Vita Chiesa
Dai vescovi un invito ai preti «Non trascurate la vita spirituale»
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«In un mondo che cambia rapidamente – spiega Antonelli – anche le parrocchie devono rinnovarsi: c’è bisogno di comunità nuove, che mettano in luce il loro volto missionario. Si tratta di passare da una pastorale tradizionale a una pastorale più missionaria, e per questo anche i sacerdoti devono essere pronti a rispondere alle nuove esigenze». Secondo la valutazione dei vescovi toscani, prosegue il Cardinale, «la situazione nel suo complesso è positiva, anche se sono stati evidenziati alcuni aspetti su cui è necessario un cammino di rinnovamento. In particolare, è emersa l’esigenza di un confronto approfondito sui vari aspetti della formazione del presbiterio, in vista di orientamenti comuni e di un impegno più incisivo».
Il cammino proseguirà, nella prossima assemblea dei vescovi toscani a gennaio, con una riflessione che metterà l’accento su uno dei temi più delicati: la vita spirituale dei preti. «La vita spirituale – afferma Antonelli – deve essere il cuore pulsante che dà tono a tutte le relazioni umane e a tutte le attività che i presbiteri si trovano a svolgere». Troppo spesso invece questo aspetto finisce per trovare poco spazio, all’interno di giornate frenetiche in cui i preti sono presi da mille impegni.
I rischi della «vita da prete», in questo senso, sono molti: stanchezza, isolamento, sfiducia; ritmi eccessivi di lavoro, poco tempo da dedicare alla formazione personale. Le risposte a questi problemi? «Trovare più tempo per Gesù – afferma l’arcivescovo di Firenze – rinsaldare i rapporti con i fratelli sacerdoti, curare la liturgia e la preghiera personale, responsabilizzare i laici affidando loro compiti e servizi».
Coltivare la propria vita spirituale è anche un modo per servire gli altri: «È vero che ci si santifica anche con il proprio lavoro, anche donandosi agli altri, ma bisogna stare attenti al rischio di svuotarsi, di perdere le proprie motivazioni profonde. Concretamente, significa trovare più spazio per la preghiera e per lo studio. Bisogna sapersi anche liberare dai ritmi di lavoro eccessivi, che rendono tesi e inquieti, selezionare gli impegni: il parroco non è un funzionario che offre servizi. Occorre fare discernimento tra i compiti che ci vengono richiesti, privilegiando la disponibilità al colloquio e alla direzione spirituale».
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