Vita Chiesa
Vocazioni, l’età più fragile
Ogni anno ci s’ispira ad una figura carismatica diversa, ma sono due gli obiettivi fondamentali realizzati nei 19 anni di vita dei seminari sulla direzione spirituale, come ha sottolineato don Antonio Ladisa, vicedirettore del Cnv, nell’intervento conclusivo dell’incontro: Sostenere l’impegno di chi accompagna i giovani nel loro cammino di fede e di ricerca vocazionale e collaborare a far riscoprire l’importanza per la maturazione vocazionale dell’accompagnamento spirituale. Agli animatori vocazionali e agli educatori nella fede questi seminari hanno offerto innanzitutto ha continuato don Ladisa la possibilità di dialogare con degli esperti e di essere da loro coinvolti direttamente attraverso i laboratori di gruppo, dove, sotto la loro guida, si analizzano insieme dei casi di direzione spirituale, per individuare il modo migliore per sciogliere i nodi problematici’ e accompagnare i giovani nella loro crescita.
La peculiarità del seminario sulla direzione spirituale 2004 è stata toccare ha dichiarato don Ladisa – un argomento che è sempre stato ai margini della nostra attenzione: l’accompagnamento degli adolescenti. Il tema ci sembrava interessante perché questa è un’età molto critica, alcuni dicono addirittura negata’, dimenticata, che rischia di essere ai margini della nostra preoccupazione vocaziona le.
Un seminario dedicato agli adolescenti, dunque, per ridestare la responsabilità di tutti nei confronti di quest’età che nel tempo si è diluita fino ai 25 o ai 30 anni: l’adolescenza, infatti, è un’età in cui si progetta il proprio futuro e, quindi, che ha maggiormente bisogno di attenzione e di un accompagnamento vocazionale. Durante il seminario si è parlato della classica direzione spirituale nei confronti degli adolescenti e, quindi, del colloquio personalizzato; ma anche dell’accompagnamento nel gruppo. È necessario ha detto don Ladisa – sviluppare un’attenzione su come gestire il gruppo e far sì che esso diventi non un nido, non un rifugio, non una prigione, ma un luogo educativo di crescita.
Per gli adolescenti ha aggiunto il vicedirettore del Cnv – il gruppo è come un secondo grembo materno, in cui ci si rifugia, dove a volte si cresce e a volte si è impediti a crescere perché c’è un’omologazione che dà sicurezza al singolo ma non lo aiuta a maturare quando s’identifica troppo nel gruppo. Insomma, bisogna anche saper stare in piedi sulle proprie gambe.
Dopo gli anni nei quali i seminari si svolgevano ad Assisi, ora si gira per le regioni. Questo seminario da quattro anni è itinerante ha spiegato don Ladisa – perché vogliamo raggiungere regioni che non promuovono, al loro interno, iniziative del genere. L’obiettivo è sollecitare il sorgere dentro la regione e le diocesi di corsi o seminari sulla direzione spirituale. Con questi incontri vogliamo gettare un seme che poi possa crescere e svilupparsi nelle singole diocesi. La presenza dei vescovi della regione ai seminari, rileva il vicedirettore del Cnv, ha contribuito non poco a sottolineare che il servizio della direzione spirituale è un ministero ecclesiale, espressione dell’attenzione amorevole della Chiesa per la crescita e la maturazione della fede di ogni battezzato e consapevolezza che non possa mai essere svolto se non all’interno del cammino di una Chiesa.
Ci sono tre tipologie di frutti dei 19 anni del seminario sulla direzione spirituale, ricorda don Ladisa: Sono nati dei corsi all’interno della formazione permanente del clero, come la Scuola pratica di accompagnamento spirituale’ avviata dalla diocesi di Milano, aperta non solo ai sacerdoti, ma anche ai consacrati e ai laici. Oppure corsi o seminari all’interno degli istituti teologici, come ad Anagni, a Molfetta, a Bologna, i cui utenti sono soprattutto i seminaristi e coloro che frequentano i corsi di teologia. Una terza tipologia è rappresentata da corsi organizzati dai Crv, come quello del Piemonte, rivolto principalmente agli animatori vocazionali e ai direttori spirituali dei seminari.
Indicazioni concrete per la pedagogia vocazionale sono state offerte da padre Amedeo Cencini, docente dei corsi di accompagnamento personale e formazione all’Università Pontificia salesiana. Per Cencini il padre spirituale e il pedagogo non sono due realtà in contrasto. Anzi, come ricorda don Emilio Salvatore, il padre spirituale nella misura in cui fa il suo cammino di crescita nella propria formazione di vocazione permanente è capace anche di guidare un’altra persona nel suo cammino di salvezza. Interessante l’esperienza, riportata da padre Cencini, di alcuni sacerdoti che offrono vita comune a persone che devono fare un certo cammino di discernimento. Forma, orma e norma è il trinomio che padre Cencini ha presentato, nel quale si racchiude il percorso pedagogico. Si parla di forma perché si tratta di rintracciare una linea, un progetto per la persona. Nella misura in cui questo progetto è vissuto e testimoniato anche da chi accompagna, si fa orma nella vita della persona e lascia il segno. Successivamente quest’orma può essere avvertita dalla persona come norma, come regola, orientamento e ordine della propria vita.
Al 19° seminario sono intervenuti, tra gli altri, anche don Luca Bonari e don Lorenzo Ghizzoni, rispettivamente direttore e vicedirettore del Centro nazionale vocazioni, suor Maria Ko, docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia facoltà di scienze dell’educazione Auxilium, don Beppe Roggia, docente di metodologia pedagogica presso l’Università pontificia salesiana, suor Samuela Rigon, formatrice delle Suore Francescane dell’Addolorata, don Stefano Guarinelli, educatore e psicologo presso il Seminario Pio XI dell’arcidiocesi di Milano.