Vita Chiesa
Giovani, profezia della Chiesa
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Dal 24 al 27 novembre si è tenuto a Firenze il seminario «Con il passo giusto», organizzato dal Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI. Questo percorso di formazione, giunto ormai alla nona edizione, è un’iniziativa rivolta ai nuovi incaricati della pastorale giovanile delle diocesi italiane, ai collaboratori più stretti degli uffici di pastorale giovanile, ai responsabili degli ordini religiosi. A questa esperienza hanno partecipato 46 iscritti da tutta Italia. Ogni anno infatti c’è un certo ricambio, del 10-15% circa, tra coloro che ricoprono ruoli di responsabilità all’interno della pastorale giovanile: emerge così l’esigenza di un momento di preparazione per chi si trova, magari per la prima volta, a far fronte a impegni e responsabilità nuove.
Il format proposto è simile tutti gli anni, ma quest’anno c’è stata una novità: il corso ha cambiato sede (e sarà così anche in futuro), integrando il proprio percorso formativo con le proposte pastorali e l’offerta delle strutture della città ospitante: sede del corso è stata la Casa della Pace di Pax Christi alle porte di Firenze.
Quadro di riferimento dell’intero seminario di formazione sono stati gli orientamenti pastorali dei vescovi per l’attuale decennio Comunicare il vangelo in un mondo che cambia. Per la pastorale giovanile questo comporta un nuovo modo di guardare i giovani come talento della Chiesa e allo stesso tempo come profezia. Alla luce di questa premessa i vescovi invitano ad una conversione pastorale centrata sulla missione in modo radicalmente nuovo. Don Paolo Giulietti, direttore del servizio nazionale di pastorale giovanile, ha tracciato le cinque dimensioni prioritarie di questa conversione.
1.Una nuova passione apostolica della comunità cristiana, in grado di attivare tutte le energie che possiede, accogliente, capace di ascolto. Questo permette da un lato di rendere effettivo il protagonismo dei giovani, dall’altro di risvegliere la responsabilità educativa degli adulti.
2. La dimensione della comunione, necessaria per la missione che deve superare ogni forma di frammentazione pastorale.
3. L’attenzione al vissuto quotidiano dei giovani, sia nel modo di essere presente come comunità cristiana negli ambiti di vita, sia nella progettazione di proposte formative e vocazionali.
Momento di particolare importanza è stato l’incontro che si è svolto all’Istituto degli Innocenti di Firenze: secondo don Paolo Giulietti infatti tra gli scopi del seminario c’è anche quello di scoprire, conoscere e sfruttare le strutture presenti nel territorio per fornire nuovi ed utili strumenti alla pastorale giovanile.
Da sei secoli impegnato nella difesa dei diritti dell’infanzia, l’Istituto sta seguendo un percorso del tutto originale di innovazione nella tradizione. Come illustrato da Alessandro Salvi, nell’ultimo quarto di secolo i cambiamenti nello scenario sociale, nelle politiche giovanili e familiari, sono stati davvero numerosi, ma il centro ha raccolto questa sfida trovando nuovi mezzi per far fronte sia alle tendenze di de-istituzionalizzazione della rete di assistenza, sia di pluralizzazione dei soggetti attivi nelle politiche sociali: se trent’anni fa, infatti, l’Istituto poteva fungere da unico regolatore nel campo, ad esempio, delle adozioni, ora le nuove normative in materia hanno portato al coinvolgimento di altri agenti quali servizi sociali, tribunale, scuole, comuni, ASL e privato sociale.
Il seminario è proseguito con un incontro con il cardinale Antonelli; quindi lo staff del Centro Giovani della diocesi di Firenze ha presentato ai partecipanti la struttura e il metodo di lavoro dell’ufficio fiorentino di pastorale giovanile. Alla Badia Fiorentina i partecipanti hanno incontrato suor Grazia e fra Matteo che hanno presentato le loro comunità e testimoniato la vocazione del Signore che li ha chiamati alla vita monastica. Non sono mancate alcune esperienze «innovative» di pastorale giovanile che hanno creato un vivace dibattito: l’esperienza della missione ai giovani organizzata da vari gruppi a Firenze e a Riccione; pellegrinaggi in Europa proposti dalla diocesi di Arezzo; le difficoltà della pastorale con i giovani immigrati incontrate nella diocesi di Prato; infine le energie e i progetti della diocesi di Brescia, incentrati sulla necessità di lavorare in rete, non solo all’interno della comunità cristiana, ma anche con le istituzioni civili: possibilità rese oggi possibili da nuovi quadri legislativi ma comunque necessari per puntare ad incontrare tutti i giovani.