Vita Chiesa
Parrocchie rinnovate per parlare alla gente
E in seicento, fra sacerdoti, laici, rappresentanti delle comunità religiose, membri delle associazioni e dei gruppi ecclesiali, hanno risposto all’invito di monsignor Bassetti e del Vicario generale, monsignor Giovacchino Dallara, di ritrovarsi ai piedi del crocifisso del Cimabue nella Basilica di San Domenico ad Arezzo. Un «grande motore per la pastorale diocesana e parrocchiale», definisce l’iniziativa il Vescovo, da cui sono scaturiti spunti che «dovranno essere analizzati negli organi collegiali».
Capitolo delicato è quello sul rapporto fra laici e sacerdoti in cui il prete sembra essere il cuore pulsante della parrocchia. «Invece, bisogna invertire la prospettiva – sostiene monsignor Sigalini – Sono i laici al centro dell’amore di Cristo ed è la comunità che si fa aiutare dal prete».
Sfide che dovranno trasformarsi «in risposte più generose da parte della comunità cristiana», afferma il Vescovo. E da monsignor Bassetti giungono anche precise indicazioni. Ai consigli parrocchiali il Vescovo propone di «rendere più attraenti le celebrazioni domenicali», ai consigli pastorali zonali suggerisce di «analizzare il fenomeno della disaffezione alla Messa», al consiglio pastorale diocesano chiede di trovare un modo per «fare sentire Chiesa le piccole parrocchie che non hanno il parroco» senza, comunque, ricorrere all’«aggregazione» ma guardando alla collaborazione.
Quali sono le strade da seguire per recuperare il rapporto con la gente?
«Per millenni, la parrocchia è stata la componente essenziale nell’articolazione della società: i paesi, i quartieri nascevano intorno alle chiese, la parrocchia era l’istituzione che gestiva l’anagrafe dei nati e dei morti. Oggi non è più così, la società è strutturata diversamente. Di fronte a questo stato di cose le parrocchie possono chiudersi in difesa di alcune prerogative come quella di amministrare i sacramenti, oppure trovare altre strade per una presenza più visibile e incisiva. Io credo che la strada debba essere la seconda».
Quali sono queste strade?
«Nel nostro convegno abbiamo parlato di un legame responsabile con il territorio: la presenza della parrocchia in un determinato luogo la impegna a farsi carico dei problemi di quel luogo, delle risorse da valorizzare, delle esigenze alle quali rispondere».
Qual è il ruolo dei laici in questo rinnovamento?
«La presenza sul territorio passa essenzialmente attraverso i laici: sono loro a vivere tra la gente, a portare la presenza della parrocchia in tutti gli ambienti di vita, di lavoro, negli ospedali, nelle scuole. Devono vivere questo ruolo evangelizzatore con slancio missionario».
Chi sono i destinatari di questa opera di evangelizzazione?
«Prima di tutto i cristiani che vivono sulla soglia, quelli che si affacciano in chiesa in occasioni sporadiche. Poi gli immigrati cristiani, che hanno bisogno di ambienti in cui vivere la loro fede. E anche i non cristiani, ai quali abbiamo il compito di far conoscere la bellezza del messaggio cristiano. Ma i destinatari possono essere tanti altri, serve solo la fantasia».
Nel convegno di Chianciano si è parlato anche di politica. In che senso?
Viaggio nelle parrocchie toscane