Vita Chiesa

Quando la parrocchia si fa carico di chi soffre

di Luigi CrimellaFavorire una vera integrazione della pastorale della salute all’interno di quella più generale della parrocchia: la salute e la malattia sono situazioni di vita che interrogano tutti, credenti e non credenti, e occorre sviluppare la consapevolezza circa i complessi problemi che il mondo della cura oggi vive, sia sotto il profilo etico, sia sotto quello spirituale». Così mons. Sergio Pintor, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della sanità sintetizza contenuti e finalità del convegno nazionale dei direttori degli uffici diocesani che si è tenuto questa settimana a Chianciano, con la partecipazione di oltre 200 tra direttori e animatori della pastorale della salute nelle diocesi italiane. Il tema scelto per questo appuntamento era «Il Giorno del Signore: tempo di salute e di cura – Giorno dell’ascolto, della condivisione e della missione».

«I convegnisti – spiega mons. Pintor – sono stati chiamati a riflettere nella prospettiva del Congresso eucaristico nazionale del 2005 e in particolare, si punta a collegare la centralità dell’Eucaristia con la presenza dei malati nelle comunità cristiane: di fronte alla sofferenza del corpo e dello spirito, spesso si riaccendono domande sopite da tempo, che riguardano il proprio destino ultraterreno e la fede in Dio».

Le relazioni di carattere spirituale e pastorale sono state svolte dal card. Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute; dai vescovi mons. Francesco Montenegro, Giuseppe Merisi e Angelo Comastri. Mario Mozzanica, docente all’Università Cattolica di Milano, ha proposto una analisi dell’evoluzione delle politiche nel servizio sanitario nazionale a 25 anni dalla riforma. Nella mattinata di mercoledì 23 giugno, dopo le sintesi dei lavori regionali, a mons. Adalbert Ndzana, vescovo di Mbalmayo (Camerun) il compito di presentare la Giornata mondiale del Malato 2005, in programma nella capitale Yaoundè.

«L’essere cristiani non è caratterizzato dall’andare a messa alla domenica, ma dal vivere per gli altri fondato sul fatto che si va a messa la domenica. Non vive dell’Eucarestia se non chi dona corpo e sangue per i fratelli come Gesù»: questo pensiero del card. Carlo Maria Martini è proposto nella riflessione delle Consulte pastorali di Piemonte, Lombardia e Triveneto, presenti al convegno nazionale di Chianciano con numerosi delegati delle diocesi e degli organismi e associazioni di pastorale sanitaria. Nelle tre regioni si registra una crescita di consapevolezza circa l’importanza di offrire presenza e assistenza religiosa non solo ai malati in senso lato, ma a particolari categorie: ad esempio i malati terminali, quelli di Alzheimer, o i malati mentali. Per un servizio di così ampia portata, le consulte regionali invocano il coinvolgimento più attivo di associazioni e movimenti, parlando di «Eucarestia e progettualità», come modalità per operare un servizio all’altezza dei tempi e dei nuovi orizzonti spirituali.

La Delegazione Toscana, dal canto suo, ha sottolineato la difficoltà «a svolgere questo tipo di attività pastorale, anche per la scarsità di sacerdoti. Per questo diventa un obiettivo prioritario favorire una ministerialità più diffusa nella cura dei malati, che trovi fondamento e ispirazione nella Eucarestia domenicale». Quella Umbra ha invece illustrato la particolare condizione, che vede un alto numero di anziani (gli ultra 64enni sono il 21,8% del totale, mentre al di sotto dei 14 anni la popolazione è del 12,3%). Le Chiese locali offrono numerose e qualificate case di accoglienza e riposo per anziani (41, tutte molto apprezzate). «Il servizio profetico di ieri – ha spiegato mons. Riccardo Fontana che ha coordinato i lavori delle consulte diocesane – deve oggi esplicarsi in nuove risposte per le sfide emergenti dell’assistenza socio-sanitaria».