione della fede resta il tema di fondo: anche la ricerca di nuove forme di organizzazione, ad esempio le unità pastorali, ha senso solo in quanto risponde a questo obiettivo. «Delle unità abbiamo parlato molto – sottolinea don Carlo – e sicuramente costituiscono una novità interessante, perché possono permettere a paesi o quartieri di vivere la comunione evangelizzatrice: due o tre preti che vivono insieme e che sono, insieme, al servizio di tutte le parrocchie di un piccolo centro o di una zona cittadina possono svolgere meglio la loro missione sul territorio».

Messaggio dei vescovi italiani alle parrocchie

Viaggio nelle parrocchie toscane

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